Parlando con Variety, Jon Watts, regista dell’ultima trilogia di Spider-Man che si è conclusa da poco con Spider-Man: No Way Home, ha spiegato che i tre film hanno avuto un significato profondo per lui, legato a doppio filo ai sentimenti che provava nel momento in cui stava realizzando i film. In sostanza, la trilogia Homecoming riflette non solo l’arco di maturazione di Peter Parker, che per la fine di No Way Home ha capito il senso della frase “Da un grande potere derivano grandi responsabilità” ed è diventato adulto, ma il viaggio personale e professionale come regista di Watts stesso.
Ecco che cosa ha detto:
Ho sempre preso la mia più grande paura per renderla centrale tra le tematiche dei film. Homecoming parla di un ragazzino che riceve una grande opportunità e ha così tanta paura di perdere la sua chance da combinare un disastro. Quella era la mia paura: “E se rovinassi tutto?”. Far From Home parla della paura di fare un secondo film e rovinare tutto. Peter Parker è incaricato di una missione e non vuole prendersi il rischio. No Way Home parla del tentativo di finire questa origin story e la responsabilità che da questo deriva. Peter Parker e Spider-Man vogliono dire così tanto per la gente e sentivo quella responsabilità.
Watts ha aggiunto che riunire i tre Spider-Men in un unico film è stato come una seduta di terapia, che ha dato agli attori precedenti, Tobey Maguire e Andrew Garfield, un senso di chiusura:
Ci siamo seduti su sedie pieghevoli in cerchio e abbiamo letto insieme lo script. Avevo parlato a tutti separatamente, ma averli tutti insieme per parlare della storia, di come i pezzi si combinassero tra loro e di cosa Spider-Man avesse significato per loro, quello per me è stato esaltante. Avevamo gli unici tre attori che avessero mai interpretato Spider-Man al cinema, e ciascuno ne aveva passate davvero tante, sia sullo schermo che fuori. È stata come una seduta di terapia per Spider-Men.
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