Rocky III forse lo abbiamo sempre sottovalutato

Rocky III forse lo abbiamo sempre sottovalutato

Di Giulio Zoppello

La saga di Rocky Balboa è senza ombra di dubbio una delle più iconiche della settima arte, con alcuni dei suoi capitoli che ancora oggi sono ricordati come un momento spartiacque non solo nella cultura pop, ma della riproduzione del sogno americano. Fu l’elemento che sancì sicuramente successo del primo film, uscito in un momento molto particolare della storia americana. Eppure, da certi punti di vista è il terzo capitolo ad aver portato elementi narrativi incredibilmente interessanti, ad essere stato anche capace di andare oltre il piccolo universo che era cominciato nel 1976. Oggi che compie 40 anni, quel film merita di essere guardato con occhi diversi.

La perdita della corona

Chiunque conosca anche solo minimamente la storia della boxe, sa che Rocky Balboa è connesso ad alcune figure leggendarie del ring, uomini come Rocky Marciano, Smokin’ Joe Frazier, Rocky Graziano, Chuck Wepner e Harry Greb. Gladiatore del ring dotato di enorme generosità, cuore, resistenza e aggressività, Rocky nel secondo episodio con il rematch contro Apollo Creed, era diventato campione mondiale dei pesi massimi, cominciando una serie di vittoriose difese del suo titolo che l’avevano portato ad essere riconosciuto come il volto della boxe del suo tempo.


Famoso, osannato, ricco, tanto da partecipare anche a discutibili show televisivi, decide infine di ritirarsi, ma torna sui suoi passi quando viene punto sull’orgoglio da un nuovo, rampante pugile che aspira alla sua corona: Clubber Lang. 
Il resto come si suol dire, è storia, con Rocky che non riesce a preparare bene l’incontro per l’eccessiva presenza mediatica e le necessità di marketing, mentre Lang fa esattamente quello che fece lui a suo tempo: si uccide in palestra. Il suo allenatore Mickey, già in precarie condizioni di salute, muore pochi istanti dopo la sconfitta di Rocky per K.O. al secondo round. 
Spezzato nell’animo, ma comunque deciso a provare a prendersi una rivincita, Rocky troverà proprio in Apollo un aiuto inaspettato, un nuovo mentore che lo porterà verso un percorso umano e pugilistico completamente opposto, gli aprirà i segreti della sweet art, di una boxe fatta questa volta di tecnica, movimento, velocità e intelligenza. 
Il tutto mentre il coraggioso pugile di Philadelphia è attanagliato dai sensi di colpa per la morte del suo vecchio allenatore, dai dubbi, spaventato dall’idea di doversi di nuovo misurare con un rivale così tanto più potente, aggressivo e spietato. Naturalmente il giorno dell’incontro Rocky riuscirà a trionfare contro il rivale grazie a diversi escamotage tecnici, la maggior pazienza e soprattutto alla capacità di individuare nella scarsa resistenza il punto debole del suo avversario, tornando campione. Il cattivo verrà così sconfitto. 
Ma è davvero questa la verità di Rocky III?

Un’America divisa a metà

La realtà è che quel film del 1982, a conti fatti ci ricordava soprattutto qual è stato da sempre il problema di ogni pugile capace di diventare campione. La parte più difficile non è conquistare la corona, non solo, è soprattutto trovare nuovi stimoli e conservare la giusta aggressività e umiltà. Come diceva il grande George Foreman, uno dei pugili a cui Stallone si ispirò per Clubber Lang, rimanere in cima è veramente difficile, perché tutti cercano di farti cadere e perché si è sottoposti a pressioni non indifferenti. Rocky III ci mostra un bravissimo Sylvester Stallone nei panni di questo ragazzo di Philadelphia che è diventato in breve tempo il simbolo stesso di un paese che cerca di risollevarsi dalla tragedia del Vietnam, dalla crisi economica e da un’incertezza sociale profondissima.  
Ma in particolar modo quel film ci propose anche la contrapposizione razziale che da sempre regnava anche nella boxe, non solo nella società americana. Rocky bene o male è un eroe dell’America bianca, in un certo senso è la realizzazione cinematografica di quella “White Hope” che a lungo portò in tanti a sperare che uomini come Muhammad Ali o Joe Louis venissero spodestati da un pugile bianco. 
Vi era quasi paura che un campione di colore potesse mettere in discussione lo status quo sociale di una società in cui i neri erano in fondo alla fila.

