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Outer Range è Yellowstone sotto LSD, la recensione

Pubblicato il 13 aprile 2022 di Giulio Zoppello

Il West ormai per come lo conoscevamo pare non aver più possibilità di ritornare sul piccolo o grande schermo, ora invece è un contenitore, all’interno del quale la serialità televisiva e il cinema creano iter narrativi incredibilmente complessi, imprevedibili e sfaccettati.


Outer Range, creata da Brian Watkins per Prime Video, è senza ombra di dubbio uno dei prodotti più attesi dell’anno, in virtù di un cast di grandissima caratura ma anche della promessa di una fusione tra il mito della frontiera, il paranormale, il crime unica nel suo genere.


Il risultato finale senza ombra di dubbio è articolato, non per tutti, di difficile interpretazione, ma anche incredibilmente affascinante, diverso dalla norma come non si vedeva da tempo.

Misteri e delitti nella prateria



Il Wyoming è il palco su cui va in scena una faida familiare come apparentemente ne abbiamo viste tante nella storia del cinema, nella serialità televisiva, basti pensare a Dallas o Yellowstone.


E proprio a Yellowstone assomiglia molto Outer Range, nel trasportarci in quella fetta di America, che non ha mai voluto rinunciare ad uno stile di vita strettamente connesso a quello dei primi pionieri, gli uomini che lottarono contro i nativi per strappargli quel lembo di terra, chiamarlo America e farsene la loro casa.


Stetson, cavalli, stivali, speroni, rodei di tori, fuoristrada, alcol a fiumi e il mito dell’uomo forte, sicuro di sé e chiuso in un silenzio virile e misterioso. 
Almeno così sembra Royal Abbott (Josh Brolin), capofamiglia degli Abbott, che hanno un piccolo ranch che cercano di salvaguardare dalle mire degli avidi vicini, i ricchi e potenti Tillerson. 
Royal è sposato con Cecilia (Lili Taylor) e ha due figli: il tenebroso Perry (Tom Pelphrey) e il timido ed insicuro Rhett Albott (Lewis Pullman), che ha da poco perso la moglie Rebecca. 
L’apparente tregua viene rotta dall’arrivo inatteso di una viandante misteriosa, Autumn (Imogen Poots) che chiede di potersi fermare temporaneamente presso la terra degli Albott. 
Assieme a lei, però, improvvisamente appare anche una sorta di gigantesca voragine, sulla cui natura e finalità Royal non riesce a trovare risposta. Tuttavia i due eventi appaiono collegati, origine di uno svelarsi di misteri ed intrighi che riguardano il passato dell’uomo, ma anche del suo acerrimo nemico Wayne Tillerson (Will Patton). 
Tra visioni e omicidi, depistaggi su cui cerca di fare luce lo Sceriffo Joy (Tamara Podemsky), in breve quella prateria diventerà un calderone infernale fatto di apparizioni, depistaggi, misteri e faide familiari, in cui nulla è ciò che sembra.


Il tutto mentre lentamente Royal comincia a sospettare che Autumn non sia chi dice di essere, mentre qualcosa del suo passato fa sinistramente capolino, assieme a oscuri presagi e la sensazione che qualcosa di terribile ed inspiegabile sia in atto. 

Tra maschi alpha e un passato torbido

Outer Range è molto distante dal voler coccolare lo spettatore, questa serie ha un ritmo sincopato, anche dal punto di vista della struttura narrativa è molto facile perdersi o comunque non avere pienamente la cognizione di quello che sta succedendo. Tuttavia è un’azione assolutamente voluta, che fa parte di una volontà chiara, che si prefigge di togliere ogni senso dell’orientamento a chi la guarda.


Su tutto e tutti domina soprattutto Josh Brolin, ed è interessante con me la sua figura possa essere perfettamente sovrapposta a quella di un altro maschio alpha, di un altro rancher privo di scrupoli e pronto a tutto pur di proteggere la sua famiglia: il John Dutton di Yellowstone.


Entrambi sono uomini di poche parole, cresciuti in una terra in cui non si fanno mai domande personali, in cui non si chiede mai scusa e dove soprattutto non esiste il senso che noi diamo alla parola giustizia, che crediamo sempre legata alla legge.


Ma nel Wyoming che ha sostituito i mustang con i suv, ancora oggi di base ognuno la può fare o disfare come vuole il suo piacimento, a seconda di come gli conviene. La libertà del West è sempre stata questa.


Si tratta della sola, vera, grande certezza che alberga in quella prateria, in base alla quale lo sceriffo Joy è sostanzialmente impotente mentre cerca di fare luce sulla morte del più giovane dei figli di Tillerson. 
Will Patton, avversario di Abbott, da questo punto di vista ne è una versione trasfigurata e mostruosa, ma la realtà è che già da queste prime puntate si capisce come i due personaggi siano perfettamente sovrapponibili, al di là della malattia che assedia il secondo.


Outer Range in questo è sia omaggio, sia decostruzione totale del mito del cowboy, del male che ha una sola origine e si può riconoscere da lontano e sconfiggere con un duello. Qui invece è una voragine spalancata in mezzo alla terra, che restituisce peccati e opere del male, ma anche la verità, qualcosa che richiama alla memoria il mito nativo della strada nera.


Tutto ci fa pensare al passato sanguinoso di una terra scritta dalla violenza, dal più forte che schiaccia il più debole, da una mai rinnegata storia d’amore con la sei colpi che si pensava rendesse gli uomini tutti uguali.


Tra morte e il mito della Frontiera

Il passato è forse il vero grande protagonista di questa serie, in cui ritorna continuamente l’immagine del bisonte, che i nativi sposavano sia al Grande Spirito stesso, sia il simbolo più intimo dell’oltretomba, ma in generale della forza soprannaturale.

Fa visita ad Abbott e agli altri, è messaggero  di un disordine concettuale, di una natura che nasconde segreti, quella natura che fu perseguita dagli uomini bianchi che l’hanno soggiogata, l’hanno sconfitta e costretto a diventare un cimelio su una parete.


Oggettivamente è veramente incredibile come al netto di un solo cadavere, Outer Range sia incredibilmente macabra, oscura e presaga di morte, in virtù anche di una regia e una fotografia, che strizzano l’occhio al Western crepuscolare, ma soprattutto alla sua concezione iperrealista in chiave sia storica che contemporanea.

Vi è un qualcosa di Hostiles, ma anche di Hell or High Water in questo prodotto di Amazon, che molto probabilmente al di fuori dei confini nazionali a stelle e strisce, lascerà parte della critica e del pubblico interdetti, perché in fin dei conti è e rimane qualcosa di assolutamente slegato da una universalità di riferimenti e messaggio.


Lo è stato anche Il Potere del Cane, che seppur acclamato da gran parte della critica Europea, è rimasto probabilmente per il grande pubblico una delle opere più imperscrutabili e dimenticabili dell’anno scorso.

Outer Range può dunque rivendicare anche una certa parentela con il film di Jane Campion, per come distrugge il sogno americano, quello stile di vita basato sulla ferma separazione tra maschio e femmina, con la necessità del primo di dimostrare ogni giorno perché merita rispetto, merita il sesso, merita di avere un futuro in una terra in cui contano solo i rapporti personali, la nomea.
Difficile prevedere quali saranno gli sviluppi, se questa serie sopravviverà alla prova del pubblico, ma di certo è un esperimento coraggioso, ammaliante, espressivamente molto potente e che conferma come Amazon quando vuole, sa essere veramente diversa dalla norma.

Outer Range arriverà su Prime Video il prossimo 15 aprile.