Eternals – La recensione del film di Chloé Zhao

Eternals – La recensione del film di Chloé Zhao

Di Lorenzo Pedrazzi

L’esistenza del Marvel Cinematic Universe si è ormai protratta abbastanza a lungo da tracciare una vera e propria evoluzione tematica e narrativa, che riflette i mutamenti dello Zeitgeist in cui viviamo. Risulta evidente soprattutto a partire dalla cosiddetta “Fase 4”: varcata la soglia apocalittica di Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno chiuso un’epoca e ne hanno inaugurata subito un’altra, più soggetta alle influenze socio-politiche del presente. O, per meglio dire, più attenta al “mondo fuori dalla finestra” di cui parlava Stan Lee, lo stesso in cui si muovono da sempre gli eroi marvelliani, e che si ripercuote sulle loro storie, le plasma e le indirizza.

Di quel mondo, Chloé Zhao è un’esponente di assoluto valore. Affidarle un film come Eternals significa non solo assicurarsi il talento di un’ottima cineasta, ma accettare una visione alternativa del racconto supereroistico, emancipata dai vecchi modelli e dalle loro certezze. Gli Eterni di Jack Kirby sono forse i personaggi ideali per compiere una simile operazione: relativamente sconosciuti, possono essere modificati e ricombinati senza grossi traumi per l’immaginario collettivo, e vantano una ricca mitologia alle loro spalle. C’è quindi una transizione molto evidente fra gli Eterni di Kirby e quelli di Zhao, anche nella scelta di un’estetica molto più rigorosa, monumentale e geometrica rispetto allo stile del grande fumettista (basti vedere l’astronave che porta il gruppo sulla Terra). Nei pensieri della regista c’è il cinema epocale di 2001: Odissea nello spazio e The Tree of Life, opere che coprono millenni di storia umana per ripercorrerne le origini e immaginarne l’avvenire: ebbene, Eternals è la versione marvelliana di quel cinema, pur con le dovute differenze di pregio e ambizioni.

La didascalia iniziale, dal vago sentore biblico, narra la creazione dell’universo per mano dei potentissimi Celestiali, divinità che mantengono l’equilibrio del cosmo attraverso un processo continuo di nascita e distruzione. Gli Eterni sono alieni umanoidi immortali, originari del pianeta Olimpia, a cui i Celestiali assegnano il compito di proteggere ogni forma di vita dai mostruosi Devianti, predatori alfa che razziano i mondi dell’intero creato. Ajak (Salma Hayek), Sersi (Gemma Chan), Ikaris (Richard Madden), Thena (Angelina Jolie), Kingo (Kumail Nanjiani), Makkari (Lauren Ridloff), Phastos (Brian Tyree Henry), Sprite (Lia McHugh), Gilgamesh (Don Lee), e Druig (Barry Keoghan) giungono sulla Terra nei tempi antichi per agevolare lo sviluppo dell’umanità e difenderla dagli invasori, salvo poi ritirarsi nell’ombra quando la minaccia dei Devianti viene debellata: i Celestiali, infatti, hanno proibito loro di intervenire negli altri conflitti terrestri. Gli eventi narrati in Avengers: Infinity War ed Endgame innescano però il ritorno dei mostruosi alieni, costringendo Sersi, Ikaris e gli altri a riunire la squadra per fermarli.

Il nucleo della trama si svolge nel presente, ma le vicende di Eternals si dipanano lungo un arco di settemila anni, nel quale i rapporti tra i personaggi si evolvono, si rompono o si sedimentano, a seconda dei casi. Chloé Zhao, alla sua prima esperienza con un blockbuster, ha le idee molto chiare sul ruolo del cinema popolare nell’immaginario condiviso: i supereroi incarnano sostanzialmente la mitologia dei nostri tempi, e gli Eterni le permettono di mettere in connessione tale “folclore” contemporaneo con quello dell’antichità. Le gesta degli Eterni ispirano i miti greci e sumeri (come dimostrano i nomi dei personaggi), mentre i Devianti non hanno le sembianze antropomorfe dei fumetti, ma ricordano i mostri ferini delle storie antiche. C’è quindi una visione precisa alla base del film, divisa fra le tradizioni del passato e le innovazioni del futuro. Il gruppo è molto diversificato, generi ed etnie di molti personaggi sono stati cambiati rispetto alla fonte, e il fulcro della narrazione non è Ikaris – solitamente considerato il più grande fra gli Eterni – bensì Sersi.

