I potteriani doc (ma non solo) oggi festeggiano il nuovo anno con l’arrivo dell’attesa reunion del cast della saga cinematografica nello special Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts, realizzato per HBO Max e disponibile, nel nostro paese, su Sky e Now.
Un evento speciale, realizzato per l’appunto in occasione del ventennale da La pietra filosofale al cinema, che vede protagonisti moltissimi degli interpreti originali, nuovamente presso i Leavesden Studios dove sono è stata girata la maggior parte della serie.
Chi ha già visto la divertente reunion di Friends è bene che sia avvisato: nonostante le premesse, il risultato è decisamente diverso, a causa di alcune scelte ben precise di impostazione. Lo special potteriano, difatti, risulta molto più incasellato e molto meno spontaneo e “genuino”, con un’impronta molto più portata al documentaristico.
Il patinatissimo inizio è molto promettente, ma si tratta di una manciata di minuti che risultano essere gli unici momenti effettivi in cui i membri del cast interagiscono fra loro senza essere impomatati dall’“effetto intervista” in gruppi di due o tre persone.
Per il resto, l’impostazione è quella del documentario sequenziale, con tutti i film della saga rivisitati dai protagonisti, tra questioni produttive e altre molto più personali.
La celebrazione, dunque, è dell’intera saga, con picchi emozionali notevoli e la presenza, oltre che del “Golden trio” e di molti degli interpreti importanti della saga, anche di tutti i registi coinvolti: Columbus, Cuarón, Newell e Yates, che riportano aneddoti e dettagli di produzione tra i più interessanti.
Al di là dell’intro, tutti gli interventi avvengono all’interno dei set dei vari film: le sale comuni, le aule, la Gringott, con gruppetti di due o tre talent che rievocano momenti belli o difficili, ma comunque indimenticabili, della lavorazione degli otto film, inframezzando il tutto con materiale d’archivio e clip dai film.
Da questo punto di vista, sebbene il lavoro di montaggio sia molto ben curato e non ci sia un singolo momento di stanca in un’ora e quaranta di speciale, c’è da dire che dettagli inediti ne spuntano fuori pochini: tutto il footage dietro le quinte è già noto ai fan più accaniti e anche alcuni aneddoti sono già stati rievocati in precedenza dai loro protagonisti. Nondimeno questo ne sminuisce l’interesse generico, soprattutto presso il pubblico meno attento e ferrato in materia; inoltre, qualche piccola chicca qua e là è presente e degna di nota, mentre quelle già conosciute parlano, più che attraverso le parole, nei gesti, nelle espressioni e nelle emozioni.
Se Return to Hogwarts paga difatti lo scotto di avere una impostazione molto precisa e didascalica, guadagna moltissimo quando è visibilmente il sentimento dei suoi protagonisti a parlare, gli occhi ludici, gli abbracci, le risate, addirittura l’imbarazzo, insieme alla consapevolezza di aver creato e portato avanti per anni qualcosa di unico, che ha segnato la loro vita e quella di (letteralmente) milioni di giovani che sono cresciuti insieme alla saga e l’hanno portata nella propria vita, facendola a loro volta conoscere alla generazione seguente.
Più un documentario che una informale rimpatriata tra amici di vecchia data che hanno condiviso dieci (importanti) anni della propria vita, dunque, con qualche assenza eccellente e una certa arbitrarietà di contenuti: quel che conta, però, è il sentimento, il ricordo, quello che ci riporta costantemente col pensiero a questa saga. Dopo tutto questo tempo? Sempre.
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