I predatori dell’arca perduta: otto particolari che (forse) vi erano sfuggiti

I predatori dell’arca perduta: otto particolari che (forse) vi erano sfuggiti

Di Marco Triolo

I predatori dell’arca perduta è uno dei film che ho visto più volte nella mia vita. Non saprei nemmeno dire quante, o a che età sia stata la prima visione: si perde nella notte dei tempi, è questione di imprinting. I predatori dell’arca perduta, per me, è sempre stato lì.

Ciò detto, come ogni film della nostra infanzia, è pieno di dettagli che da bambini non riusciamo a cogliere o semplicemente a capire. Mettiamoci anche che eravamo soliti vederlo su televisori a tubo catodico, magari per mezzo di VHS consumate. Perciò, quando parlo di “dettagli”, non parlo solo di strizzate d’occhio o riferimenti, ma proprio fisicamente di dettagli dell’immagine che ci sfuggivano e che ora, nella gloria del Full HD o del 4K, possiamo finalmente apprezzare.

Eccone alcuni dei più curiosi, sia dell’uno che dell’altro tipo, in occasione del quarantesimo anniversario del film. Attenzione, però: questo elenco non vuole essere la solita infornata di fun facts più o meno famosi. Non vi parlerò della scena in cui Indy spara allo spadaccino per colpa della dissenteria, perché lo sapete già. Vorrei piuttosto concentrarmi su particolari difficili da notare, se non alla milionesima visione, citazioni buffe passate inosservate e trivia nascosti nel ricco affresco messo in scena da Steven Spielberg. In rigoroso ordine sparso.

L’esordio di Alfred Molina

Ok, ho promesso l’ordine sparso ma in effetti questo trivia si riferisce alla prima scena del film. Lo sapete, probabilmente, che la guida che tradisce Indy e si fa dare dell’imbecille persino da morto è il Dottor Octopus, Alfred Molina. Quello che magari non tutti sanno è che quello di Satipo era il suo primo ruolo al cinema. (Per altro Alfredo “Alfred” Molina, inglese, è figlio di uno spagnolo e di una italiana e parla inglese, spagnolo e italiano. Per dire che era credibile come guida sudamericana).

Il finto sherpa

Nei credits è segnato come “Ratty Nepalese” ed è uno degli sgherri di Toht nella scazzottata all’interno del bar di Marion Ravenwood. Lo interpreta lo stuntman Malcolm Weaver, decisamente non un nome nepalese, e… si vede. Nel senso che gli hanno appiccicato in faccia delle protesi per farlo sembrare nepalese. Una cosa che probabilmente in definizione standard si notava meno. Una scelta abbastanza infelice secondo gli standard di oggi, perché equivale un po’ all’idea del blackface.

Wilhelm Scream

A un certo punto, nella scena in cui Indy prende il controllo del camion che contiene l’Arca, un soldato nazista viene sbalzato dal retro del camion e finisce sul cofano di una jeep. Emettendo un grido che i più attenti avranno già sentito. Si tratta del cosiddetto “Wilhelm Scream”, uno dei più famosi effetti sonori di Hollywood. Fu registrato per il film Tamburi lontani (1951), probabilmente dall’attore Sheb Wooley. È stato usato così tanto che a un certo punto è praticamente diventato un in-joke, un riferimento pop in sé e per sé. Forse già nel film di Spielberg lo possiamo classificare come tale, dato che era usatissimo nei vecchi film d’avventure e nei western con cui il regista era cresciuto e che citava consapevolmente ne I predatori dell’arca perduta.

Pat Roach ha due ruoli

Presente il tizio molto grosso che prende a pugni Indy e finisce maciullato dalle eliche dell’aereo? Quello è Pat Roach, un wrestler professionista inglese che mancò il ruolo di Darth Vader ma fu successivamente scritturato da George Lucas anche in Willow (era il generale Kael, battezzato col nome dell’unica critica che aveva stroncato I predatori, Pauline Kael) e Indiana Jones e il tempio maledetto. Lo abbiamo visto anche in Yado e Conan il distruttore. Qui ha anche un altro ruolo: quello di uno sherpa molto grosso.

Il produttore Frank Marshall ha un ruolo

Frank Marshall, storico produttore dei film di Spielberg, appare nel film in un cameo. È il pilota dell’aereo nella scena di cui sopra, quella in cui Pat Roach mena Harrison Ford.

L’effetto Cloud Tank

Se le nuvole movimentate del cielo del Cairo, nella scena in cui la squadra di Sallah solleva il lastrone che chiude il Pozzo delle Anime, vi risultano famigliari, è perché sono molto simili a quelle da cui emerge l’astronave madre di Incontri ravvicinati del terzo tipo. L’effetto si chiama Cloud Tank e fu sviluppato da Douglas Trumbull proprio per Incontri ravvicinati. È ottenuto immergendo della pittura in una vasca contenente acqua salata e acqua dolce. All’epoca, prima dell’avvento della CGI, veniva usato spesso. Lo abbiamo visto anche in Poltergeist e Independence Day, ad esempio.

Un canyon famigliare

La scena in cui Indy minaccia il convoglio nazista con un lanciarazzi è ambientata in un canyon che dovrebbe essere famigliare ai fan di Star Wars. È noto come canyon Sidi Bouhlel e si trova vicino alla città di Tozeur, in Tunisia. Anzi, scusate, su Tatooine. È lo stesso in cui sono state girate le scene dell’attacco dei Tusken.

Telesallah Bob

Vi siete mai chiesti cosa canta Sallah, tutto ringalluzzito dopo il bacio di Marion? Si tratta di A British Tar is a Soaring Soul, brano dell’opera comica H.M.S. Pinafore (1878). La stessa che Bart chiede a Telespalla Bob di mettere in scena per tenerlo in stallo durante un celebre episodio de I Simpson (Cape Feare, episodio 5×02).

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