Con la revoca della sentenza Roe vs. Wade, la Corte Suprema statunitense ha cancellato il diritto costituzionale delle donne all’aborto dopo cinquant’anni. Un evento che non è passato inosservato al di fuori degli Stati Uniti, e che in America ha già portato moltissime persone a manifestare. Molte donne hanno indossato l’iconica divisa delle protagoniste di The Handmaid’s Tale, le schiave del distopico futuro di Gilead nato dalla penna di Margaret Atwood (che scrisse Il racconto dell’ancella appena dieci anni dopo Roe vs. Wade) e sviluppato da Bruce Miller in una serie di enorme successo.
Intervistato poco dopo il ribaltamento della sentenza, il produttore esecutivo di The Handmaid’s Tale, Warren Littlefield, ha dichiarato:
Abbiamo detto molte volte negli ultimi anni che ci piacerebbe tanto essere meno rilevanti, ma, purtroppo, la serie è rimasta tristemente rilevante. E oggi lo sembra ancora di più. A tutti noi piacerebbe che quella della serie fosse una premessa bizzarra, distopica, da non credere. Ci piacerebbe che fosse una graphic novel fantastica.
Non è la prima volta che la serie si scontra con la dura realtà: la prima stagione è andata in onda dall’aprile 2017, subito dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni. Durante l’Election Day, nel novembre 2016, cast e troupe erano impegnati nelle riprese a Toronto:
Restammo tutti alzati fino a tardi la sera delle elezioni. Eravamo tutti certi che avremmo festeggiato l’avvento della prima donna presidente degli Stati Uniti. Pensavamo che [The Handmaid’s Tale] sarebbe rimasta comunque rilevante e importante. All’improvviso, però, Trump fu eletto e il mondo cambiò.
Per Littlefield c’è poco da stare allegri, ora, ma è necessario aggrapparsi sempre alla speranza:
Penso che sia fondamentale trovarla e non lasciarla andare. Dobbiamo mobilitarci, capire ciò di cui le donne avranno bisogno per trovare servizi che le proteggano e fino a dove dovranno spingersi per farlo. Dovremo costruire nuove infrastrutture negli stati in cui [l’aborto] sarà supportato, lottare il più duramente possibile e sostenere [le donne] finanziariamente, emotivamente e con il sudore della fronte. Oggi è probabilmente impossibile vedere un raggio di luce, ma lo ritroveremo. Penso che, sia individualmente che collettivamente, sia ciò che dovremo fare.
Anche Audrey Diwan, regista del Leone d’Oro La scelta di Anne – L’événement, che racconta la Francia degli anni ’60 in cui l’aborto era ancora illegale, ha detto la sua in un editoriale su Deadline:
Due mesi fa, ho mostrato La scelta di Anne in diverse città americane, l’ultima delle quali Atlanta. Dopo la proiezione, alcune giovani donne vennero a parlarmi, pallide in volto, e mi dissero: “Eccoci qui, siamo noi le donne che moriranno”. Quando tornai in Francia, le loro voci rimasero con me. Non avrei mai immaginato che una così grande democrazia avrebbe potuto accettare questo. Come non avrei immaginato che la finzione sarebbe diventata una realtà così feroce e decisiva in USA.
Fonte: Deadline