Chi vincerà la guerra dello streaming?

Chi vincerà la guerra dello streaming?

Di Giulio Zoppello


Continua il bombardamento verso gli spettatori di tutto il mondo da parte delle varie piattaforme, che paiono aver cominciato una vera e propria guerra basata su offerte sempre più numerose e varie, su narrazioni che si fanno forza di divi ricercati e le promesse di trame spettacolari e grandi emozioni. 
Ma guardando con più attenzione, già si notano alcuni segni di cedimento, più di una statistica fa notare come per esempio Netflix abbia sempre più difficoltà ad avere i nuovi abbonati. Inoltre l’andamento delle altre più famose comincia a diventare più ondivago, di certo lontano da quel successo che fino a poco tempo fa, complice forse la pandemia, esse avevano incontrato. Ma cosa sta succedendo davvero?


Un sogno che si è fermato?

Senza ombra di dubbio la storia di Netflix è quella di un successo planetario che ha fatto la storia, mandando definitivamente in soffitta il vecchio mondo degli home video, di quel Blockbuster di John Antioco a cui Randolph e Hastings si rivolsero nei primi anni 2000. 
Antioco però rispose all’idea con una risata mal trattenuta e una serie di filippiche contro il mondo del web. Mal gliene incolse, perché da lì a qualche anno, Blockbuster cominciò a perdere soldi a palate, tanto da essere costretta nel 2014 a chiudere, mentre invece Netflix, sopravvivendo alla corte spietata di Amazon, diventò quel colosso che sta dominando il piccolo e grande schermo che tutti oggi conosciamo.


Il problema però è che, coerentemente con ogni tipo di prodotto commerciale capace di recepire immediatamente l’interesse del pubblico con un successo deflagrante, Netflix ha fatto esattamente ciò che la cultura imprenditoriale americana ha fatto con il glam rock, le boyband, il DDT e i film in 3D: ha saturato il mercato.

Ad uno sguardo oggettivo, si deve riconoscere che Netflix è tanto gigantesca e variegata come offerta, tanto incostante livelli di qualità; anzi si può tranquillamente dire che un buon 30% (ad essere contenuti) di ciò che offre il pubblico non sia nulla di particolarmente esaltante.


A perfetto contraltare, invece, prodotti qualitativamente più elevati raffinati, vengono invece distrutti nel giro di una o al massimo due stagioni, senza che si riesca ad afferrare esattamente la motivazione e creando una sorta di corto circuito emotivo presso i fan.


Si è in effetti costretti ad affezionarsi e poi a disaffezionarsi nel giro di pochissimo tempo a personaggi e trame, una circolo vizioso sfiancante e demotivante. 
Volete degli esempi? Pensate a quanto deludenti sono state Cursed, The Ridiculous 6, The Last Days Of American Crime o The Outsider, rispetto a Mindhunter, le serie Marvel o The OA, spesso cancellate con ignominia. Ecco perché il recente crollo del 20% in borsa non può stupire più di tanto, non chi ha visto quanto poco rispetto vi sia stato per il pubblico.

Nuovi protagonisti con nuove idee



Tale vertiginoso calo, la crisi di nuovi abbonati e la preoccupazione degli investitori, va trovata però anche in una semplice ed elementare motivazione: l’aumento della concorrenza. 
Come in ogni altro campo, lo streaming si è rivelato un terreno fertile in cui più giocatori hanno deciso di puntare. Lo hanno fatto scegliendo strade molto diverse da quella di Netflix, per quello che riguarda vastità e anche varietà di offerta. 
In breve abbiamo imparato a conoscere Hulu, Hbo Max, Amazon, StarzPlay, Apple TV+, Crunchyroll, Peacock, HBO, Sky, Disney+…pensare di rimanere in testa di fronte a questa massa di fuoco era alquanto ingenuo.


