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Vortex, la recensione del film di Gaspar Noé con Dario Argento protagonista

Pubblicato il 13 luglio 2021 di Andrea D'Addio

Quando il Festival di Cannes 2021 ha annunciato che nel proprio programma ci sarebbe stato un film di Gaspar Noé con Dario Argento protagonista e di cui la trama sarebbe rimasta segreta fino alla sua prima proiezione organizzata a mezzanotte, tanti accreditati hanno cominciato a pregustare l’evento. Che piaccia o no, il cinema di Noé non è mai banale, lascia sempre dietro qualcosa. Chiedere a Dario Argento di fare l’attore sembrava la premessa di un film horror con chissà quali strane prospettive. La realtà delle cose è stata effettivamente sorprendente, ma non nel senso in cui ce lo si aspettava.

Vortex è infatti un film senza dubbio unico, ma non per la trama horror da chissà quali svolte narrative o trovate visive. Lo è perché è un film dalla trama esilissima. Vi si racconta la vita quotidiana di una coppia di anziani, lui è uno scrittore e critico di cinema, lei una psicologa malata di Alzheimer. Li vediamo perennemente in scena su di uno schermo diviso in due, split screen. Hanno una quotidianità abbastanza convenzionale fatta di pasti, dialoghi, abbracci, litigi e medicine. A volte li va a trovare il figlio, ex tossicodipendente che vorrebbe convincerli a trasferirsi in una casa di riposo…

Nel suo essere minimalista, Vortex ha comunque un sottotesto chiaro e reiterato: è la decadenza dei corpi, sia quello del figlio drogato che quelli, narrativamente molto più presenti, dei due protagonisti, corpi che non corrispondono più ai comandi, non almeno come lo si vorrebbe. Nonostante il nobile intento, le due ore e mezzo di Vortex riescono a sembrare ancora più lunghe di quello che sono. L’idea di girare il tutto come se fosse un filmino casalingo, come se il girare “male” possa dare subito la percezione di intimità (siamo davvero accanto ai due protagonisti) è davvero semplicistica.

Difficile dire se ci sia qualche altra e criptata ragione dietro questa scelta registica, certo è che ci si disamora ben presto di tutti i personaggi in scena, nonostante l’apparente dolcezza che due anziani che stanno assieme e si vogliono ancora bene dovrebbe suscitare. Sicuramente c’è chi troverà in Vortex momenti di tenerezza e trasformerà la depressione che si respira nel film in uno specchio della vecchiaia e della realtà, ma sembra più l’elucubrazione di uno spettatore che ha bisogno di attaccarsi a qualche cosa per giustificare i 142 minuti passati a vedere questo concentrato di nichilismo che il risultato di un lavoro scritto e girato con passione e desiderio di raccontare qualcosa di intenso e profondo. Amour, di Michael Haneke, che questo film in qualche modo può ricordare, fa parte di una galassia lontana e forse inavvicinabile.