Quella delle mascotte è spesso una storia bizzarra, frutto tanto del caso quanto delle scelte di chi le ha disegnate. Mario, ad esempio, aveva preso il nome dal proprietario dei magazzini affittati da Nintendo America e portava un paio di baffi per non dovergli disegnare la bocca. Proprio il successo enorme di Super Mario spinse Sega a cercarsi a fine anni 80 una nuova mascotte, in grado di rivaleggiare con l’idraulico esperto di funghi. Nuova, sì, perché ne aveva già ufficiosamente una: il povero Alex Kidd, che ben ricorda chi in quel periodo ha avuto un Master System.
Coincidenza vuole che Sega, azienda giapponese ma fondata nel ’60 da due americani, abbia trovato il suo Mario, il riccio blu Sonic, proprio negli Stati Uniti. In un certo senso. Dopo una lunga fase in cui Sonic ha rischiato di diventare altri animali, un tizio con i baffi e soprattutto un coniglio.
Sega chiede al character designer Naoto Ohshima e al programmatore Yuji Naka, che hanno già lavorato assieme su titoli come Phantasy Star, di creare l’anti-Mario. Non si arriva subito al riccio, però, perché i due sfornano oltre duecento diversi bozzetti, e le idee sul tavolo sono le più varie: da un armadillo (che in seguito verrà ripescato come comprimario di Sonic, Mighty) a un cane, passando per… un tizio con i baffi. Tizio che in seguito diventerà il Dottor Robotnik/Eggman.
Quello che però piace più di tutti è un coniglio. Un coniglio con il papillon, ma già con la pelliccia blu, e i guanti e le scarpette che poi andranno a Sonic. Il problema è che l’idea di Naka – un coniglio che lancia gli oggetti – rende il gameplay meno immediato. Il neonato Sonic Team vuole qualcosa di più semplice. E veloce. Come un personaggio in grado di scagliarsi addosso ai nemici come una palla.
Si sfrutta allora un viaggio in programma a New York per fare un po’ di ricerca sul campo: Ohshima porta a Central Park i bozzetti di altri personaggi – il riccio, il baffuto proto-Eggman e il cane – e il team studia le reazioni dei passanti. Alla fine i newyorkesi amano il riccio, che si chiama ancora “Mr. Riccio” (Harinezumi).
Il design di Sonic viene affinato in modo da renderlo estremamemente semplice, affinché “possano disegnarlo anche i bambini”. Secondo Ohshima è proprio la sua semplicità ad aver conquistato i passanti newyorkesi prima e i videogiocatori poi: un personaggio così stilizzato superava infatti i concetti di sesso ed etnia, e poteva quindi piacere a tutti.
Il blu era un omaggio al colore del logo Sega, mentre le scarpe divennero rosse e bianche, con quelle fasce che dovevano ricordare le fibbie delle calzature di Michael Jackson ai tempi di Bad. Perché Sonic aveva qualcosa che a Mario mancava: era cool.
Un personaggio perfetto per gli anni 90, calato nella MTV culture esplosa in quegli anni, adatto ai bambini quanto ai ragazzi più grandi. Una mascotte, più che giapponese, dall’appeal internazionale.
Insomma, era un riccio, era blu ed era pure figo. Tanto che si pensò di affiancargli a un certo punto nel gioco anche una sua band e di dargli un’amica umana di nome Madonna. Ma era un po’ troppo, e queste ultime due idee vennero accantonate. Secondo Naka, perché l’idea dell’eroe che va a salvare la ragazza era troppo – aehm – gettonata. Soprattutto tra gli idraulici dai nomi italiani.
Questa Madonna appare comunque, come potete vedere, in alcuni concept di Ohshima e in una schermata mostrata al Tokyo Game Show nel 1990, e verrà ripresa dai fumetti di Sonic della Archie, trasformandola nell’agente speciale Madonna Garnet.
Il primo gioco della serie, Sonic the Hedgehog, esce su Sega Mega Drive/Genesis nel giugno del 1991 in America, e il mese dopo anche in Europa e Giappone. Sin dalle sue prime sgambate a Green Hill Zone, Sonic strega il pubblico dei videogiocatori dell’epoca: è un titolo divertente, ed è velocissimo e “pieno di cose”, perché deve dimostrare quello di cui è capace la nuova console a 16-bit Sega. Anche grazie al bundle con il Mega Drive, arriverà a vendere nel mondo 15 milioni di copie, e genererà una longeva serie di giochi giunta fino a oggi.
Quello che non tutti sanno, però, è che la prima apparizione del riccio blu in un gioco non fu in Sonic the Hedgehog. Diversi mesi prima, nell’ottobre del 90, era arrivato in sala giochi Rad Mobile, un gioco di guida Sega in seguito approdato anche in Occidente (e su Sega Saturn). Ed eccolo lì, Sonic, appeso allo specchietto retrovisore. Uno dei personaggi più adrenalici della storia dei videogiochi, al suo debutto si limitava a oscillare a destra e sinistra, come un alberello profumatore.
Oltre che in decine e decine di giochi, e ora in due film live action, Sonic è apparso in varie linee di fumetti, action figure e serie animate. Nel suo primo cartoon, Sonic (Adventures of Sonic the Hedgehog), il protagonista era doppiato in italiano da Pietro Ubaldi… e in originale da Jaleel White. Sì, Steve Urkel di Otto sotto un tetto.