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Obi-Wan Kenobi: la recensione del quarto episodio

Pubblicato il 08 giugno 2022 di Marco Triolo

Il quarto episodio di Obi-Wan Kenobi fa un deciso passo avanti rispetto al precedente, riproponendo una delle colonne portanti di Star Wars: la missione di salvataggio nella base nemica. Obi-Wan e Tala (Indira Varma) uniscono le forze per liberare la principessina Leia, tenuta prigioniera dagli Inquisitori nella loro fortezza. È un chiaro omaggio al salvataggio di Leia nell’originale Star Wars, e un passo fondamentale verso la costruzione di un più forte legame tra Obi-Wan e la figlioletta di Darth Vader. Ma, soprattutto: spade laser!

Esatto, stavolta Obi-Wan sfodera la sua Lightsaber con più convinzione, e la usa per tenere testa a svariati Stormtrooper. Il problema di base resta sempre quello: non può morire lui come non può morire Leia, lo sappiamo e ci tocca pretendere di temere per le loro vite in quella che è una missione all’apparenza disperata. Questo, a livello inconscio, ci impedisce di investire fino in fondo nella loro avventura, perché sapere dove tutto andrà a finire toglie suspense. Qui però viene fatta almeno una scelta sensata, ed è quella di affiancare a Obi-Wan Tala, un personaggio di cui non sappiamo nulla e che assolve alla quota “gente che rischia di morire” egregiamente.

Non c’è molto altro da dire su quello che è finora l’episodio più breve della serie, poco più di mezzora. Un’avventura rapida con qualche buona scena d’azione, l’ormai obbligatoria scena con un Darth Vader sempre mascheratissimo – Hayden Christensen si becca un credito alla fine, ma la sua presenza è più che mai superflua sotto quel costume, e con la voce di James Earl Jones a dettare legge – e un Obi-Wan che, lentamente, inizia a risvegliarsi dal torpore e dal cinismo. È questo lo spettacolo migliore, ed è qui che si evince quanto a Ewan McGregor stia a cuore il personaggio: cambia la sua mimica, i suoi movimenti si fanno più sciolti, finalmente lo vediamo fare acrobazie con la spada e tentare strategie intelligenti da vero Jedi. Speriamo si prosegua su questa strada, perché allora ne sarà valsa la pena.

Certo, va ammesso che Obi-Wan Kenobi non raggiunge nemmeno stavolta le vette sperate: è una serie buona, sicuramente migliore di The Book of Boba Fett, che, anche se forse troppo lentamente per i pochi episodi a disposizione, sta creando dei personaggi interessanti e carismatici quanto basta. Il plot, per quanto non superfluo come quello di Boba Fett, resta il principale problema: finora non ci è stato raccontato nulla per cui valesse la pena strappare Obi-Wan dal suo esilio su Tatooine, nulla che abbia aggiunto tasselli fondamentali alla mitologia di Star Wars.

Ora dobbiamo puntare tutto sugli ultimi due episodi, che promettono una battaglia in grande stile tra le forze imperiali e quelle ribelli. Alla fine, come sappiamo, Obi-Wan ne uscirà vivo e vegeto, ma l’esito della battaglia potrebbe avere altre ricadute, specialmente nel modo in cui d’ora in avanti guarderemo al sacrificio di Kenobi in Star Wars. Vedremo se Joby Harold, Stuart Beattie, Hossein Amini e Deborah Chow riusciranno a chiudere in bellezza dando un senso all’operazione.