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The Book of Boba Fett: la recensione del finale di stagione

Pubblicato il 09 febbraio 2022 di Marco Triolo

Ed eccoci qui, di nuovo su Tatooine, di nuovo con un Boba Fett parlante, dopo due episodi che lo hanno visto assente o muto. Sembra di essere di nuovo in un episodio di The Book of Boba Fett, e questa sembra una battuta facile ma ce la dovete concedere: le innumerevoli deviazioni del quinto e sesto episodio, ampiamente incentrati su Mando e i suoi comprimari, sono state davvero destabilizzanti. Certo, tutto, anche le digressioni, puntava a questo finale, in cui i nodi vengono finalmente al pettine e la squadra tanto ricercata nel corso dei precedenti sei episodi si riunisce, effettivamente, per dare battagli ai Pyke.

Concedeteci un’altra battuta: In the Name of Honor è il migliore episodio di The Book of Boba Fett. I due precedenti non contano, perché erano episodi di The Mandalorian incastonati nello spin-off. Qui invece si torna al livello delle strade di Mos Espa, a respirarne la polvere sollevata da una guerriglia urbana in cui Boba, Fennec, Mando, i Mods e Krrsantan (o meglio “Santo”, come lo ha ribattezzato Boba; ogni Wookiee deve avere un diminutivo!), con qualche aiuto, affrontano i Pyke e i loro mezzi corazzati. Robert Rodriguez dirige un episodio che è fondamentalmente una lunga battaglia, in cui i difetti della serie lasciano il posto alle esplosioni e alle pistole laser, fino a una goduriosa distruzione totale quando Boba si ricorda di avere un certo alleato di un certo peso da sfoderare nello scontro. Volendo fare i precisini, ci sarebbe da sottolineare come la disparità tra le forze di Boba Fett e quelle dei Pyke, fulcro della quest che ha retto buona parte della serie, venga bellamente dimenticata qui in favore della buona vecchia regola secondo cui “i cattivi sbagliano la mira e i buoni invece no”. Ma sono dettagli, l’importante è che l’episodio sia godibile. E lo è.

Il finale di stagione risolve anche uno dei non-conflitti più ridicoli della serie, ovvero il rapporto tra Boba Fett e le altre famiglie mafiose di Tatooine, in maniera abbastanza soddisfacente. E fa quello che la serie avrebbe dovuto fare sin dall’inizio: intrattenere senza annoiare. Va bene così? Diciamo che è un passo avanti nella giusta direzione, dopo i passi indietro, o di lato, degli ultimi episodi. Non basta certamente a riparare tutti i problemi che questa serie si porterà dietro in un’eventuale seconda stagione, se mai si farà. Il finale sembra suggerirlo, e una scena mid-credits ci dà anche un’idea di cosa aspettarci.

Il problema principale è proprio lui: Boba Fett. In sette episodi – dai, facciamo cinque – Jon Favreau non è riuscito a dirci veramente chi sia Boba, né cosa voglia. Sembrava voler diventare un boss del crimine, ma negli episodi successivi si è sempre comportato come una sorta di leader altruista e illuminato, sempre disposto ad accogliere i consigli altrui. È questa l’idea che Favreau ha di un boss malavitoso? In una delle nostre prime recensioni avevamo menzionato come questa idea del mafioso vecchio stampo, tutto onore, valori e rispetto, fosse alquanto rischiosa da rivangare oggi, ma come forse The Book of Boba Fett fosse il posto migliore per farlo, considerando il retaggio pulp a cui la serie si ispira. Ma è innegabile che, così come è stato dipinto nella serie, Boba Fett sia fin troppo positivo, ed evochi un immaginario quanto meno discutibile – il tiranno di buon cuore, adorato dai suoi sottoposti – e in totale contrasto con quello che Star Wars rappresentava in origine, un’allegoria della Seconda Guerra Mondiale con l’Impero nella parte dei nazisti. Siamo passati da quello ad accettare che l’eroe di una serie ambientata nel mondo di Star Wars sia di fatto l’incarnazione del dittatore illuminato, che “ha fatto anche cose buone”?

Eppure è anche difficile accusare The Book of Boba Fett di questo. È ovvio che né Jon Favreau, né Dave Filoni o Robert Rodriguez siano dei nostalgici del fascismo. Piuttosto, si tratta di una scelta un po’ superficiale, dettata dal compromesso tra il dover realizzare una serie incentrata su un boss della mala e il fatto che detta serie dovesse essere distribuita su Disney+. Boba non poteva uscirne come un personaggio negativo, e per stemperare i suoi lati oscuri si è pensato di renderlo buono, comprensivo, amato dalla gente. È andata così.

Ma ora? Ora che Boba Fett è il leader di Tatooine cosa accadrà? Cos’altro potrà raccontarci Favreau? E, soprattutto, gli interessa raccontarci qualcos’altro? Il fatto che l’episodio si concluda ancora una volta con un cliffhanger dedicato a Mando – con tanto di tema di The Mandalorian che “deruba” Boba di un suo momento di trionfo – farebbe pensare di no.

Guarda The Book of Boba Fett su Disney+.