Ci sono film che puoi toccare e altri invece che devi lasciare assolutamente lì, altrimenti le cose si mettono male… Altrimenti ci arrabbiamo.
Terence Hill e Bud Spencer sono stati due simboli di quella settima arte che, tra gli anni ’60-’70 e primi anni ’80, dominava letteralmente i botteghini italiani ed internazionali, diventando un simbolo di un modo di fare cinema irresistibilmente genuino e auto-ironico, riportando in auge gli elementi basilari del muto e della slapstick, creando un genere tutto loro.
Sul perché Antonio Usbergo e Niccolò Celaia, alias YouNuts!, abbiano pensato che fosse una buona idea toccare tali divinità, è oggettivamente motivo di mistero a vedere questo film.
…Altrimenti ci arrabbiamo è allo stesso tempo un remake, un sequel e reboot, dal momento che i protagonisti sono il massiccio Carezza (Edoardo Pesce) e il più scanzonato Sorriso (Alessandro Roja), figli degli originali Kid e Ben che nel 1974, su quella Dune Buggy rossa, scrivevano la storia del cinema di intrattenimento.
I due la macchina l’hanno persa al gioco e ora vorrebbero averla indietro, ma non hanno fatto i conti con il caso, che li fa incontrare con la bella domatrice di tigri Miriam (Alessandra Mastronardi), che ha un conto in sospeso con l’avido e astuto Torsillo (Christian De Sica). Questi vuole impadronirsi della sua proprietà per costruirci sopra grattacieli e affini. In breve, per i due improbabili salvatori comincerà una piccola guerra contro prepotenza ed ingiustizie.
Parliamoci chiaramente: il cinema italiano al momento pare voler riportare in auge il concetto di cult, di opera di genere così com’era negli anni in cui con pochi soldi, e tanta creatività, bene o male si portava a casa la pagnotta, ma soprattutto si riusciva a bypassare il volume di fuoco delle produzioni hollywoodiane.
Bud Spencer e Terence Hill, da questo punto di vista, sono riusciti ad essere qualcosa di talmente importante e radicale nella storia del nostro cinema, toccando vette di popolarità e di influenza molto importanti in Europa e altrove. Richiedeva una bella dose di coraggio cercare di ricreare la magica atmosfera che rese il film del 1974 un vero e proprio capolavoro di comicità.
…Altrimenti ci arrabbiamo cerca in tutti i modi di essere frizzante, movimentato, si muove con sicuramente un’intenzione rispettosa e piena di genuina affezione verso il primo film, per alcuni tratti ci riesce anche grazie soprattutto ad Edoardo Pesce e Alessandro Roja, molto in parte e molto affiatati.
Bene De Sica, che ultimamente in diversi progetti si conferma attore che poteva ambire anche ad altro nella sua carriera. Male invece la Mastronardi e il resto delle crew. Ma non sono loro il vero problema.
Non si vuole per forza essere passatisti, ma il problema grosso di questo film è intanto nella sceneggiatura di Vincenzo Alfieri, Giancarlo Fontana, Tommaso Renzoni e Giuseppe Stasi. Bene o male ricicla situazioni già viste, quelle nuove non appaiono particolarmente convincenti, a mano a mano che si va anche il ritmo rallenta, le battute fanno meno ridere, le situazioni sono meno azzeccate e meno spumeggianti.
Non si può pensare di non sperimentare narrativamente e pareggiare quel cinema che non c’è più, che non può più esistere perché non è più quell’Italia e quel pubblico è cambiato.
La realtà è che …Altrimenti ci arrabbiamo ha lo stesso difetto che hanno altri film di genere o pseudo tali visti ultimamente: non sanno spingersi oltre l’omaggio sterile e slegato dalla necessità di creare qualcosa.
L’Italia cinematografica degli anni ‘70 era fatta da artisti che amavano l’America cinematografica, non quella reale, ma sapevano connettersi a più generi e più epoche diverse.
Di base prendevano un materiale stranoto e da lì costruivano, lo alteravano, deformavano, plasmavano qualcosa di diverso e allo stesso tempo familiare, rompendo i confini del canonico.
Questo reboot-remake-sequel vorrebbe riaprire quell’epoca d’oro di film capaci di dominare il botteghino, strizza l’occhio alla nostalgia del pubblico che fu, anche se, a guardare questi 90 minuti, alla fine si è più immalinconiti che delusi.
La prima cosa che faranno molti probabilmente sarà di recuperare il vecchio VHS o il DVD, in cui la più grande coppia cinematografica della storia italiana era capace di sketch geniali e di incredibile fantasia.
Qui tutto è rigido, poco spontaneo, ma soprattutto scambia l’essenzialità per povertà, connettendosi ad una trama che è sostanzialmente la copia sputata dell’originale, non aggiunge né toglie niente.
Davvero si vuole ridare vita al cinema popolare di intrattenimento su queste basi?
…Altrimenti ci arrabbiamo aveva un’energia anarchica e caotica, era anche distante dalla realtà, bene o male era una fiaba di periferia in cui contava soprattutto l’espressività fisica, le smorfie, dalle scazzottate agli sguardi che si lanciavano i protagonisti.
Bud Spencer e Terence Hill avevano la capacità di regalare qualcosa semplicemente increspando un sopracciglio, e pensare che si possa fare a meno di loro due, che bene o male hanno interpretato film sovente sostanzialmente identici nella struttura senza però mai annoiare, è qualcosa che va oltre la speranza, accarezza la presunzione.
Quel duo trionfò in un’Italia che è scomparsa, non esiste più, ne rimane uno sbiadito ricordo sovente interpretato male da registi nostrani moderni, che pensano di poter riportare indietro le lancette del tempo, non sanno cogliere la lezione che quei film e tanti altri ci hanno donato: creare, azzardare, osare sempre.
Questo film invece è troppo una copia carbone dell’originale per piacere ai fan nostalgici del vecchio duo, cerca in tutti i modi di connettersi allo spaghetti western, all’action de noantri, al pulp, ma non è che tutti sanno farlo bene come Tarantino.
Fatto ancora più grave, non si nutre poi particolare empatia verso i due protagonisti e loro avventure, i dialoghi non è che regalino chissà quali emozioni anche in virtù di un iter diegetico troppo irregolare, che cerca addirittura di rallentare l’azione invece di cavalcarla a spron battuto.
Peccato, perché, dopo il terribile Sotto il Sole di Riccione, gli YouNuts! qui se non altro confermano di avere talento visivo, la mano giusta, di poter dare tanto, ma non è con operazioni così che ci riusciranno, non è raschiando il fondo della nostalgia.
Può apparire severo, ma questo è un film che si poteva anche evitare di fare, è un ramo secco dell’evoluzione cinematografica che le sale italiane cercano disperatamente ma senza una vera creatività, è il perfetto esempio di che cosa non ci serve oggi.
Invece dall’estero ci arrivano tante prove di come con idee nuove genuine, pur recuperando elementi del passato, si può veramente fare il salto di qualità.