Euphoria e il sesso: tutta la verità, nient’altro che la verità

Euphoria e il sesso: tutta la verità, nient’altro che la verità

Di Giulio Zoppello

Euphoria ha fatto molto discutere pubblico e critica, tra chi vi ha visto un prodotto seriale incredibilmente innovativo e capace di essere simbolo della Generazione Z, e chi l’ha definita una serie molto furba, bigotta dietro l’apparente sensazionalismo e l’utilizzo della nudità in modo pruriginoso e meramente provocatorio.
Tuttavia proprio la descrizione del rapporto con il sesso, va approfondita, analizzata, anche in virtù di diversi momenti alquanto controversi e disturbanti. Euphoria, infatti, ha avuto sicuramente il merito di andare oltre l’ovvio, così come di ridurre in brandelli la stereotipizzazione che per decenni ha caratterizzato lo storytelling televisivo e cinematografico americano sul sesso e come esso sia vissuto tra i giovani.

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Euphoria

Il sesso come mezzo di potere



Rue, Kat, Cassie, Mac, Jules, Maddie, Nat, Tyler e tutti gli altri vivono in un mondo in cui teoricamente vi è la possibilità di effettuare transizione di genere, di avere una sessualità che si possa esprimere in tutte le direzioni, in virtù della straordinaria inclusività e modernità della società occidentale. Giusto?


Sbagliato. Euphoria soprattutto in questa seconda stagione, ci ha confermato che no, le problematiche giovanili rimangono le stesse, anzi da certi punti di vista l’imporsi della realtà social, della reputazione non più come corrispondente ad un piccolo cerchio di amicizie o conoscenze, ma come fatto mediatico incredibilmente più potente e trasversale, rende la vita dei giovani di oggi sicuramente molto più complicata, stressante e sottoposta a pressioni molto più forti dei loro coetanei nel passato.


Per i personaggi maschili, vige ancora la legge del branco che vuole come obiettivo essere il più forte, saper soddisfare le aspettative inerenti il proprio aspetto fisico. Vige ancora un machismo che non è meno aggressivo del passato, solo declinato in modo diverso e che si deve esprimere attraverso una nudità esagerata, degli atteggiamenti teatrali e la ricerca di un sensazionalismo come mezzo per poter brillare nella massa. O si è “numeri 1” o si scivola dietro in classifica. 
Ecco allora che il sesso smette di essere anche solo un mero strumento di piacere ma diventa, coerentemente con ciò che del resto sto tempo già aveva compreso Freud, mezzo attraverso il quale esprimere un rapporto di forza, di potere, all’interno di un ambiente tossico e aggressivo. 
Il che poi si è realizzato all’interno della serie come una lunga serie di soprusi, relazioni tossiche, violenze e manipolazioni, con soprattutto la negazione di una naturale empatia tra esseri umani, l’incapacità di guardare all’altro/a come qualcosa di più di un oggetto.
Permane tuttavia, anche l’amore, inteso come sentimento che lega spiriti affini, o anche il più classico struggimento se non corrisposto, quasi un male minore in realtà.

Cambiano i tempi, cambia il sesso

Come parlare del sesso all’interno di un prodotto giovanile è stato per molto tempo un tabù per lo storytelling, in particolare per quello americano, che a confronto per esempio del cinema e della televisione francesi, è apparso il più delle volte bigotto, puritano, oppure al contrario inutilmente kitsch o esagerata.


Euphoria fin dall’inizio, ha invece scelto di mostrare corpi, nudità, slegati da una visione paradisiaca o efebica, ma soprattutto le diverse vie espressive che la sessualità può  trovare a quell’età, e non tutte sono nella realtà piacevoli o meravigliose.


Come non pensare alla terribile scena tra Jules e Cal, un uomo molto più grande conosciuto su una app di dating, che si dimostra egoista, violento e profittatore? 
Se apriamo i giornali, scopriamo di continuo che il modo di vivere il sesso, di concepirlo e anche di metterlo in atto, non è mai lo stesso, è sempre meno condiviso anche perché sempre più condizionato dalla realtà mediatica.


Euphoria ha perfettamente colto nel segno nel momento in cui ha sottolineato come sempre più per i giovani, l’atto sessuale diventi qualcosa di sostanzialmente tecnico e non più sentimentale o emotivo.

Ciò soprattutto a causa dell’invasione del porno, che per quanto possa sembrare paradossale ha azzerato completamente la fantasia, reso i corpi giocattoli. In più ci scopriamo a rimpiangere anche quella strana forma di ignoranza sull’atto in sé, che rendeva il sesso una scoperta comune.


Ora per i giovani si è già al voyeurismo, che sovente lascia la strada all’esibizionismo, alle molestie sia fisiche che a mezzo internet. Il tutto all’interno di un mondo in cui se sei un ragazzo e hai molte più partner sessuali sei un fico, come Nate per esempio, forse l’individuo più spregevole, violento e disturbato. Ma se sei una ragazza, allora sei carne da macello, una poco di buono, una che se la cerca.

Tra realismo e pessimismo



In uno dei suoi monologhi più illuminanti, un grande artista come Ascanio Celestini aveva sancito sostanzialmente la differenza che passa tra ciò che sarà la prima volta tra ragazzi e quello che sarà per le ragazze. O meglio le speranze. Per il “gentil sesso” in particolare, era palese la speranza che la prima volta fosse qualcosa di meraviglioso, romantico. Magari in riva al mare, con gli uccelli che volano, il tramonto, con il fidanzato (o la fidanzata) perfetto. Invece al 90% dei casi, scrisse Celestini, sarà in una camera sporca o sul sedile di una macchina, con un tizio a caso, che magari neppure gli piace.


Se da un certo punto di vista, soprattutto grazie al personaggio di Rue, tale cliché in un certo senso viene confutato, è altrettanto vero che in un personaggio come Cassie, assistiamo alla sua realizzazione più chiara e eloquente. 
A dispetto della sua incredibile bellezza, che fino ad oggi ci è stata mostrata come mezzo che dovrebbe renderla molto sicura di sé, Cassie è invece fragile, debole, si fa usare da una marea di ragazzi che la convincono a filmarsi durante il sesso, diventando in breve un’appestata agli occhi di tutti. 
Si può sicuramente accusare Euphoria di essere eccessivamente pessimista, quasi catastrofica nel parlarci della generazione Z, del suo rapporto con il sesso e di come sia una sorta di regno del bullismo, ma è fuor di dubbio che se pensiamo a prodotti seriali come The O.C., Sex Education, Dawson’s Creek o Beverly Hills, sia molto meno consolatoria o retorica. 
Questo perché in realtà Euphoria ha uno sguardo freddo ma imparziale, ci parla del sesso come momento scevro da ogni mitizzazione, diverso per ognuno o ognuna, esemplificazione di quanto quegli anni siano sovente terribili e sopravvalutati, ammantati da un’idealizzazione fuori da ogni realtà.


Alla fin fine rimane soprattutto la sensazione che la colpa non sia loro, ma di chi li ha cresciuti senza fargli capire quali limiti esistono, come voler bene soprattutto a se stessi ed accettare anche una sana solitudine quando serve. 



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