Il meglio di Jason Statham in 5 film che non si possono dimenticare



Il meglio di Jason Statham in 5 film che non si possono dimenticare



Di Giulio Zoppello

Chi l’avrebbe mai detto che questo ex tuffatore olimpico, un giorno sarebbe diventato il mattatore 2.0 del grande e piccolo schermo? Jason Statham compie 55 anni, lo fa in forma smagliante, dopo aver portato in alto un’altra volta la figura dell’eroe, del duro, dello spaccamontagne, ammantato però da una grande ironia e autoironia, dal fondersi con i film di genere, i b-movie. In lui coesistono elementi di ciò che furono Charles Bronson, Jean Claude Van Damme, il Mel Gibson di Arma Letale ma anche gli eroi degli spaghetti western e poliziotteschi. Non un caso che sia l’attore feticcio di Guy Ritchie, uno che ha preso il vecchio cinema e lo ha saputo vestire di abiti nuovi. Tanti film simili, cloni in pratica, ma anche perle non da nulla, cult tra i più gustosi di questi vent’anni di cinema e i migliori 5 di Jason sono quelli che seguono.

Lock & Stock – Pazzi Scatenati

Non male cominciare la carriera con il debutto forse più folgorante della storia inglese moderna da parte di un regista, con Lock & Stock che lanciò Guy Ritchie e il suo talento narrativo fatto di malavita, sottoproletariato, risate e botte da orbi.

Statham, assieme a Jason Flemyng, Dexter Fletcher, Nick Moran, erano Bacon, Tom, Soap ed Eddie, quattro sfigati del sottobosco criminale che inseguono il guadagno facile, e cercano di fregare alle carte il potente e temuto Boss Harry “l’accetta”. Sarà solo l’inizio di un fantastico casino, tra tentativi incrociati di rapina, fucili d’epoca, sparatorie, tradimenti e killer sui generis, con colpi di scena a non finire e un’atmosfera generale che non può non far pensare a I Soliti Ignoti e al meglio delle heist comedies francesi.


Statham dimostrò qui fin da subito un grande carisma e una grande presenza scenica, così come una grande capacità di armonizzarsi con il resto del cast, formato da attori non da nulla, al confronto dei quali però lui riesce senza ombra di dubbio a non sfigurare. Qui per la prima volta bene o male tratteggio già alcuni elementi base dei personaggi che poi lo hanno reso celebre: la capacità di improvvisare, la genuinità, l’aria da cowboy underground di quella Londra della periferia lontana dai fasti della Cool Britannia. Di base Lock & Stock è il film più atipico tra i cinque in questa classifica, ma anche il migliore per certi versi, se non altro per come ha saputo rinnovare il mondo del crime british e le atmosfere che lo caratterizzavano.


Crank

Mark Neveldine e Brian Taylor nel 2006 dirigono uno degli action più folli, divertenti, goliardici e ricchi dei primi anni 2000, una folle cavalcata irriverente, pecoreccia e sanguinolenta, connessa in modo profondo all’universo videoludico, ai comics e tanto altro ancora. Statham recita nei panni di Chev Chelios, killer professionista al soldo del Boss Carlito, che riceve l’incarico di uccidere il Boss delle Triadi Don Kim. 
Chelios però, dopo aver ufficialmente ucciso Don Kim, viene avvelenato dall’ex socio Ricky Verona (Jose Pablo Cantillo) con un cocktail tossico cinese che lentamente arresta il battito cardiaco, di modo da addossare a lui la colpa della morte di Kim. Tuttavia, finché rimane abbastanza su di giri, Chev scopre che può sopravvivere al veleno. Mentre cerca di vendicarsi su Verona e i suoi scagnozzi, nonché sull’ex Boss che l’ha tradito, Chev dovrà anche cercare di salvare la sua fidanzata Eve (Amy Smart), e rimanere vivo.

Tra droghe, iniezioni di epinefrina, risse, corse in moto, sesso in pubblico e ogni tipo di sparatoria, il burbero killer terrorizzerà mezza Los Angeles, in cerca della sua vendetta. Crank è una gemma dei film di genere, forse il film in cui Statham è riuscito ad essere più convincente e più divertente, perso dentro un iter narrativo sorprendente, fantasioso, eccessivo e fracassone. Sotterranea però, si agita anche la critica alla società moderna, fatta di consumismo, eccitazione sterile e mancanza di empatia.



