Disney si è ritrovata per le mani una bella gatta da pelare: la presa di posizione pubblica fatta dal CEO Bob Chapek, durante il recente incontro con gli azionisti, circa la controversa proposta di legge 1557 della Florida, soprannominata Don’t Say Gay or Trans Bill (ufficialmente Parental Rights in Education), ha scatenato più polemiche che altro, soprattutto per il ritardo percepito con cui Disney ha preso posizione ufficialmente sulla faccenda.
Il Don’t Say Gay or Trans Bill vorrebbe impedire agli insegnanti di parlare di questioni legate al mondo LGBTQ+, o di persone gay o trans, ed evitare completamente l’educazione sessuale o sull’orientamento di genere dall’asilo alla terza elementare. La proposta è già stata approvata nel Senato della Florida ed è altamente probabile che venga firmata dal governatore Ron DeSantis.
Nel suo discorso agli azionisti, Chapek ha preso una posizione netta contro la proposta di legge 1557, parlando a favore delle persone LGBTQ+ in Florida, dove la compagnia dà lavoro a circa 80 mila persone a Walt Disney World, e nel resto del Paese. Per alcuni, però, questa presa di posizione è arrivata troppo tardi, dopo che la proposta di legge aveva già fatto passi da gigante. Chapek ha affermato che la compagnia aveva deciso “di non prendere una posizione pubblica” perché “pensavamo di poter essere più efficaci lavorando dietro le quinte, coinvolgendo direttamente legislatori di entrambe le parti politiche”. Piuttosto che muoversi pubblicamente e prendere posizione, sempre secondo Chapek, la cosa migliore sarebbe stata creare “potenti contenuti capaci di cambiare i cuori e le menti”.
Ora, dopo l’incontro con gli azionisti, la politica Disney è cambiata: Chapek ha detto che la compagnia si è unita ad altre 150 nel formulare un comunicato contrario alla legislazione anti-LGBTQ+, organizzato da Human Rights Campaign e Freedom for All Americans. Si è anche impegnato a fare donazioni a organizzazioni per i diritti LGBTQ+.
Concetti espressi anche in una circolare interna alla compagnia, che però è stata presa di mira da alcuni dipendenti LGBTQIA+ della Pixar. Tra i punti contestati, l’affermazione che Disney da lungo tempo sostenga la comunità LGBT, quando invece “i parchi Disney non hanno ufficialmente ospitato il Pride prima del 2019, solamente a Parigi. In passato, Disney ha bloccato eventi legati al Pride organizzati dai fan nei parchi, arrivando a impedire che coppie dello stesso sesso danzassero insieme negli anni ’80”. I dipendenti Pixar affermano anche che, spesso, i dirigenti Disney hanno smussato contenuti o personaggi troppo apertamente gay proposti dagli autori Pixar. “Anche se creare contenuti LGBTQIA+ fosse il modo giusto per riparare le leggi discriminatorie nel mondo, ci stanno impedendo di crearli”.
Come se non bastasse, Human Rights Campaign, la più grande organizzazione americana dedita alla lotta per i diritti civili LGBTQ+, ha dichiarato che non accetterà la donazione annunciata da Chapek se Disney non si impegnerà più seriamente sulla questione. Joni Madison, presidente ad interim di HRC, ha criticato il ritardo con cui Disney ha preso posizione sul Don’t Say Gay or Trans Bill, definendolo un “atteggiamento spiacevole”. Ma concede: “Oggi hanno fatto un primo passo nella direzione giusta. Ma era solo il primo passo. Questo dovrebbe essere l’inizio dell’impegno Disney a sostegno della causa, piuttosto che la fine”.
Bob Chapek ha redatto una nuova circolare per chiedere scusa ai dipendenti per non aver preso prima una posizione netta nei confronti del Don’t Say Gay or Trans Bill. “Mi avete chiesto di essere un alleato più forte nella lotta per la parità di diritti e vi ho delusi”, ha scritto Chapek. “Mi dispiace”.
Il CEO ha aggiunto:
Ritengo davvero che la nostra compagnia sia infinitamente migliore e più forte grazie alla nostra comunità LGBTQ+. In questo caso ho sbagliato mira, ma sono un alleato su cui potrete contare, e sosterrò pubblicamente la protezione, visibilità e opportunità che meritate.
Chapek ha infine promesso che Disney aumenterà il proprio sostegno ai gruppi che difendono i diritti LGBTQ+, “in modo che possano combattere leggi simili in altri stati”.
Le star Marvel Mark Ruffalo e Vincent D’Onofrio, nel frattempo, hanno espresso la loro soddisfazione per la presa di posizione di Chapek.
Gay! Gay! Gay! #SayGayAnyway https://t.co/yE239487ny
— Mark Ruffalo (@MarkRuffalo) March 9, 2022
This is good.
Disney CEO To Meet With Florida Gov. After Denouncing ‘Don’t Say Gay’ Bill | HuffPost Latest News https://t.co/7CutCGNMZw
— Vincent D’Onofrio (@vincentdonofrio) March 10, 2022
Fonte: Deadline