Father & Soldier, Omar Sy produttore e interprete convincente nel film sul “suo” Senegal nella Grande Guerra

Father & Soldier, Omar Sy produttore e interprete convincente nel film sul “suo” Senegal nella Grande Guerra

Di Andrea D'Addio

Il film d’apertura di Un Certain Regard 2022 è un film cucito sulle spalle di Omar Sy, anche produttore, per mettere in luce una parte di storia della Prima Guerra Mondiale poco conosciuta ai più, ma più che mai nota a chi, come lui, ha origini senegalesi.

Bakary (Omar Sy) e Thierno (Alassane Diong)  sono nel loro villaggio del Senegal, all’epoca colonia transalpina dove lavorano come pastori di mucche. L’esercito francese sta sequestrando i giovani nativi per inviarli in Europa e combattere la Grande Guerra diventato quelli che, oggi giorno, vengono ricordati come Tirailleurs (Fucilieri, titolo originale del film). Thierno prova a fuggire, ma non ci riesce. E allora anche Bakary decide di arruolarsi e stare così accanto al figlio. Vengono addestrati e partono per l’Europa. Mentre Bakary cerca in ogni modo di trovare un modo per disertare, il figlio trova in un tenente una sorta di secondo padre e si decide per impegnarsi a fondo nell’esercito, anche a costo di entrare in conflitto con quel padre che vorrebbe solo riportarlo a casa sano e salvo.

Diretto da Mathieu Vadepied, Father & Soldier viaggia sul filo del già visto e del film fatto per motivi didascalici e divulgativi, riuscendo a trovare, nonostante qualche passaggio banalotto, una sua dignità sia in termini di intrattenimento che di drammaturgia. Secondo il regista: “Queste storie vanno raccontate e tramandate. Tutti devono conoscerle Non siamo qui per far sentire le persone in colpa, ma per riconoscere storie dolorose e liberarci da esse”. L’obiettivo è più riuscito, che fallito. Sia le scene di guerra (di cui Luis Armando Arteaga è il bravo direttore della fotografia) che il modo in cui il rapporto tra padre e figlio riescono ad apparire credibili, e a tratti emozionanti grazie soprattutto ad Omar Sy, ai suoi occhi, alla sua capacità di riempire la scena dandogli sempre una propria impronta.

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