Snatch – Lo Strappo

Senza ombra di dubbio il miglior film di Guy Ritchie, un perfetto mix tra le atmosfere pulp proprie di Tarantino e il meglio del cinema inglese crime e underground, con una spruzzata di comicità a dir poco irresistibile. Jason Statham in Snatch – Lo Strappo interpretava Turco, uno sfigatissimo impresario di boxe clandestina, che assieme al socio Tommy (Stephen Graham) rimaneva coinvolto in un complicato raggiro basato sul furto di alcuni diamanti da parte del pericoloso Frankie Quattro Dita (Benicio del Toro).

Probabilmente nessun film di quel periodo può rivendicare una sceneggiatura tanto creativa, varia, sorprendente e divertente come questo strano cocktail cinematografico che, in virtù di un cast che comprendeva nientemeno che Brad Pitt, Dennis Farina, Rade Šerbedžija, Alan Ford e Vinnie Jones, ancora oggi affascina. Con un ritmo straordinario, una vivacità unica e sorprese a non finire, è stato senza ombra di dubbio il film che lo ha lanciato definitivamente, per l’abilità con cui Statham seppe tratteggiare un protagonista autoironico, goffo, scevro da ogni eroismo, vittima inconsapevole di un disegno più grande di lui. Il suo Turco rimane ancora oggi in realtà forse anche il suo personaggio più umano, meno invincibile, meno connesso anche a quell’aria da duraccione che con il tempo forse l’ha anche limitato, mentre invece il film di questo tipo avrebbe potuto regalarci anche qualcosa di più.

Wrath of Man

Ancora Guy Ritchie, ma questa volta in un film oscuro, presago di morte, lutto, sofferenza, di tradimento e violenza che chiama altra violenza. Wrath of a Man non è forse perfetto come ci si aspettava, ma rimane un film di livello assoluto per ciò che riguarda la capacità di tenere col fiato sospeso.

Remake del film francese del 2004 Le Convoyeur, Wrath of a Man vede Statham nei panni del boss della malavita Patrick “H” Hill, a cui una banda di rapinatori specializzati in furgoni portavalori ha ucciso il figlio, visto che questi aveva assistito all’esecuzione di due guardie giurate.

Cast ricco e temprato, con Scott Eastwood, Josh Hartnett, Jeffrey Donovan, Andy Garcia, Holt McCallany e Eddie Marsan nei panni dei vari lugubri, infidi e spietati personaggi di una giungla urbana in cui Statham si muove violento, freddo e selvaggio come non si era mai visto.

Non esiste lealtà, non esiste onore, esiste solo l’avidità e la crudeltà, ogni legame di sangue o amicizia virile è distrutto, come nel meglio della cinematografia di Aldrich o Fuller, nei poliziotteschi e action a tinte forti degli anni ’70. Siamo lontani dalle atmosfere malinconiche e struggenti di Leone, Scorsese o Mann, qui regnano le tenebre, qui regna il suo Hill, che metodico distrugge ogni cosa al suo passaggio, ma senza mai diventare un simbolo di giustizia, quanto di un modo di vivere egoistico.

Fast & Furious 7

Bisogna assolutamente essere chiari, e ammettere che all’interno del variopinto universo della saga di Fast & Furious, Jason Statham è riuscito a guadagnarsi uno spazio di tutto rispetto, a dipingere un personaggio che da villain, infine è diventato uno dei buoni per così dire, ma senza mai connettersi all’eccesso di zucchero che con il tempo ha reso il tutto insopportabile.

Il suo Deckard Shaw si presenta fin da subito come la perfetta antitesi a Dom Toretto ed i suoi. Tanto loro credono nel gruppo, si fanno forza l’un l’altro, seguendo il credo della famosa “Family”, tanto lui invece è un lupo solitario. 
Deckard è un vero e proprio rullo compressore che però paradossalmente e legato allo stesso modo al concetto di famiglia, dal momento che vuole vendicare il fratello Luke, sconfitto da Tom e gli altri nell’episodio precedente. Statham si presenta “uccidendo” Han, poi prosegue come una variabile impazzita all’interno di un iter narrativo che si fa sempre più gigantesco, complesso, dopato, ma che grazie a lui ha una certezza: può arrivare in ogni momento è colpire quando vuole. 
Di base appare come una sorta di versione “cattiva” di un James Bond, un super agente segreto cattivo come non si era mai visto da tanto tempo. E farlo passare poi dalla parte dei “buoni”, ha regalato altra linfa ad un universo cinematografico, che solo grazie a lui potrà effettivamente risollevarsi.

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