Quando parliamo di distruzione sul grande schermo, pochi registi hanno l’abilità di Roland Emmerich. Presto il regista tedesco tornerà a dimostrarcelo con la sua ultima fatica, Moonfall (QUI il trailer), previsto per il 17 marzo. Ma c’è stata un’occasione in cui nemmeno la bravura di Emmerich nel mettere in scena le catastrofi è bastata per salvare un suo film. Stiamo parlando di Godzilla, il primo tentativo di tradurre per un pubblico americano la celebre saga dei mostri della Toho, poi adattata con successo dalla Legendary nel MonsterVerse. Parlando con The Hollywood Reporter, il regista ha ammesso che il progetto gli interessava ben poco, inizialmente, perché TriStar lo aveva contattato mentre lui e il fidato collaboratore Dean Devlin stavano tentando di sviluppare un film su un asteroide gigante. I due accettarono di fare Godzilla a una condizione: poter ridisegnare la creatura. E, con loro grande sorpresa, i produttori accettarono. Ecco cosa ha detto Emmerich:
Non volevo fare Godzilla. Ma mi fecero una proposta inaudita. Dissi: “Ok, adottiamo un approccio davvero radicale. Non farò il Godzilla col pancione. Lo trasformerò in una lucertola”. Questo avrebbe dovuto dire a tutti che non ero adatto a fare il film. La Toho disse: “Va bene, chiameremo questo il nuovo Godzilla, il Godzilla di Hollywood. Così potremo continuare a fare il nostro Godzilla grasso”. Io dissi: “M***a!”. Stavo lavorando alacremente al mio film su un meteorite, ma fui trascinato via da Godzilla. E poi, all’improvviso, arrivò Michael Bay e lo fece per primo.
Emmerich naturalmente si riferisce ad Armageddon, che non fu nemmeno l’unico film di asteroidi uscito in quel periodo. Nel 1998, lo stesso anno di Godzilla, uscì infatti anche Deep Impact.
Il Godzilla di Emmerich sarebbe stato in seguito inserito nel canone Toho con il nome di “Zilla” e avrebbe combattuto il “vero” Gojira in Godzilla: Final Wars. Inoltre fu protagonista di una serie animata, Godzilla: The Series, durata due stagioni.