Il Sudan del Sud è lo stato più giovane del mondo. Diventato indipendente solo nel luglio del 2011, da allora è al centro sia di una sanguinosa guerra civile che di tanti conflitti fratricidi localizzabili in precise aree, il più delle volte dettati più che da motivi religiosi, dall’esigenza delle varie tribù di appropriarsi delle poche fonti di sostentamento offerte dal territorio.
Dalla sua fondazione sono state ben 350mila le vittime della guerra. Nonostante questo, nel buio di una situazione di cui non si vede la fine, risplende una speranza: la determinazione di giovani donne e uomini che rifiutano l’idea di abbondare il Paese e si battono affinché si metta in moto il cambiamento.
For The Sake of Peace, Per Amore della Pace, racconta la storia di due di queste persone: Gatjang è una sorta di arbitro, forse più allenatore, in un campo per sfollati a Juba, la capitale. Usa lo sport per trasmettere una cultura di pace fatta di rispetto per l’avversario e per le poche, ma fondamentali, regole del gioco.
Nandege è una talentuosa mediatrice nella risoluzione di conflitti. È anche una giovane madre che vuole lasciare un mondo migliore alla figlia. Deve ancora finire gli studi, ma già lavora sul campo. La sua prossima missione è cercare di avvicinare due tribù della Valle del Kidepo che da generazioni si rubano reciprocamente il bestiame uccidendo chiunque si frapponga.
Attraverso le loro storie, Christophe Castagne e Thomas Sametin aprono decine di altre finestre sulle storie di sudanesi del sud che ormai si sono stancati di dover pensare al proprio Paese come a qualcosa di lontano dal concetto di casa visto che spesso, nelle proprie abitazioni, non possono entrare se tengono alla propria vita.
Prodotto dalla fondazione creata nel 2021, con il proprio nome, da Forest Whitaker, e presentato il giorno d’apertura al Festival di Cannes 2022 (dove all’attore è designata la Palma d’oro alla Carriera), For The Sake of Peace è un documentario avvincente, chiaro nelle spiegazioni e pieno di sentimenti positivi, almeno se visti consci della fragilità di tutto il contesto. Soprattutto la parte dedicata a Nandege e alla modalità seguita per risolvere il conflitto tra i due villaggi è così emozionante da avere voglia di avere aggiornamenti continui, anche una volta usciti dalla sala. For The Sake of Peace risulta in definitiva un film necessario, una bella esperienza da vivere in sala o ovunque sia possibile.