Per dirla alla Mario Brega, il cinema può essere arte o intrattenimento. È una semplificazione, me ne rendo conto: dove finisce l’una e dove inizia l’altro? Il confine non è così netto sempre, ci sono film d’autore fatti per intrattenere (Mad Max: Fury Road e Freaks Out ne sono ottimi esempi) e film di intrattenimento realizzati con una tale abilità tecnica da potersi considerare opere d’arte. Il cinema è complesso e variegato e ci piace per questo.
Però è anche vero che ci sono prodotti che in testa hanno solamente un’idea: quella di farci divertire. Red Notice è uno di questi. È spesso maldestro e superficiale, ed è totalmente, apertamente, impunemente scemo dalla prima all’ultima inquadratura. Eppure è quel tipo di film che riesce a fare di tutti questi difetti delle virtù, o per lo meno che riesce a mascherarli con un ritmo forsennato che trascina lo spettatore da una sequenza improbabile alla successiva, strappandogli più di una risata e lasciandolo di buon umore.
Tutto dipende dal contesto, ovviamente, e dalle vostre aspettative. Red Notice non ha alcuna intenzione di rivoluzionare il cinema o lo streaming. Si inserisce perfettamente, anzi, nel genere The Rock. Grazie per la domanda, caro lettore: il genere The Rock è quel filone cinematografico modellato intorno alla figura e alle aspirazioni di dominio globale di Dwayne Johnson. È la sua campagna presidenziale virata a film, praticamente. Il genere The Rock ha delle caratteristiche estetiche e narrative sempre più definite e canoniche. Andiamo testé a scoprirle.
È rassicurante. Come detto, i film di The Rock ormai sono un’estensione della sua figura pubblica. Dwayne non mira a turbare gli spettatori con i suoi ruoli e i suoi film: mira a conquistarli. Mira ad ammaliarli. Mira a sedurli, convincendoli che lui sia la massima espressione genetica del genere umano, lo zenith dell’evoluzione, il modello a cui aspirare come uomo, padre, mentore, professionista.
È colorato. Jungle Cruise, Jumanji e il terzo atto di Hobbs & Shaw sono esempi perfetti del mondo visto attraverso gli occhi di The Rock: un film action anni ’80 dopo che ha assunto droghe psicotrope. Red Notice non si esime.
È digitale. Red Notice salta da un continente all’altro con l’entusiasmo di un qualunque Indiana Jones, eppure – a parte una parentesi a Roma e in Sardegna – la produzione non si è mai mossa da Atlanta. E si vede. Il film è talmente imbevuto di luce arancione da far pensare che il regista Rawson Marshall Thurber abbia scassinato l’ufficio di Michael Bay per rubargli i filtri colorati. Tutto è illuminato da quella luce fintissima tipica degli esterni ricostruiti in buona parte al computer. Pensate a Jungle Cruise e alla sua giungla patocca e vi farete un’idea abbastanza precisa degli ambienti di Red Notice (e la giungla c’è anche qua, ed è uguale a quella).
La gente non muore. A un certo punto, Dwayne viene speronato da un animale molto grosso (fatto al computer molto male). Non si fa niente. Ma nemmeno che sta un po’ a terra e poi si alza dolorante, eh? Proprio niente, si rialza seccato. In Red Notice non muore (quasi) nessuno. Si spara un sacco, molta gente cade da altezze preoccupanti, altrettanta viene presa a pizze in faccia in malo modo. Eppure è raro che si percepisca la morte. Il genere The Rock è l’equivalente cinematografico di una stanza a prova di bebè, in cui tutti gli spigoli sono stati avvolti con il pluriball.
Red Notice però è interessante perché il genere The Rock incontra il genere Ryan Reynolds. In comune, i due hanno il fatto di essere modellati sulle caratteristiche della loro star. In entrambi i casi si tratta di attori dal range abbastanza limitato che hanno capito di dover sfruttare massicciamente le cose che sanno fare. Nel caso di Ryan Reynolds parliamo ovviamente di battute a raffica, riferimenti meta-testuali e citazioni pop come non ci fosse domani.
Rawson Marshall Thurber ricalca la classica struttura del buddy movie da lui già sfruttata (sempre con Dwayne Johnson) in Una spia e mezzo: alla granitica fisicità dell’ex wrestler viene contrapposto lo humour di un compagno di avventure ironico e spesso inadeguato. Qui però c’è un elemento extra: la terza punta, Gal Gadot. Nel ruolo, praticamente, di una Wonder Woman smaliziata. E anche qui, volendo, potrei proseguire con la mia ormai comprovata sagacia e dire che il genere The Rock e il genere Ryan Reynolds incontrano il genere Gal Gadot. Ma sarebbe una forzatura, considerando che quest’ultima ha meno film da protagonista in curriculum e, dunque, non ha ancora avuto il tempo di definire un suo filone. Piuttosto, è Thurber che l’ha scritturata (o ha scritto il suo ruolo) in base a Wonder Woman.
Ok, abbiamo definito i parametri ma non abbiamo ancora detto più di tanto sul film in sé. Specialmente su come queste tre punte lavorino insieme all’interno di esso. Ecco, va detto questo: se trovate insopportabile Reynolds, non cambierete certo idea qui. Se Dwayne Johnson e le sue rigide regole auto-imposte vi hanno stufato, Red Notice non ve lo farà tornare simpatico. Se invece le due cose non vi disturbano, bisogna dire che Thurber li usa piuttosto bene e tra loro c’è una discreta alchimia. Niente di sconvolgente, lo ribadisco, ma niente di male.
Soprattutto, Red Notice è una cavalcata intorno al mondo che inizia come Ocean’s Eleven e finisce come Indiana Jones, con tanto di basi segrete, nazisti, inseguimenti auto/furgoni e tutto il campionario. La cosa è talmente smaccata da essere persino esplicitata nei dialoghi. Forse il film è addirittura più efficiente di Jungle Cruise nel citare e inglobare lo spirito di Indiana Jones, specialmente nel terzo atto, in cui dal glamour e lusso delle grandi città si passa appunto alla giungla e alle ambientazioni da romanzo pulp anni ’40.
È tutto estremamente superficiale e la scrittura è piena di scorciatoie ideate per passare rapidamente in rassegna tutte le cose che devono per forza esserci in un heist movie. Al punto che la porzione heist, in sé e per sé, è la meno soddisfacente di tutto il film, dato che sostituisce l’abilità dei ladri con la comodità delle tecnologie impossibili. Eppure Red Notice funziona e riserva pure qualche sorpresa che contraddice, almeno in parte, tutta la mia tirata sulle regole di The Rock e Reynolds. Ma soprattutto intrattiene, raggiungendo il suo unico, semplice eppure complicatissimo scopo: quello di farci divertire.
Red Notice arriverà su Netflix il 12 novembre. QUI ne potete vedere il trailer.