Un elemento assolutamente interessante di questo film è come in effetti Rocky si debba confrontare con la realtà del pugilato afroamericano, quello che si crea in piccole palestre buie, scantinati, dove uomini senza speranza e con una fame incredibile, si allenano giorno e notte per poter riscattare la propria esistenza sul ring. 
L’impatto iniziale a cui lo sottopone Apollo è sicuramente molto forte, ma è anche un momento in cui Rocky si rende conto che ha semplicemente paura di qualcosa che non conosce, che non è poi diverso da quei ragazzi se non solo per il colore della pelle. A tutti gli effetti Rocky III ci parlò di un’America che era ancora divisa molto più di quanto l’età della contestazione e della lotta per i diritti civili fosse riuscita a cambiare. E Clubber Lang? Cosa rappresenta in tutto questo?

Il vero volto della boxe



Senza ombra di dubbio è sbagliato definire Lang un cattivo. Non lo era Apollo Creed nei primi due film, non lo è sicuramente neppure questo pugile dal carattere scorbutico, potentissimo, ambizioso e pieno di rabbia. Semplicemente Lang è ciò che era Rocky una volta: un uomo pieno di sogni, ambizione, capace di ogni sacrificio e privazione pur di raggiungerli, che si allena con una disciplina assoluta. Se Ivan Drago sarebbe diventato a tutti gli effetti in simbolo dell’aggressività sovietica, Lang invece è il volto vero è reale della boxe, quello che esiste ancora oggi. 
I suoi protagonisti sono sempre stati uomini spuntati dal fango e dal nulla, sovente connessi ad infanzia e giovinezza travagliate virgole caratterizzate da povertà e privazioni. Del resto, come ancora oggi dice Mike Tyson, per volersi guadagnare da vivere prendendo cazzotti in faccia, bisogna essenzialmente essere cresciuti in posti veramente disperati.


Non esistono “cattivi” nella boxe, ma non esistono neppure amici. Apollo lo diventa bene o male solo con questo terzo episodio, prima è semplicemente un avversario unito al protagonista da un’enorme stima e dall’aver condiviso una grande sofferenza sul ring. Oltre a questo, Lang porta con sé anche la componente della muscolare supremazia nera, che dallo sportivo sconfina nel sessuale, che portò uomini come Sonny Liston ad essere odiati perché simbolo di un qualcosa che spaventava i bianchi. 
Poi c’è la paura. Quella di Lang scompare dopo il primo match, e gli costerà la sua corona, viene sconfitto da quella che ha fatto nascere in Rocky: non essere all’altezza, non poter invertire il risultato che lo ha visto uscire sconfitto. Andando oltre la straordinaria estetica, quella “The Eye of the Tiger” che diventò un pezzo immortale per chiunque vada ad allenarsi al mattino, Rocky III è soprattutto il percorso di un uomo costretto ad allargare i propri orizzonti, a mettersi in gioco, a capire che non esiste un solo modo di fare le cose. Allo stesso tempo il fascino esercitato da questa sagra, dal suo protagonista, è stato quello che più che parlarci di incontri di boxe, ci parlava di come misurarsi con l’ostilità del mondo che quotidianamente siamo costretti ad affrontare. A tutti capiterà di avere un Lang davanti o di trovarsi per terra. Il punto è che poi bisogna sapersi rialzare e mettersi in discussione.

LEGGI ANCHE

Dopo Avengers, ecco Poohniverse: l’universo horror lanciato da Winnie the Pooh è realtà 18 Marzo 2024 - 19:18

Winnie the Pooh: Blood and Honey 2 darà ufficialmente il via al “Twisted Childhood Universe”, che culminerà in un mashup in stile Avengers.

Wish dal 3 aprile su Disney+ 18 Marzo 2024 - 17:30

Dopo soli quattro mesi e mezzo circa, dall'uscita nelle sale americane (22 novembre), Wish arriverà sulla piattaforma Disney+.

Aaron Pierre non fa più parte del cast di Blade 18 Marzo 2024 - 17:15

Intervistato da Variety, Aaron Pierre ha rivelato di non far parte del cast di Blade dopo le numerose riscritture.

Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, ecco il trailer ufficiale 18 Marzo 2024 - 16:54

Kora guida la difesa di Veldt contro il Mondo Madre nel trailer ufficiale di Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice, dal 19 aprile su Netflix.

L’addio ad Akira Toriyama: grazie di tutto, sensei 8 Marzo 2024 - 8:34

Ci ha lasciato il papà di Dragon Ball, dopo una vita intera di sogni e avventure insieme ai suoi personaggi.

Dune – Parte Due, cosa e chi dovete ricordare prima di vederlo 27 Febbraio 2024 - 11:57

Un bel ripassino dei protagonisti e delle loro storie, se è passato un po' di tempo da quando avete visto Dune.

City Hunter The Movie: Angel Dust, la recensione 19 Febbraio 2024 - 14:50

Da oggi al cinema, per tre giorni, il ritorno di Ryo Saeba e della sua giacca appena uscita da una lavenderia di Miami Vice.

L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI