Guida pratica alle serie Marvel ex Netflix (ora su Disney+)

Guida pratica alle serie Marvel ex Netflix (ora su Disney+)

Di DocManhattan

Sono state a lungo – soprattutto la prima, Daredevil – uno dei piatti forti del menu di Netflix, specie per noialtri impallinati di super-eroi. Hanno proposto – di nuovo, specialmente la prima – una versione in carne e ossa di alcuni eroi Marvel urbani molto interessante. Poi, diversi anni fa, la loro strada si è interrotta, e da febbraio non erano più disponibili sulla loro piattaforma originale. Poco male, perché da ieri sono arrivate tutte su Disney+. Ma per chi le avesse perse ai tempi, cosa conviene recuperare? Meritano, Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist, The Punisher e The Defenders?

daredevil

IL DIAVOLO DI HELL’S KITCHEN

Durata tre stagioni, per un totale di 39 episodi, Daredevil è il fiore all’occhiello delle serie Marvel realizzate per Netflix. È stata una delle produzioni più pubblicizzate all’arrivo della piattaforma nel nostro paese, a inizio 2016, e a buon ragione. Il Matt Murdock interpretato da Charlie Cox e tutto il suo microcosmo di alleati (Deborah Ann Woll come Karen Page, Elden Henson nei panni di Franklin “Foggy” Nelson, Rosario Dawson come Claire Temple) e antagonisti (uno stratosferico Vincent D’Onofrio per un Wilson Fisk / Kingpin semplicemente perfetto) hanno colpito il pubblico con una visione realistica, dura, accorata dell’eroe cieco di Hell’s Kitchen. Tra una lunga sequenza di cazzotti che strizzava entrambi gli occhi alla saga di The Raid e una dimensione umana, azzeccatissima tanto del protagonista quanto della sua principale nemesi (quel quadro bianco…).

La seconda e la terza stagione hanno messo altra carne al fuoco, introducendo Frank Castle / The Punisher (Jon Bernthal) ed Elektra (Élodie Yung), anche se nella seconda si sente tantissimo l’assenza di Kingpin. Resta, nel complesso, una serie molto godibile anche oggi, che probabilmente offre il meglio di sé nei suoi primi tredici episodi, ma che sa tenere comunque desto l’interesse di chi siede davanti al televisore anche nei due lotti successivi. I collegamenti dello show con l’MCU sono davvero tenui, se escludiamo il fatto che sia il Matt Murdock di Charlie Cox sia il Kingpin di D’Onofrio sono stati di recente ripescati nel Marvel Cinematic Universe, rispettivamente in Spider-Man: No Way Home e Hawkeye.

CSI: MARVEL

Seconda serie Netflix sugli eroi Marvel, Jessica Jones raccontava le avventure della detective – ed ex eroina – omonima, interpretata da Krysten Ritter. Avventure in cui fanno la loro apparizione vari personaggi del Marvel Universe cartaceo, da Patricia Walker e Luke Cage (a lui arriviamo tra un attimo) a Kilgrave, alias l’Uomo Porpora, con quella faccia da cinquine di David Tennant.

Anche di questa serie sono uscite tre stagioni da 13 puntate l’una. L’interpretazione di Ritter è buona, la sua Jessica carismatica quanto il personaggio a fumetti creato da Brian Michael Bendis. Ma la situazione di stallo su cui è costruita la prima stagione non è facilissima da masticare, e più volte si ha l’impressione – diventerà un trend in queste serie Marvel di Netflix – che a metà stagione la narrazione vada a schiantarsi contro un muro, per poi ricominciare a muoversi in vista del finale.

Difetti che ai tempi venivano compensati dallo scenario in cui una serie del genere veniva presentato: c’era poco di effettivamente paragonabile, Daredevil a parte. E un’eroina cazzuta come Jessica mandava per campi serie come Agents of S.H.I.E.L.D. Ma è stato anni fa, e di acqua sotto i ponti dell’MCU ne è passata da riempirci tre volte il Nilo.

