Animali fantastici: I segreti di Silente – La recensione

Animali fantastici: I segreti di Silente – La recensione

Di Lorenzo Pedrazzi

C’è voluta l’esperienza di Steve Kloves per aggiustare la rotta di Animali fantastici, franchise che rischiava seriamente di alienare i fan di Harry Potter. Questo terzo capitolo, Animali fantastici: I segreti di Silente, solidifica le basi della saga e la riscatta dai peccati del passato, quando i caotici primi episodi erano soltanto una scusa per vendere merchandise. La legge del mercato accomuna ogni blockbuster, certo, ma quantomeno I segreti di Silente ha tutta l’aria di un film compiuto, non di un magma narrativo al solo servizio di logiche commerciali.

Come di consueto, l’incipit riannoda i fili della storia: Gellert Grindelwald è in rapida ascesa, e grazie ai suoi numerosi agenti segreti – insieme al rapimento di una magica creatura che potrebbe decidere le prossime elezioni – il potente stregone punta a ottenere la leadership assoluta dei maghi. Siamo negli anni Trenta, e un passaggio cruciale per la carriera politica di Grindelwald – guarda caso – avviene proprio in Germania. Pur senza approfondire troppo i riferimenti storici, Animali fantastici: I segreti di Silente racconta la battaglia per impedire l’ascesa di un tiranno, che si considera un utopista e intende sventare la futura guerra; ovviamente al costo di soggiogare (e in parte sterminare) la Popolazione Non Magica. Albus Silente, suo vecchio amore, non può affrontarlo, poiché lui e Grindelwalt strinsero un patto di non aggressione con il sangue. Ad agire per suo conto ci sono quindi Newt Scamander, Theseus Scamander, Eulalie Hicks, Yusuf Kama, Bunty e Jacob Kowalski. Quest’ultimo piange la perdita di Queenie, tuttora schierata (ma dubbiosa) con Grindelwalt.

Animali fantastici: I segreti di Silente

Al di là di ciò che si pensa dell’esclusione di Johnny Depp, il casting di Mads Mikkelsen giova all’evoluzione psico-emotiva storia, che rende finalmente esplicito il rapporto tra Albus e il suo antico compagno. Mikkelsen interpreta Grindelwalt con piglio meno luciferino, rendendosi anche più credibile come ex amante del bravissimo Jude Law: freddo, elegante, spietato, lo stregone guadagna le fattezze di un politico ambizioso e manipolatore, abbandonando quelle dell’agitatore sovversivo. In tal senso, Animali fantastici: I segreti di Silente è il tipico esempio di come Hollywood si rapporta alla fanbase, ascoltandone i desideri per correggere il tiro di episodio in episodio. Le due scene che incorniciano il film – una all’inizio, l’altra verso la fine – sono emblematiche: il regista David Yates, lo stesso Kloves e J.K. Rowling (stavolta un po’ marginalizzata) premono di più sul versante queer, ma con una delicatezza che mira a non scandalizzare nessuno. Il fan service comunque non manca, e dà corpo a quel legame contraddittorio fra eroe e antagonista – odio e amore, rivalità e attrazione – tipico di una visione non cisgender.

Ciò che ne risulta è una dinamica molto fresca nell’ambito dei blockbuster, e nient’affatto banale: pur senza compiere azioni iconoclaste, I segreti di Silente svecchia la più tradizionale concezione dei generi nella narrativa popolare, per buona pace dell’autrice. Se si escludono alcune forzature nell’ascesa politica di Grindelwald, il resto è un film molto più solido rispetto ai capitoli precedenti, meno sfilacciato, più compatto e strutturato meglio sul piano drammaturgico. Un progresso che si riflette anche sullo spettacolo visivo: la CGI di sfondi e creature non perde troppi colpi, e ci sono almeno tre scene d’azione di buona fattura, girate e coreografate in modo dignitoso. L’inventiva nella creazione degli “animali fantastici”, poi, è sempre altissima, e innesca almeno un paio di sequenze spassose.

Il merito, a livello generale, è di una scrittura meno incerta, che riesce a valorizzare il patrimonio di caratteri ereditato dai prequel: non solo Newt (cui Redmayne infonde sempre un’adeguata dose di goffaggine e introversione), ma anche l’energica Eulalie e soprattutto Jacob, personaggio ricco di umanità che supera lo stereotipo della spalla comica, e vive la principale storia d’amore della saga. Fra tante bestie meravigliose, a restare nel cuore è un baffuto pasticciere del Lower East Side.

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