Tuttavia bisogna analizzare anche un altro elemento, il fatto che con il debellare progressivo del covid-19, molti utenti si sono disiscritti, di fatto perché ora non si è più costretti a rimanere in casa per intere giornate. Il cinema sta lentamente ritornando al suo ruolo di protagonista? Speriamo.


Al momento Netflix rimane ancora saldamente al comando, con Amazon che invece è la vera grande rivale, in virtù di una maggior qualità generale dei prodotti, una volontà di sperimentare ed osare in grande, che ha nella attesissima serie sul Signore degli Anelli il simbolo per eccellenza.


The Boys, Invincible, Mrs. Maisel, sono stati tutti grandi successi, eppure anche Amazon ha un punto debole, che proprio con la serie tratta dal capolavoro di Tolkien cercherà di debellare: il genere fantasy. 
La Ruota del Tempo, American Gods, Carnival Row, non hanno convinto, sono sembrati prodotti incostanti, quasi vecchi per certi punti di vista, con iter produttivi a dir poco terrificanti. 
Ma anche Disney+ è da tenere in considerazione, visto che continua a tallonare forte della sua offerta per famiglie incentrata su Marvel, Pixar e Star Wars. Tuttavia tale risorsa può diventare anche un limite, dal momento che di certo non stanno mancando proposte anche più diversificate da parte di altri protagonisti.


Tutto questo poi spiega perché si stia tanto parlando di una possibile serie su Alien, data la necessità di allargarsi ad un pubblico più selezionato ma non necessariamente di nicchia.


Contemporaneamente, non si può dimenticare che vi sono poi invece quelle piattaforme che prediligono solo ed esclusivamente progetti votati ad una qualità assoluta, centellinando in modo costante e progressivo l’offerta verso il pubblico.

CODA

Qualità invece di quantità



Stiamo parlando di Apple TV+ e HBO.  Anche agli ultimi Oscar, la Apple ha raggiunto in fin dei conti il massimo risultato con il minimo sforzo, con CODA che ha superato (ma tu pensa) proprio Il Potere del Cane, Tick, Tick…Boom! Dont’ Look Up di Netflix e il resto della concorrenza.


Apple offre prodotti di assoluta qualità indiscussa nelle serie tv, come Scissione, Servant, Home Before Dark o WeCrashed. Lo stesso dicasi per i film, dove tra l’altro vi sono anche documentari e opere autoriali d’animazione di grande valore. 
Poi c’è “la grande vecchia”, c’è HBO. Questa è una piattaforma che si è saputa adattare ai tempi e agli stravolgimenti che lo streaming ha subito in questi vent’anni. A lei dobbiamo capolavori come The Wire, Il Trono di Spade, I Soprano, Veep e Deadwood. 
La sua maledizione da certi punti di vista è stata quella di arrivare troppo presto, troppo in anticipo, quando ancora il piccolo schermo era visto come l’universo minore.


Ma in questi anni ha lavorato con pazienza, lentamente, ha recuperato posizioni e ha imparato a muoversi al momento giusto, piazzando ogni volta dei colpi incredibili. Euphoria per esempio è già la serie simbolo per eccellenza della Generazione Z.


Inutile girarci attorno, il concetto di serie TV è stato cambiato dal Trono di Spade, con cui HBO una decina di anni fa ha letteralmente aperto un mondo di possibilità, fatto comprendere come la serialità possa sostituire in qualità di protagonista narrativo il grande schermo.


Forse la strada è proprio questa, e Netflix deve probabilmente abbracciare tale realtà: a poco a poco perderà la testa della classifica o perlomeno non sarà più in clamoroso vantaggio come è stata fino a quest’anno. Dovrà concentrare i propri sforzi su prodotti di maggior qualità, evitando produzioni sterili o poco amate dal pubblico. Forse le sale cinematografiche riusciranno a riappropriarsi perlomeno di un po’ di quella centralità, che al momento vede i soli film di intrattenimento come veri protagonisti delle biglietterie. Qualcosa di non molto edificante.

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