Luke Cage

THE WIRE A HARLEM

Il terzo capitolo del progetto che avrebbe infine portato alla serie cross-over The Defenders fu Luke Cage. Dopo esser apparso in Jessica Jones, il Luke Cage di Mike Colter, ex detenuto dalla pelle invulnerabile, ottiene una serie tutta sua, in cui fa capolino anche Rosario Dawson. Qui le stagioni sono solo due, e al netto del problema espresso sopra (“il muro di metà stagione”), Luke Cage ha i suoi pregi. Un ottimo – come sempre, del resto – Mahershala Ali, un plot twist alla fine della prima stagione sul fronte antagonisti, una colonna sonora notevolissima.

Chiedendo venia per il disco rotto, meglio la prima stagione anche qui, pure se va detto che la Black Mariah della seconda (Alfre Woodard) spiccava davvero. Trivia veloce per chiunque non lo sapesse: Nicolas Cage deve il suo nome d’arte proprio all’eroe di Harlem.

PUGNO DA CIAO

Qui il vero mistero è come abbiano potuto anche solo pensarla una seconda stagione, dopo l’inverocondo primo blocco di episodi. Iron Fist non è semplicemente l’anello debole del progetto Marvel di Netflix, è una serie genuinamente terribile. Quello che succede se prendi un attore che non sa come girare delle scene di lotta, in una serie che sarebbe incentrata tecnicamente sulle arti marziali. Che so, immaginate uno Shang Chi interpretato da un manichino dell’OVS. Una pozza di noia in cui annaspa una storia banale, priva del benché minimo guizzo.

Se decidete di saltarla a piè pari, nessuno ve ne farà mai una colpa.

CHI DIFENDE I DIFENSORI?

Gli eroi presentati nelle singole serie sono poi confluiti nel progetto The Defenders, una miniserie che doveva rappresentare una sorta di risposta televisiva agli Avengers: la super-squadra messa in piedi dopo aver raccontato le origini dei singoli. Sono solo otto episodi in tutto, e i motivi d’interesse sulla carta non mancavano.

Al di là del vedere lottare fianco a fianco Daredevil, Luke Cage, Elektra, Jessica Jones e Iron Fist, era bello vedere Sigourney Weaver nei panni di una cattiva dell’MCU. Il risultato fu però una mini troppo prolissa in principio, pensata più che altro per mostrare come interagivano tra loro i vari eroi. E a volte la cosa funziona, a volte no. I quattro ci mettono una vita per incontrarsi, l’Alexandra di Sigourney Weaver non è minimamente all’altezza di un Kingpin, e quando arrivi alla fine ti dici Ok, è andata. Ma non è che ti resta questa grande sensazione al palato, eh.

Punisher

LA SPINOSA FACCENDA DEL PUNITORE

Qui il discorso si fa un attimo più complesso per quelli che sono gli scopi di questo articolo (un suntino veloce di quello che c’è da aspettarsi da ciascuna di queste serie). E si fa più complesso perché lo è il Frank Castle di Jon Bernthal in The Punisher, spin-off di Daredevil e ultima serie Marvel prodotta per Netflix. E soprattutto quello che oggi rappresenta. Due stagioni, 26 episodi, e il dubbio costante durante la visione di come un personaggio del genere vada trattato. Bernthal è di gran lunga il miglior Frank Castle live action che si sia mai visto, e la serie è – per il suo tasso di violenza – quella più matura di questa linea. Ma anche qui la seconda stagione non appare strettamente necessaria, e in più occasioni si rischia di far provare empatia al pubblico per Castle (uno psicopatico che va in giro a farsi giustizia da solo).

Dicevo: è una faccenda complessa. Quel che è certo che è oggi come oggi un personaggio come The Punisher difficilmente lo vedremo in giro di nuovo per l’MCU, dopo tutte le polemiche per l’uso del suo teschio da parte della polizia USA (quando si dice travisare completamente il senso di un personaggio…) e dell’estrema destra americana, che hanno portato prima il creatore del personaggio, Gerry Conway, a condannare pubblicamente questa pratica, poi la Marvel stessa a cambiare logo pettorale al personaggio, nei fumetti più recenti di The Punisher.

Ma tornando alla serie: magari il Castle di Punisher funzionava meglio come comprimario in Daredevil che come protagonista di un suo show, ma almeno la prima stagione merita la visione.

 

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