Il 12 maggio arriverà nelle sale Firestarter, nuovo adattamento del L’incendiaria di Stephen King dopo Fenomeni paranormali incontrollabili. Si tratta, come abbiamo già detto, di un matrimonio a lungo atteso, quello tra King e Blumhouse, la casa di produzione di horror a basso budget fondata da Jason Blum, che col tempo è diventata una corazzata nel panorama horror moderno. Ma Firestarter segna anche altre due importanti reunion: quella tra Stephen King e John Carpenter e quella tra Carpenter e Blumhouse.
No, Firestarter non è diretto da John Carpenter, ma il leggendario regista ha contribuito con una colonna sonora originale che regala la sua inconfondibile firma al progetto, realizzata insieme al figlio Cody e a Daniel Davies. Carpenter ha ovviamente già collaborato con Blumhouse sia come produttore che come compositore dei recenti Halloween e Halloween Kills. Nella sua carriera, inoltre, ha diretto Christine – La macchina infernale, uno dei migliori adattamenti di King sul grande schermo. E, fun fact, avrebbe dovuto dirigere Fenomeni paranormali incontrollabili, prima che il flop de La Cosa spingesse Universal a sostituirlo con Mark L. Lester. Per lui questa è dunque una piccola rivincita, e una sorta di chiusura del cerchio.
Per celebrare il ritorno di John Carpenter ai sintetizzatori, abbiamo pensato di elencare quelle che secondo il nostro insindacabile giudizio sono le migliori colonne sonore da lui firmate (più un bonus). Ma intanto ascoltiamoci due bei brani dalla colonna sonora di Firestarter, che, se siete fan di vecchia data, vi faranno venire la pelle d’oca e un bel déjà vu…
Nel suo primo vero film (Dark Star nasceva come progetto studentesco), John Carpenter stabilisce il mood di tutta la sua filmografia con poche, semplici note e l’amore per le sonorità elettroniche che lo avrebbe contraddistinto per sempre. Nel tema di Distretto 13 – Le brigate della morte si respira tutto il marciume e la paranoia dilagante che fa del film uno dei migliori horror urbani di sempre.
Carpenter eseguì le musiche con Tommy Lee Wallace, futuro regista di Halloween III. Il tema principale è parzialmente ispirato alla colonna sonora di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, di Lalo Schifrin, e a Immigrant Song dei Led Zeppelin. Carpenter ha raccontato di aver utilizzato “tecnologia molto vecchia” per eseguire le musiche: “Era molto difficile ottenere i suoni, e ci voleva molto tempo per ottenere qualcosa di semplice”.
Carpenter si ispirò alla colonna sonora di Suspiria (dei Goblin) e a Tubular Bells di Mike Oldfield (il brano sentito ne L’esorcista). Gli occorsero tre giorni per comporre e registrare l’intera colonna sonora. Il risultato – che ve lo diciamo a fare? – è probabilmente il tema più iconico dell’intera carriera del regista/compositore.
Simili atmosfere per il film successivo, Fog, in cui Carpenter torna a mescolare piano e synth per creare un’atmosfera di inquietudine dai suoni sospesi, evocando le colonne sonore dei classici horror a suo modo.
Uno dei temi più esaltanti della carriera di Carpenter, concepito insieme al socio Alan Howarth, con cui Carpenter era alla seconda collaborazione dopo Halloween II. Un mix di sintetizzatori e strumenti acustici ed elettrici, per ottenere la perfetta risposta sonora alla coolness di Jena Plissken.
Film diretto da Tommy Lee Wallace, ma prodotto e musicato da John Carpenter insieme ad Alan Howarth. Il tema di Halloween III ricorda vagamente quello del primo Halloween, ma se ne discosta in un punto fondamentale: è eseguito esclusivamente con i synth. Notevole anche l’uso del brano tradizionale inglese London Bridge is Falling Down come jingle delle pubblicità delle maschere Silver Shamrock.
Ritmi sintetici e pulsanti, che ben si sposano con l’orrore tecnologico di Christine, film tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.
John Carpenter voleva evitare i cliché orientaleggianti nella colonna sonora di Grosso guaio a Chinatown, preferendo puntare sull’anima rock ‘n’ roll del suo eroe bonaccione Jack Burton. Ovviamente Carpenter e Howarth non dimenticano i loro amati synth. Vi lasciamo con Big Trouble In Little China, il brano eseguito dai The Coupe De Villes per il film. The Coupe De Villes non sono altro che Carpenter, Nick Castle (alias Michael Myers) e Tommy Lee Wallace. Quando si dice: lavorare divertendosi.
Ancora una volta l’anima rock di Carpenter emerge in mezzo ai sintetizzatori. La colonna sonora di Essi vivono si tinge di un blues malinconico, perfetto contrappunto all’attitudine working class del protagonista Nada (il wrestler “Rowdy” Roddy Piper).
Il seme della follia, forse l’ultimo capolavoro di Carpenter, si apre con un tema heavy metal in cui a suonare la chitarra c’è Dave Davies dei The Kinks. Per quanto trascinante, il tema è uno specchietto per le allodole: il resto della colonna sonora è composta da svariati temi in cui tornano i synth tanto cari al regista. D’altro canto, anche Hobb’s End, la cittadina creata dal romanziere Sutter Cane nel film, è in realtà la facciata di qualcosa di molto più sinistro e terrificante.
Non potevamo non citare la colonna sonora di Fantasmi da Marte, composta da John Carpenter ed eseguita dagli Anthrax insieme a diversi altri metallari di razza come Steve Vai, Buckethead (ex membro dei Guns N’ Roses epoca Chinese Democracy) e Robin Finck (Nine Inch Nails, Guns N’ Roses).
Vi regaliamo anche un video dietro le quinte, in cui si evince chiaramente che comandava Carpenter:
La Cosa è uno dei capolavori assoluti di John Carpenter, flop poi rivalutato fino a essere considerato uno dei migliori horror sci-fi di sempre. Il tema principale del film, composto praticamente da una nota ripetuta allo sfinimento, è uno dei più memorabili dell’intera filmografia di Carpenter. La cosa curiosa è che non lo ha composto lui, ma l’Ennio Morricone nazionale. Carpenter si recò personalmente a Roma per ingaggiare Morricone, e gli fece ascoltare le musiche di Fuga da New York come esempio. Morricone compose tre colonne sonore separate, una orchestrale, una synth e una combinata. Carpenter infine scelse il celebre tema e lo riutilizzò all’infinito, accantonando quasi un’ora di musica originale (che poi Quentin Tarantino riciclò per The Hateful Eight, regalando a Morricone il suo unico Oscar, a parte quello alla carriera). Carpenter e Howarth poi composero ulteriori pezzi synth d’atmosfera, perché, essendo state composte senza l’ausilio del film, i brani di Morricone non sempre si adattavano al montaggio. Dopo tutta questa fatica, Morricone chiese a Carpenter perché lo avesse ingaggiato: “Mi sono sposato con la tua musica. Ecco perché ti ho chiamato”, rispose il regista.