Il sex tape di Pamela Anderson e Tommy Lee è stato uno dei fenomeni degli anni ’90. Chiunque all’epoca fosse un maschio adolescente lo ricorda bene: Pamela Anderson era la donna più desiderata al mondo, il suo nome e cognome le due parole più ricercate nella neonata rete globale. Quel video, che ritraeva la star di Baywatch e il marito, batterista dei Mötley Crüe, in situazioni intime ad alta carica erotica, fece in breve il giro del mondo e divenne il primo caso di moltiplicazione virale di un contenuto sul web.
In Pam & Tommy, serie Hulu diretta da Craig Gillespie (regista di Tonya), che da noi verrà distribuita su Disney+, quel video diventa la potente allegoria di un cambiamento globale di portata storica e la fotografia del momento esatto in cui Internet è entrato nelle nostre vite e abitudini, cambiandole per sempre.
Scritta da Robert Siegel (The Wrestler, The Founder), la miniserie racconta le storie parallele di Rand Gauthier (Seth Rogen), operaio (ed ex pornoattore) che, dopo essere stato licenziato da Tommy Lee senza essere pagato, decide di rubargli la cassaforte per vendetta e ci trova il famoso nastro; e quelle di Pamela e Tommy (Lily James e Sebastian Stan), appunto, che dovranno affrontare la ricaduta di quelle immagini sulle loro vite personali e carriere.
Siegel e Gillespie scelgono dunque da subito di non prendere le parti di nessuno, ma di esaminare entrambi i punti di vista, trovando da entrambe le parti elementi con cui lo spettatore possa identificarsi. Rand non è dipinto come un approfittatore senza scrupoli, ma come una persona complessa a cui è stato fatto un evidente torto da un individuo (Tommy Lee) ben poco rispettoso e corretto nei suoi confronti. Il primo episodio, strutturato praticamente come un heist movie, ci racconta questo punto di vista e il conseguente piano di Rand per rifarsi dei soldi che Lee gli doveva. Ma il secondo episodio ribalta immediatamente tutto e, senza trasformare improvvisamente Tommy Lee in un personaggio simpatico o per forza positivo, esamina il suo background, dipingendo lui e Anderson come persone non prive di debolezze e insicurezze, e con gli stessi sogni – una placida vita famigliare, il vero amore, dei figli – dell’uomo e della donna comuni.
Sono tutte figure tragiche, destinate a fallire miseramente: sia Rand, che ha commesso un crimine nella maniera più plateale e negligente, lasciando tracce a destra e a manca, che Pam e Tommy, che finiranno per divorziare e non riusciranno a controllare la diffusione del filmato nonostante tutti gli sforzi. È il ribaltamento del Sogno Americano a cui una certa parte di Hollywood, quella più “autoriale” e attenta (Gillespie compreso), ci ha abituati. Dopo l’11 Settembre e la crisi economica la bolla sembra essere esplosa: all’incrollabile fiducia reaganiana si è sostituito un dubbio strisciante e le iniquità del sistema americano sono ormai venute a galla. Sono temi adatti a una serie ambientata negli anni ’90, un’epoca di crisi esistenziale seguita ai colorati e superficiali Eighties. In Pam & Tommy, l’uomo che si fa da sé è, da un lato, un ladro (Rand) che si è impadronito della proprietà altrui e se la prende quando questa gli viene ulteriormente rubata. Dall’altro (Tommy Lee) è incapace di non sperperare quella fortuna tra vizi ed eccessi.
Nel mezzo c’è Pamela Anderson, ritratta in un momento di fragilità e transizione: il ruolo in Baywatch le stava ormai stretto e voleva sfondare a Hollywood. Il suo biglietto per la gloria avrebbe dovuto essere Barb Wire, ma il fallimento del film e le conseguenze impreviste del sex tape finirono per pregiudicare la sua carriera sul grande schermo prima ancora che potesse iniziare. Tra tutti i personaggi, Anderson è l’unica a essere ritratta sotto una luce quasi totalmente positiva: una persona gentile ed empatica, che oltretutto si è davvero guadagnata il suo posto nel mondo. Non a caso la serie si prende il tempo necessario per dedicarle una dettagliata origin story, raccontando la sua ascesa da aspirante modella canadese a superstar di Playboy.
È proprio lei a pagare il prezzo più salato, in una società maschilista che non si cura delle donne e non le considera persone, ma oggetti senza diritti. Una società che celebra l’uomo che ha successo con le donne come un modello, e che considera le donne di successo, e a proprio agio con la sessualità, come delle sgualdrine. Nessuno capisce, neppure Tommy Lee, che a trarre un danno di immagine irreparabile da quel sex tape sarà solamente lei.
Pam & Tommy è, in definitiva, la tragedia di un gruppo di persone a cavallo di un grande mutamento nella società, nella cultura, nella tecnologia. Rand, Pamela e Tommy sono convinti di essere un passo avanti a tutti, di aver visto il futuro o di potersi rinnovare in eterno per restare al passo coi tempi. Ma sono tutti dei dinosauri, solo che ancora non lo sanno. Seattle, la nuova mecca del rock mainstream anni ’90, nonché la sede di una compagnia di porno online con cui Rand, Pam e Tommy si troveranno a dover fare i conti, assurge così a metafora dell’essere superati. È il futuro che osserva tutti i nostri ridicoli sforzi per essere rilevanti, per contare qualcosa e lasciare un’eredità, e ride di noi.
La soluzione a tutto questo è, forse, l’empatia, l’ascolto. È smettere di accumulare per se stessi, piantarla con questa eterna gara a chi piscia più lontano e cominciare a dare agli altri per spezzare il circolo vizioso. Fare i conti col proprio passato per aprirsi al futuro. Pam & Tommy è insomma una serie con un forte messaggio, ma fortunatamente riesce a presentarlo con una confezione luccicante e travolgente che tiene incollati alla sedia episodio dopo episodio e mescola bene i toni tra commedia, dramma e grottesco (vedere una scena di Tommy Lee che letteralmente conversa con il suo pene).
Gillespie si circonda di un ottimo cast: Seth Rogen non è mai stato così serio, ma la sua naturale empatia dona a Rand un aspetto umano che ne bilancia il lato più viscido. Lily James è irriconoscibile sotto il trucco – che include dei seni prostetici – eppure riesce a trovare una sua chiave di lettura del personaggio. Sebastian Stan alterna momenti sopra le righe ad attimi in cui, dal suo sguardo, emergono le fragilità di Tommy Lee, le stesse che lo spingono ad andare sempre a mille.
L’obolo della somiglianza ai limiti del cosplay, passaggio obbligato in tutti i biopic moderni, tocca anche a Gillespie. Eppure il regista e Robert Siegel hanno la brillante intuizione di usare la parabola di Lee e Anderson per riflettere su temi più grandi. Scelgono di elevarsi dal semplice racconto scandalistico per dire qualcosa di più. Che è anche l’unico modo per dare un senso ai biopic.
Pam & Tommy arriverà su Disney+ dal 2 febbraio. QUI ne potete vedere il trailer italiano.