Predator, i 35 anni dell’altro mostro alieno Fox… creato da Rocky Balboa (FantaDoc)

Predator, i 35 anni dell’altro mostro alieno Fox… creato da Rocky Balboa (FantaDoc)

Di DocManhattan

Sin dal primo momento, sembravano destinati a percorrere insieme la loro strada, e così è stato: Alien e Predator, Predator e Alien. I gemelli del gol della mostruosità aliena sforna-merchandising. Insieme sono stati protagonisti di videogiochi, fumetti, linee di giocattoli e infine due film cross-over. Concedendosi, tra una cosa e l’altra, pure una scazzottata con Superman. O con Raoul Bova. Eppure, al di là dell’essere entrambi incentrati su dei mostri venuti dallo spazio, i due film Fox (e in seguito i rispettivi franchise) non potevano essere più diversi. Oggi fanno trentacinque anni dall’uscita negli USA del primo Predator, il film di John McTiernan in cui Arnold Schwarzenegger se ne va nella giungla dell’America Centrale, insieme ai suoi testosteronici amichetti, a difendere il pianeta da un cacciatore alieno con la faccia da granchio. Ma com’è nato, Predator? E cosa resta di quel film, trentacinque anni dopo? Dice: e che diavolo c’entra Rocky Balboa?

Predator 35 anni

(C’ENTRA ECCOME)

Che ci crediate o meno, tutto ha avuto origine da una gag che, nata a Hollywood, girava pure nella mia cittadina del sud Italia, e quindi immagino a questo punto in buona parte del pianeta, nel 1986. Il cugino del cugino di un amico del cugino di qualcuno aveva letto da qualche parte che dopo aver essenzialmente sconfitto il comunismo con Rocky IV, nell’autunno precedente, Rocky Balboa avrebbe ora difeso il pianeta contro un pugile alieno. Facile l’abbiate sentita pure voi.

Di sicuro la gag fu presa sul serio da due giovani sceneggiatori, i fratelli californiani Jim e John Thomas, che buttano giù un copione intitolato “Hunter” e dopo qualche difficoltà riescono a piazzarlo a Joel Silver, il produttore reduce dal grande successo di Commando. Ai microfoni della rivista Starlog, poco prima dell’uscita in sala di Predator, Silver conferma, riassumendo così la faccenda: “Ormai sembra che questi action hero abbiano esaurito i nemici terrestri e debbano affrontare delle creature provenienti da un altro mondo. E chi meglio di Arnold Schwarzengger può affrontare una minaccia del genere?”.

Ma infatti.

Predator 35 anni

WRESTLER E PUGILI

Silver affida lo script per una “raddrizzata non accreditata” a uno dei membri del cast, l’attore, sceneggiatore e regista Shane Black, che nel film è Rick Hawkins e che in carriera, tra le altre cose, ha scritto le sceneggiature di film come i primi due Arma Letale e L’ultimo boy scout, e diretto pellicole di successo come Iron Man 3. Accanto a lui e ad Arnoldone nostro, la Fox piazza i fisicatissimi Carl Weathers e Jesse Ventura (ex wrestler, attore e in seguito governatore del Minnesota), Bill Duke, Richard Chaves e Sonny Landham.

Un gruppo di tipi tosti che non ha tempo per sanguinare e ascolta in elicottero Long Tall Sally mentre si dipinge in faccia le pitture mimetiche e mastica tabacco che ti rende un Tirannosauro superdotato. È stato lo stesso Schwarzenegger a volere un commando anziché un eroe solitario, e la cosa casca a fagiolo per riprendere la stessa formula adottata in pellicole come Aliens – Scontro finale: presenti una squadra di soldati cazzutissimi e sbruffoni, perché così l’avversario che li sbaraglia (quasi) tutti sembrerà al pubblico inarrestabile.

A dirigere la banda di palestrati alle prese con la dissenteria e con assurde sfide (truccate) a chi fosse più pompato, viene chiamato John McTiernan, che prima di veder evaporare la sua carriera negli anni Duemila, prima per il brutto remake di Rollerball e poi, soprattutto, per i guai con la legge che l’hanno portato dietro le sbarre, ha diretto classiconi del cinema anni 80/90 come il primo (e il terzo) Die Hard, Caccia a Ottobre Rosso e Last Action Hero.

Predator 35 anni

UN ALIENO CON I DREAD, MA NON BELGA

Quanto al cacciatore alieno, dopo una serie di passi falsi fatti da altri, è Stan Winston a immaginare il predatore appartenente alla specie che conosceremo in seguito come Yautja. Winston butta giù gli schizzi che verrranno approvati dalla Fox mentre è in volo in compagnia di James Cameron, ed è proprio il regista a suggerire l’idea del mostro con le mandibole. Diabolico, ubiquo di un Cameron.