eternals trailer spiegato

La dinamica tra Ikaris e Sersi, legati da un amore durato millenni, è il filo rosso che attraversa il film. E non solo: è anche l’emblema di una Hollywood che deve accettare il cambiamento, adattandosi allo Zeitgeist corrente. Sul personaggio di Ikaris si consuma quindi il ripensamento critico del supereroe classico, peraltro così simile a Superman in fatto di superpoteri e senso del dovere: è l’archetipo del supereroe, in altre parole. Sersi è invece il suo opposto, non solo per sesso ed etnia, ma anche perché dotata di poteri non muscolari (è in grado di manipolare la materia inanimata) e perché segue l’empatia, più che gli ordini. È quindi più flessibile, più emotiva, più adatta ai tempi che cambiano. Chloé Zhao è brava a tracciare questa dicotomia, attribuendo inoltre un conflitto preciso a ogni personaggio, e quindi una diversa reazione di fronte agli eventi. Di conseguenza, il concetto di famiglia disfunzionale è qui ancora più palese rispetto agli Avengers, dove il bene ultimo da conseguire – l’obiettivo di ogni missione – non era mai ambiguo.

Nel caso di Eternals, invece, non è così. Alla base della trama apocalittica c’è infatti un grande dilemma morale, nient’affatto scontato: la scelta tra vite già esistenti e vite potenziali, tra un presente concreto e un futuro teorico, senza conoscere le conseguenze di questa decisione. Il film opta per una soluzione laica, accettandone le eventuali ripercussioni. Magari eccede in alcuni dialoghi di pura esposizione, quando scivola nel didascalico per sincerarsi che il pubblico abbia capito tutto, ma sono circostanze molto limitate. Anche perché il suo linguaggio è soprattutto visivo: Zhao fa esplodere un grandioso sense of wonder che punta a rappresentare l’irrappresentabile, avvicinandosi alla spaventosa meraviglia del sublime. La CGI in tal senso aiuta, ma la regista preferisce comunque girare in loco, limitando il green screen allo stretto necessario. Così, anche le spettacolari battaglie con i Devianti acquisiscono una maggiore qualità materica, e gli orizzonti che si stagliano alle spalle dei personaggi rimandano ai film precedenti dell’autrice. Zhao continua a far dialogare i protagonisti con il paesaggio, un tratto distintivo del suo cinema fin dal bellissimo Songs My Brothers Taught Me. Il caos umano di Londra per Sersi, la fitta foresta amazzonica per Druig, la desolazione del deserto per Ajak, Gilgamesh e Thena, l’intimità casalinga per Phastos: ogni personaggio è calato in un contesto che ne riecheggia lo stato d’animo, e ne simboleggia il rapporto col mondo. Anche la velocista sordomuta Makkari, pur avendo meno storia alle spalle, riesce a imporsi grazie alla sua presenza scenica.

Di certo, Zhao ha il merito di attribuire una maggiore carnalità ai personaggi del MCU, e la tanto discussa scena di sesso tra Ikaris e Sersi (peraltro breve e molto casta) è un tentativo in quella direzione. Forse il paradosso di Eternals è proprio questo: i suoi eroi, che umani non sono, acquisiscono un’umanità e una sensualità persino maggiori dei loro colleghi terrestri; e disperatamente umano è anche l’impulso a mettere in discussione i propri creatori, una volta conquistata la piena coscienza di sé. In fondo, Eternals non è altro che una storia di formazione millenaria, dove lo spettro delle emozioni umane fa il giro completo grazie alla longevità infinita dei suoi personaggi.

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