Era dai tempi di L’Amore Infedele che Adrian Lyne non tornava dietro la macchina da presa, da quel film che divise pubblico e critica, ma gli fece anche guadagnare una nomination agli Oscar come Miglior Regista.
Vent’anni. Il cinema è cambiato, lo stesso concetto di thriller e persino il sottogenere erotico è cambiato, eppure lui continua a cercare di parlarci della distruzione del concetto di coppia, del sesso come via di fuga in una società falsa, ipocrita, malata. Ora ecco che torna con Acque Profonde, che ai gossippari interesserà molto per la presenza della coppia-scoppiata Ben Affleck/Ana de Armas, ma in realtà, come sempre o quasi nel cinema di Lyne, vi è molto più della ricerca pruriginosa del divismo mainstream a luci rosse.
Ispirato al celebre romanzo omonimo di Patricia Highsmith uscito nel 1957, Acque Profonde ha come protagonista una ricca ed agiata coppia dell’America dei nostri giorni, formata da Vic (Ben Affleck) e Melinda Van Allen (Ana de Armas). Sposati da tempo, con una figlia piccola, i due però non si amano da moltissimo tempo e di base conducono due esistenze separate, che si vanno ad incrociare solo tra le mura domestiche, in quell’idilliaco quadretto familiare che in realtà nasconde una tensione quasi insopportabile.
Vic e Melinda non divorziano, non vogliono attirare voci di uno scandalo ma soprattutto non vogliono traumatizzare la figlia. Tuttavia frequentano altre persone, in particolare Melinda non fa mistero a Vic delle sue storie con altri uomini, mettendolo spesso in imbarazzo in pubblico, quando si ritrovano per eventi sociali e mondani con la loro piccola cerchia di ricchi snob e annoiati come loro. Vic per molto tempo non ha badato a tutto questo, ma quando Melinda comincia a portarsi dietro il giovane ed aitante pianista Ricky (Jacob Elordi), improvvisamente la gelosia e gli istinti più violenti cominciano a distruggere la mente di Vic. Infine, in una festa, il corpo senza vita di Ricky viene ritrovato in piscina. Melinda è sicura che sia stato Vic ad ucciderlo, ma davvero è così? Davvero nulla li lega più a parte le apparenze? E se Melinda non fosse l’innocente vittima che dice di essere? E se Vic fosse tutt’altro che il marito innamorato che sembra?
Acque Profonde fin dall’inizio sposa un’atmosfera sensuale e torbida, eppure anche splendidamente fredda grazie alla bella fotografia di Eigil Bryld, che rende la provincia di New Orleans (da sempre la città più peccaminosa ed esotica d’America) il perfetto palcoscenico per una distruzione della love story classica. La sceneggiatura di Zach Helm e Sam Levinson fa del suo meglio per cercare di donare suspence, equilibrio e originalità all’insieme, per quanto poi l’idea di base ad oggi sia difficilmente replicabile. Un matrimonio di convenienza sociale nell’America del 2022? Mah.
Ana de Armas e Ben Affleck non sono più una coppia nella vita reale, ma artisticamente funzionano benissimo. L’uno è l’opposto completo dell’altra, in una sorta di guerra mentale costruita sul contrasto tra un Vic che è perennemente in bilico tra esplosione ed implosione, dissimulatore e insicuro soprattutto con sé stesso, e una Melinda, che è una serpe velenosa e ardita.
La danza mortale tra i due comincia pian piano, poi cresce nel momento in cui Melinda si rende conto che facendo appello al vecchio istinto di competizione e possessivo di un maschio alpha ormai al tramonto, ferito nell’orgoglio, può ottenere quel potere verso di lui che fino a quel momento le era mancato.
Poi però perde completamente il controllo, non si ferma in tempo. Allo stesso tempo rivendica la libertà di essere se stessa, com’è sempre stato da un certo momento in poi in quel matrimonio di facciata, costruito su una maternità che non ha voluto, con la figlia che per gran parte del tempo è in realtà a carico di Vic, che non riesce a controllarsi.
Il controllo è il grande tema di questo film opulento, volutamente classista, feroce verso una classe borghese superficiale, avulsa ad ogni moralità perché annoiata, ipocrita perché basata sulle apparenze che vanno protette per il bene delle vite false di tutti.
In questo Acque Profonde svolge un lavoro eccellente, ambisce ad essere dramma borghese postmoderno, più che thriller su un erotismo che però è assolutamente presente, si basa su una golosità egoistica, su un sesso che è fantasia, quasi sempre nelle mani della lanciatissima Ana de Armas.
Bene o male viene anche da chiedersi se potrà mai liberarsi di questo personaggio di Lolita (un caso che proprio Lyne avesse fatto il remake? No) esotica che le è stato appiccicato addosso, fin dai tempi di Knock Knock di Eli Roth e poi proseguito con Overdrive, Blade Runner 2049 e No Time To Die.
Eppure funziona alla grandissima, fa della sua Melinda un personaggio narcisista, odioso e opportunista, il che è un controsenso dal momento che è in fin dei conti una vittima di una relazione tossica, di una prigione esistenziale.
Affleck, come in Gone Girl, non è meno fastidioso, con la sua gelosia basata non su un sentimento, ma su una mancanza di controllo, sull’impossibilità di manipolare l’esistenza degli altri, di fermare quel giocattolo che gli era parso tanto perfetto.
Lyne con la sua regia recinta il piccolo mondo di questa borghesia decadente e pingue, la costringe dentro una gabbia in cui la potenza sessuale è l’unica cosa che conta, con la gioventù di giovani stalloni aitanti e benestanti che ignari pensano di poter sfidare il drago nella sua casa. Non vi è romanticismo, non vi è neppure la gioia di un sesso come piacere condiviso o passione bruciante, gli stessi corpi in realtà non si denudano mai se non parzialmente, connettendosi alla fantasia catodica e social, al mostrare ma non toccare, ad un gioco perverso di oggettivazione di sé stessi. Intanto assistiamo a scenate di gelosia e dialoghi al fulmicotone tra due personaggi semplicemente privi di ogni dignità e controllo. A molti l’insieme potrà sembrare esagerato, troppo pomposo e retorico, ma tutto è funzionale alla distruzione del mito dell’America moderna e inclusiva, emancipata ed in cui le differenze tra i generi sono state azzerate. Niente di più falso, niente di più lontano dalla realtà. L’umanità non cambia, il nostro essere governati da istinti primordiali e assoluti è tuttora preponderante. Acque Profonde è un film neppure lontanamente all’altezza di Attrazione Fatale, ma per fortuna è molto meglio di 9 settimane e ½ o Proposta Indecente se non altro per la sua maggior potenza tematica e coerenza.
Peccato per il finale che non spicca il volo, per la mancanza di un terzo incomodo vero e reale, per come si accontenti di rimanere ad un passo dalla distruzione del sogno americano. Ma per fortuna permane il pessimismo verso l’istituzione matrimoniale, verso la società che cerca di coprire di zucchero la nostra natura e l’antica verità pronunciata da Freud: tutto nella vita riguardo al sesso, tranne il sesso, perché il sesso riguarda il concetto di potere.
Acque Profonde (Deep Water) sarà disponibile su Prime Video a partire dal 18 marzo.