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Fresh: la recensione dell’horror con Daisy Edgar-Jones e Sebastian Stan

Pubblicato il 15 aprile 2022 di Marco Triolo

Il mondo dell’online dating può essere un vero inferno, e da questa premessa parte Fresh, indefinibile mix di horror, thriller e commedia nerissima che segna l’esordio di Mimi Cave, regista di videoclip e corti, nel lungometraggio. Scritto da Lauryn Kahn (Ibiza), Fresh trova una via originale per parlare di mascolinità tossica e oggettificazione della donna, anche se purtroppo perde la concentrazione in un finale sbrigativo e anticlimatico.

Al centro di Fresh troviamo Daisy Edgar-Jones nei panni di Noa, una giovane donna sola che, attraverso un’app di dating, incontra Steve (Sebastian Stan), medico con cui scopre di avere molto in comune. Scatta subito qualcosa tra loro e Noa abbandona la prudenza e accetta un invito a trascorrere con Steve un weekend nella natura. Ma Steve non è assolutamente chi sembra e il vecchio adagio “troppo bello per essere vero” trova conferma quando l’uomo sequestra Noa e le rivela di essere coinvolto in un traffico di carne umana.

Quello che segue è un thriller psicologico tesissimo, con punte di gore e un’atmosfera davvero disturbante, che fa un ottimo uso dell’aria da bravo ragazzo di Sebastian Stan – un attore che ultimamente si sta scegliendo ruoli davvero interessanti – e in generale dell’alchimia che si instaura sin dall’inizio tra lui e Daisy Edgar-Jones, che progressivamente si tramuta in qualcosa di sempre più inquietante.

La prigionia di Noa, la progressiva scoperta di segreti via via più spaventosi, le indagini sulla sua scomparsa (da parte della migliore amica Mollie) e il rapporto vittima/carnefice si evolvono in modi piuttosto originali, evitando le trappole tradizionali del filone e aderendo con forza al messaggio di fondo: gli uomini sono spesso inaffidabili e le donne costrette a cavarsela da sole in un mondo violento e spietato. Fresh è pensato per mettere profondamente a disagio il pubblico maschile e porlo di fronte a uno specchio deformante, per mettere in luce discorsi spesso rimossi o repressi. C’è spazio anche per un’approfondita esplorazione della metafora del cannibalismo come forma definitiva di potere sugli altri: le linee di demarcazione tra preda e predatore vengono a poco a poco offuscate, e nei duetti tra Noa e Steve il film trova una sua voce potente e a tratti ipnotica.

Peccato che, però, tutto si risolva in un terzo atto troppo da manuale, a cui manca il coraggio dimostrato fino a quel punto, anche in termini di violenza e catarsi. È come se Cave tirasse a un certo punto il freno a mano, forse per non cadere nella trappola dell’oggetificazione dei corpi delle vittime in un film l’oggettificazione intende denunciarla. È più che comprensibile, ma allora Fresh avrebbe dovuto trovare un altro modo per concludere la storia, perché un confronto tradizionale in cui le vittime si vendicano delle violenze subite, senza che quelle violenze vengano più di tanto mostrate, non può funzionare più di tanto. Pensiamo a Revenge di Coralie Fargeat, in cui Matilda Lutz portava a termine la sua vendetta letteralmente coperta di sangue. Fresh sceglie un’altra strada, più asettica e “chirurgica”, ma nel farlo depotenzia la catarsi finale.

I finali, si sa, sono la cosa più difficile da realizzare, e ricordiamo che Mimi Cave è un’esordiente. Nonostante tutto, Fresh resta un’opera intelligente e a tratti molto originale, che mette in scena dinamiche e problematiche spesso ignorate dal cinema thriller e horror, sorretta da performance notevoli e da un’atmosfera di terrore strisciante. Al netto di qualche problema, merita l’attenzione di chi ama gli horror psicologici con qualcosa di nuovo da dire.

Fresh è disponibile su Disney+. QUI ne potete vedere il trailer.