Per interpretare l’alieno viene assoldato in un primo momento un attore all’epoca ancora non molto noto… Jean-Claude Van Damme. Si pensa infatti a un “Predator un po’ ninja” e si è scelto appositamente un attore proveniente dai film sulle arti marziali. Ma l’esperienza di Van Damme nella giungla messicana in cui si sta girando il film dura solo due giorni. Il nuovo alieno pensato da Stan Winston è troppo alto, e per fargli indossare treccine e maschera di metallo serve un gigante. Viene ingaggiato così Kevin Peter Hall, il Bigfoot Harry di Bigfoot e i suoi amici, alto quasi due metri e venti.

Predator 35 anni

UN MOSTRO DIVERSO

Il fatto che il tutto sia nato da una gag rende immediatamente più comprensibile perché Predator sia così diverso rispetto alla saga di Alien. Se quest’ultima era nata con Ridley Scott come un horror fatto e finito (nello spazio), tramutato dal summenzionato James Cameron in un film di guerra (nello spazio), Predator è la sublimazione del genere action sbruffone di quegli anni. Come detto da Joel Silver, semplicemente dopo aver affrontato russi e criminali, restavano solo gli extraterrestri.

Predator era un film di guerra al mostro in cui crepavano in tanti e il tutto sfociava in una singolar tenzone tribale a base di fango e urla, ma passando per scene che lo rendono quasi una parodia di un intero genere. Un genere al cui successo aveva contribuito enormemente il suo protagonista. Le one-liner di John Matrix tramutate in un ammiccante gioco della smargiassata tra protagonisti e pubblico.

E come lo riproponi, tutto questo, dopo? Con i seguiti, a distanza di anni? Non puoi probabilmente rifare un film come Predator, perché era già il livello 11 di una scala da zero a 10.

PREDA DELLA CRITICA, PREDATORE DELLE SALE

Costato circa 15 milioni di dollari, Predator arriva in sala, appunto, il 12 giugno del 1987 (da noi a fine agosto), scortato dalle recensioni impietose della stampa. Il generalmente corrosivo Roger Ebert è uno dei pochi critici a definirlo “un film d’azione comunque efficace”. Ma il pubblico apprezza, e basta praticamente un solo week-end di programmazione per rifarsi di buona parte del budget investito per girarlo. In totale, Predator incasserà quasi 100 milioni di dollari, diventando il decimo maggior incasso nel botteghino USA del 1987.

Predator 2

E qui la storia si fa meno brillante. A differenza di quella di Alien, la saga di Predator non è mai riuscita ad esprimere un altro capitolo convincente, probabilmente perché si è spinta a dire tanto, se non tutto, quello che aveva da dire nel suo capitolo d’esordio. Non ci è riuscito tre anni dopo il flop di Predator 2 e non ci sono riusciti il comunque piacevole Predators nel 2010 o il fiacchissimo The Predator (di Shane Black, di nuovo lui) nel 2018. Ora la palla passa al film per Hulu Prey, che da noi arriverà su Star di Disney+ ad agosto. I guerrieri Comanche contro il predatore, nel 1700: sembra un’idea bislacca, ma abbiamo visto come TUTTO è nato in effetti da un’idea ancora più buffa. Vedremo.

IL DOPO-PREDATOR: SCHWARZENEGGER E… WATCHMEN (EH?)

La cosa interessante, a margine, fu che il successo di Predator spinse il produttore Joel Silver a pensare a tanti altri film da mettere in cantiere, diversi dei quali legati ai fumetti. Come il suo sogno rimasto incompiuto di una trasposizione per il grande schermo di Sgt. Rock (per questo Shane Black legge un fumetto del sergente della DC Comics nei titoli di coda) e come, si legge in quello stesso numero di Starlog del 1987 citato all’inizio… Watchmen. Silver parla dell’adattamento del capolavoro a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons, per il quale ha proposto la regia proprio a McTiernan, e scherzando ammette di aver chiesto ad Arnold Schwarzenegger di diventare il suo Dottor Manhattan: “Ho detto a Schwarzenegger che dovrà spogliarsi e farsi dipingere di blu”. Alla faccia della sliding door.

La cosa andrà per le lunghe, i diritti passeranno di mano più volte e alla fine sarà Zack Snyder a dirigere un suo Watchmen, ma oltre vent’anni dopo. E niente Dr. Manhattan austriaco: al massimo Arnoldone lo abbiamo visto argentato, ma con un tono vagamente azzurrino, per il Mr. Freeze di Batman & Robin

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