SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
Se avete mai lavorato in un ufficio, saprete bene quanto il mondo “là dentro” e quello fuori finiscano per diventare col tempo quasi due realtà separate. Comunicanti, certo, ma ciascuna con le sue regole e dinamiche. Ora immaginate che quella comunicazione – qualsiasi tipo di comunicazione – tra interno ed esterno venga meno. E benvenuti all’inferno. Debutta domani su Apple TV+ Scissione (in originale Severance), una serie creata da Dan Erickson e prodotta (e in parte girata) da Ben Stiller. L’abbiamo vista tutta in anteprima e, beh, è una vera bomba. Una delle cose migliori, con ogni probabilità, che vedrete quest’anno. Sì, ci sbilanciamo, anche se siamo ancora a metà febbraio.
Visto che i sorprendenti sviluppi della trama sono il piatto forte in tavola, non ho ovviamente intenzione di spoilerarvi nulla. Limitiamoci alla sinossi. Quella ufficiale ci dice che Mark Scout (interpretato da un Adam Scott qui talmente contrito da risultare perennemente in bilico tra il ruolo di sosia di Tom Cruise e quello di controfigura di Mr. Bean) guida un piccolissimo team alla Lumon Industries. Una mega corporation in stile Megaditta di Fantozzi, la cui peculiarità è che i suoi dipendenti si sottopongono a una separazione chirurgica della vita lavorativa da quella privata.
Grazie a un chip piantato nel cervello, quando sei lì non ricordi assolutamente nulla della tua vita fuori dall’ufficio. Allo stesso modo, quando esci, non sai cosa diavolo fai lì dentro, con chi o perché. L’arrivo di una nuova collega e una serie di eventi innescano mille dubbi nei protagonisti e, per Mark, una doppia ricerca della verità. Condotta dalle due versioni di se stesso.
Descrivere il tipo di mood che si respira nei nove episodi di Scissione è piuttosto semplice. Immaginate la tensione continua, in perenne crescendo, di una serie come The Leftovers o Watchmen. Aggiungete la tecnologia retro e il culto quasi religioso del fondatore visionario, vista dei giochi della serie BioShock. Mettete il tutto nelle mani e sui volti di un cast notevolissimo, che a Scott affianca Britt Lower, John Turturro, Christopher Walken (voluto espressamente da Turturro) e Patricia Arquette. Quello che ne viene fuori, a costo di ripetersi, è una produzione semplicemente eccezionale.
Per quanto sia un po’ scontata la metafora dell’ambiente lavorativo estraniante, dell’inferno/purgatorio delle otto ore di cartellino in compagnia di devoti leccaculo aziendalisti e ribelli con la sciarpa rossa come Folagra, e per quanto si sia già descritto altrove, tanto e bene, il difficile punto di equilibrio nel bilanciamento tra vita e lavoro, Scissione riesce a infilarti sotto pelle da subito un senso di disagio efficacissimo. Gli spazi vuoti, la routine che si estende agli oggetti, a quei colori. All’apparente inutilità dei propri compiti, cose che fai perché ti viene detto di farlo, senza capirne lo scopo.
Ora, se sommate la sensazione terribile di non sapere perché sei lì e cosa ti ha spinto ad affrontare un passo del genere, la Scissione del titolo, è evidente che la tua scrivania, il tuo cubicolo, diventa più asfissiante di qualsiasi cella. E intanto, mentre Mark e gli altri lottano contro le proprie teste, chi è seduto davanti al televisore è consumato dalla voglia di sapere cosa c’è dietro.
Partendo da una base prettamente fantascientifica, Scissione si muove con stile ai confini del thriller psicologico e dell’horror, portando su schermo una performance solidissima dei suoi protagonisti, delle scelte visive per nulla scontate e degli occasionali squarci di surreale. Fa cose enormi con un piccolo cast: il lavoro di costruzione del contesto e delle figure che si muovono al suo interno è sublime, e c’è così tanto materiale da sviluppare ancora da montarci sopra quanto meno un’altra stagione dello stesso livello. Ogni personaggio, del resto, conta per due.
Fermo restando che – in linea generale – il concetto stesso di trama orizzontale dà ormai assuefazione, come sappiamo, Scissione non è una di quelle serie che puoi guardare placidamente un episodio alla volta, come se nulla fosse. Una volta dentro la ruota, non vedi l’ora di arrivare in fondo. Il punto è che domani approderanno su Apple TV+ i primi due episodi (entrambi diretti da Ben Stiller), ma poi la programmazione proseguirà a cadenza settimanale, e per arrivare alla fine vi ci vorrà aprile. E allora, avendo qui già visto il tutto, ne vale la pena?
Decisamente sì. Non vi si invidia per l’attesa, ma caspita, sì. Ci sono delle parti un po’ più lente – ma comunque utili a definire i personaggi e ad accrescere il mistero – al centro di questa prima stagione, ma quanto viene dopo ripaga pienamente il viaggio. Per metterla giù semplice, erano anni che non arrivavo a un finale di stagione così carico.
Guardate Scissione e anche voi, sui titoli di coda del nono episodio, dopo aver urlato dal divano una certa parola a un certo personaggio, vorrete solo una cosa: una macchina del tempo per andare a guardare direttamente il primo episodio della prossima stagione, quando sarà. La scissione l’avrete a quel punto subita anche voi, e i saranno due voi stessi: quello che vuole sapere come continua e quello che… no, uguale.