Eric Bana, attore senza peccato

Eric Bana, attore senza peccato

Di Marco Triolo

La carriera della star australiana, dagli inizi come comico televisivo, al successo hollywoodiano e fino al ritorno sul grande schermo con il thriller Chi è senza peccato – The Dry, in uscita l’11 novembre.

Eric Banadinović, di padre croato e madre tedesca, cresciuto a Melbourne per poi diventare, nei primi anni 2000, uno dei più ricercati leading men di Hollywood, ha fatto un percorso simile a quello di molti altri colleghi: dalla comicità al dramma.

Probabilmente non è cosa risaputa, dato che Eric Bana proviene dall’Australia e non dagli Stati Uniti. Gli USA hanno un forte ascendente su di noi, sappiamo vita, morte e miracoli di gente come Adam Sandler, Jim Carrey e Robin Williams, dai loro inizi come comici all’evoluzione in attori drammatici in grado di comandare lo schermo. L’Australia, che regolarmente sforna talenti del calibro di Mel Gibson, Russell Crowe e Chris Hemsworth, è una terra ancora lontana e non ha lo stesso impatto sulla coscienza collettiva.

Eppure, come dicevamo, Eric Bana ha fatto lo stesso percorso di questi nomi blasonati, dagli inizi come comico stand-up e televisivo (celebri in patria le sue imitazioni di Arnold Schwarzenegger, Tom Cruise e Sylvester Stallone nella trasmissione Full Frontal) al passaggio, così debbotto, a ruoli da attore “serio”.

La folgorazione sulla via di Damasco (ce n’è sempre una, ne abbiamo parlato anche a proposito di Edgar Wright) arriva da teenager di fronte a Interceptor, alias Mad Max, alias Mel Gibson vestito di pelle al volante di un bolide nell’Outback australiano. Luoghi aridi, desertici e incredibilmente cinematografici a cui Bana sarebbe approdato qualche tempo dopo (leggi: quarant’anni) in Chi è senza peccato – The Dry, thriller di Robert Connolly in arrivo l’11 novembre per Notorious Pictures, che ce lo restituisce, oggi, in un ruolo da protagonista assoluto dopo un decennio di scelte meno prominenti rispetto agli inizi.

Dicevamo: il giovanissimo Eric vede Mel Gibson e grida “Anch’io!”, dimostrando un certo talento per la recitazione già in quegli anni. Nel 1991 inizia a tenere qualche spettacolo di stand-up, ma la consacrazione arriva qualche anno dopo con la trasmissione Full Frontal (1993-1997). Dopo il tentativo fallimentare di condurre uno show tutto da solo (Eric, 1996), Bana esordisce al cinema con la commedia australiana Casa dolce casa. È il 1997 e le cose stanno per cambiare.

In quello stesso anno, Eric Bana viene avvicinato dal regista Andrew Dominik, che gli propone il ruolo da protagonista in Chopper. Si tratta del biopic del criminale australiano Chopper Read, che raccomanda personalmente Bana al regista, da tempo alla ricerca di un protagonista convincente. Bana si rapa a zero, mette su tredici chili e convince la critica con la sua primissima interpretazione drammatica. Da lì è tutto in discesa: nel 2001 arriva Black Hawk Down, nel quale Ridley Scott lo scrittura su consiglio di Russell Crowe. Il 2003 è l’anno di Alla ricerca di Nemo (è lui a dare la voce allo squalo Anchor), ma soprattutto è l’anno di Hulk, definitiva consacrazione come protagonista hollywoodiano.

