Ricordate quando Neill Blomkamp, regista di District 9, era in trattative per dirigere un capitolo di Alien che sarebbe stato una sorta di sequel alternativo di Aliens – Scontro finale? Ricordate anche quei bellissimi stralci di concept art che mostravano Ripley (Sigourney Weaver) e un redivivo Hicks (Michael Biehn)?
Ovviamente ricordate anche la frustrazione provata quando Fox decise di non procedere con quel progetto e di affidare invece a Ridley Scott un sequel di Prometheus, Alien: Covenant. Frustrazione provata anche dal regista in questione, che ha anche un’idea del motivo per cui quel progetto fu infine cassato.
Parlando con The Guardian, in occasione dell’uscita del suo nuovo film Demonic, girato l’anno scorso in Canada durante il lockdown, il regista ammette che probabilmente fu colpa di Humandroid, alias Chappie, il suo terzo film da regista. Quella bizzarra variazione sul tema di Corto Circuito ambientata a Johannesburg, che vedeva il suo attore feticcio Sharlto Copley nei panni di un robot che sviluppa coscienza di sé, probabilmente non andò giù a Ridley Scott.
In effetti, Alien 5 fu annunciato a febbraio 2015. In marzo uscì Humandroid. In ottobre Alien 5 fu cancellato. Blomkamp non è sicuro che sia stato un caso:
È possibile che Ridley abbia visto Humandroid e pensato “Questo tizio non può fare Alien, lasciamo perdere e andiamo avanti”.
Blomkamp è comunque fiero di Humandroid, ma si rende conto che aveva dei problemi e che non riuscì a conquistare il pubblico, e magari uno spettatore importante come il produttore del suo Alien. Il regista spiega anche di esserci rimasto male perché nel progetto era già coinvolta Sigourney Weaver, che lui aveva convinto proprio sul set di Humandroid:
Mi è anche dispiaciuto per Sigourney, perché era davvero entusiasta di quello che avevo proposto. Pensavo che, per gli spettatori che amavano Aliens, ci fosse l’opportunità di fare un altro film con Sigourney in una maniera che avrebbe saziato il gusto del pubblico e il mio. Quello che per me non ha senso è che penso che [il mio film] fosse ciò che il pubblico voleva, perciò è strano perché Fox non si tira mai indietro quando c’è da guadagnare.
Neill Blomkamp spiega inoltre di non aver mai più contattato Ridley Scott dopo il fattaccio:
No, no, no, non si torna indietro da una cosa del genere. Non esiste che io lavori a un film per due anni, mi strappino il tappeto da sotto i piedi e poi io mi rifaccia vivo per andare a bere una birra. È esattamente per questo che non voglio più fare nulla che sia basato su proprietà intellettuali altrui.
Da questa dichiarazione si tira subito un attimo indietro:
Se mi proponessero qualcosa di fantastico, organizzato nel modo giusto, non direi di no. Ma in generale, dopo Halo e Alien, sarebbe poco saggio farlo.
Già, Halo. Tra i progetti mai realizzati di Blomkamp c’è anche un film su celebre videogame Microsoft (oltre a un sequel di RoboCop). Anche quella fu un’esperienza a dir poco frustrante, anche se più breve, in quanto il regista mollò il progetto dopo cinque mesi. Il problema erano, in quel caso, “le meccaniche” di Hollywood, con lo scontro di poteri tra Microsoft, che deteneva il marchio, e Fox e Universal, gli studios che avrebbero dovuto co-produrre. Conflitti che, infine, “portarono all’implosione del progetto”.
Nel caso di RoboCop Returns, Blomkamp rivela di aver mollato il progetto per questioni di tempistiche, e di aver avuto un’esperienza “molto più piacevole” rispetto alle altre.
Dopo l’uscita di Demonic, Neill Blomkamp dovrebbe finalmente lavorare a District 10, il sequel di District 9 che ha in mente da anni. Forse tornando indietro riuscirà a ritrovare l’ispirazione?