Eric Bana ci mette sempre quell’impegno extra e l’intelligenza di scegliersi dei ruoli che siano anche sfide. Per Black Hawk Down si mette in dieta (i chili di Chopper non se ne sarebbero andati via da soli), fa palestra, si addestra con la Delta Force a Fort Bragg. Per Troy (2004) prende lezioni di scherma ed equitazione. Per Hulk si fa iniettare un siero sperimentale e diventa verde. No, non è vero, ma di certo Bana viene attirato dalla complessità psicologica del personaggio di Bruce Bana Banner e prende la cosa molto sul serio. Tanto da far sfigurare Edward Norton, che avrebbe ereditato il ruolo qualche anno dopo, prendendola altrettanto sul serio ma facendo un po’ la figura di quello che ci prova fin troppo.

In quegli anni dice a Empire di essere “contento” di ogni singolo ruolo interpretato fino a quel momento, incluso quello di Ettore in Troy (un successo di pubblico ma non certo di critica). E come dargli torto? In dieci anni Eric Bana era passato dagli sketch televisivi a essere il nome in cima al cartellone di svariati blockbuster americani. Come Munich (2005), che lo vede recitare per Steven Spielberg (e se diventi protagonista per Spielberg qualcosa di giusto lo hai fatto). Come L’altra donna del re, accanto a Scarlett Johansson e Natalie Portman. Come Star Trek, in cui è il suo villain Nero, un romulano disperato, vendicativo eppure mai macchiettistico, a rubare la scena.

Siamo ormai nel 2009 e a questo punto cambia di nuovo qualcosa. Eric Bana non è più ai vertici della macchina hollywoodiana come nel decennio precedente. Nel 2011 interpreta Hanna di Joe Wright, da cui è stata poi tratta l’omonima serie Amazon. Il film è un buon successo, ma lui non ne è il vero protagonista. Stessa cosa vale per Lone Survivor (2013) di Peter Berg. Nel 2014 lo ritroviamo in Liberaci dal male, un horror di Scott Derrickson che gli regala un nuovo ruolo da protagonista, per quanto non in vetta come qualche anno prima. Dopo un altro ruolo da guest star di lusso in King Arthur – Il potere della spada di Guy Ritchie, è il ruolo del truffatore John Meehan nella serie Dirty John a ricordare a tutti le qualità e il carisma che lo avevano reso un’improbabile star a fine anni ’90.

E così arriviamo a Chi è senza peccato – The Dry. Il suo ruolo nel film di Robert Connolly, tratto dal romanzo di Jane Harper, ha le caratteristiche del “grande ritorno”. In primo luogo è un ritorno alla terra natia sia dentro che fuori dallo schermo, nel senso che la trama vede un illustre detective fare ritorno al paesello (Kiewarra, Victoria) per indagare su un apparente omicidio-suicidio legato a vecchi fatti di sangue in cui era stato coinvolto in prima persona. In secondo luogo è una vetrina per il suo talento e quello sguardo magnetico che attira su di sé tutta l’attenzione e guida la scena.

Nel complesso personaggio di Aaron Falk, combattuto eppure determinato a fare la cosa giusta, ritroviamo Bruce Banner, Ettore, ma anche l’Avner di Munich. Ritroviamo un attore di cui forse ci eravamo un po’ dimenticati, ma che è sempre stato lì, a scavarsi una nicchia con estrema dignità professionale, pur senza i frizzi e lazzi di un tempo. Chi è senza peccato – The Dry suona come un monito a tutti coloro che non avevano più dedicato un pensiero a Eric Bana da tempo immemore: “Io sono sempre qui e adesso ve lo dimostro”.

Soprattutto, The Dry è il classico one man show, è il “ruolo maturo”, quello da antieroe western che lotta contro tutto e tutti pur di ottenere giustizia e pace. È una parte che potrebbe far rizzare nuovamente le antenne a produttori vari e, insieme a Dirty John, spalancare a Bana le porte di un meritato ritorno. Solo il tempo ce lo dirà; per ora godiamoci questo film e questo Eric Bana più adulto, con più cicatrici personali e sempre carismatico.

Chi è senza peccato – The Dry uscirà nei cinema italiani l’11 novembre, distribuito da Notorious Pictures. Su Moobie (a questo link) è già possibile acquistare i biglietti del film.

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