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È possibile sintetizzare la carriera del più grande calciatore italiano in 90 minuti? Il Divin Codino ci prova, e gli autori hanno spiegato le loro scelte durante la conferenza stampa on-line che ha visto tra gli ospiti lo stesso Roberto Baggio.
Il film uscirà su Netflix il prossimo 26 maggio, accompagnato dalle attese di moltissimi fan che in Baggio hanno visto un fuoriclasse senza precedenti, almeno in Italia. Non è stato facile, per Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, condensarne la storia in una sceneggiatura compatta, ed è per questo che il film di Letizia Lamartire si concentra soprattutto su tre momenti della vita del campione. Rampoldi lo dice in modo chiaro:
Noi abbiamo affrontato questa sfida con terrore: come puoi raccontare la vita del calciatore più amato d’Italia senza deludere qualcuno? Perché la storia di Roberto è custodita nel cuore di tutti gli italiani. In un primo momento abbiamo pensato di mettere tutto, tutta la vita… poi ci siamo resi conto di avere a disposizione 90 minuti, non una saga in sette stagioni. Quindi abbiamo scelto un tema, il grande tema della battaglia tra l’eroe e il suo destino. Abbiamo scelto tre momenti prendendoli come sineddoche della vita di Roby, e su quelli abbiamo costruito la storia di un uomo che insegue un destino… e non lo ottiene, ma nel non farlo compie veramente il suo destino ultimo, che è quello di diventare il calciatore italiano più amato di sempre.
Stefano Sardo aggiunge:
La sfida era trovare una chiave per raccontare qualcuno che non si è concesso molto ai media. Baggio è amatissimo anche perché non è molto presente, non vende niente, non ha fatto un brand di sé stesso: lo è diventato per la sua umanità. E tra l’altro non è un giocatore di una squadra, Baggio è l’unico calciatore italiano che non è la bandiera di nessuna squadra, perché è la bandiera dell’Italia, no? Quindi sapevamo di toccare una materia talmente amata che avremmo sbagliato anche se non avessimo sbagliato niente… nel senso che qualcuno dirà “Eh, ma non avete messo quello, non avete messo quell’altro”. Ha una vita piena di salite e discese, infortuni e ripartenze. Sembrava scritta, e quindi era difficile scriverla, perché in realtà non volevamo ricalcare la biografia e fare Wikipedia. Quello è stato il passo uno del brainstorming, e poi siamo andati più a fondo. La cosa che ci è piaciuta è stata andare a scavare le ragioni dietro le ossessioni che ha un atleta, costretto a superare così tante difficoltà. Perché lui è una promessa del calcio, ma proprio all’inizio ha un incidente devastante che potrebbe stroncare la sua carriera prima ancora di cominciare, quindi la vita di Roberto è una continua rincorsa a un obiettivo. Un continuo sacrificio. Non è la storia di un fuoriclasse che ha qualcosa che nessuno ha… lo è, ma è anche la storia di uno che paga un prezzo altissimo per onorare quel dono, e questa cosa ci è sembrata molto struggente.In Roby c’è qualcosa di struggente che appartiene a tutti noi.
Il protagonista è Andrea Arcangeli, attore noto per The Startup e Romulus. La responsabilità di interpretare un personaggio così amato era tangibile, ma non l’ha scoraggiato:
È un ruolo che ti ricopre di responsabilità, senti un peso enorme. La prima reazione è dire no, forse nessuno può fare Baggio… io ero il primo scettico, ma loro [la regista e gli sceneggiatori, ndr] erano molto convinti e io mi sono lasciato trascinare. Il contatto con Letizia è stato fondamentale, io mi sono aggrappato a lei e forse anche viceversa.
Arcangeli sottolinea inoltre che la preparazione si è diramata in vari aspetti: da quello fisico – allenarsi per avere un corpo da calciatore – alla lingua – ovvero imitare la cadenza di Baggio. Quest’ultimo non è intervenuto con osservazioni pressanti, ma gli ha dato un unico consiglio: “Viviti la tua esperienza, prendi la tua occasione e portatela a casa”. Il fuoriclasse e la moglie Andreina Fabbi hanno seguito le riprese per dare il loro supporto, come dice lo stesso Baggio.
Io e mia moglie abbiamo cercato di dare il maggior supporto possibile, poi loro sono stati bravissimi a rendere questo film molto reale. Sono tutti episodi successi davvero, e che fanno parte della mia vita. Noi abbiamo dato il nostro supporto in tutte le maniere, sono stato diverse volte sul set. Abbiamo letto la sceneggiatura, leggevamo le battute insieme mentre Andrea e Valentina [Bellé, interprete di Andreina] prendevano appunti. C’è stato anche quel momento in cui ho portato il Pallone d’Oro sul set per rendere la scena ancora più reale. Le scene ricordavano davvero quello che io e mia moglie abbiamo vissuto
Tra gli aspetti più fedeli alla realtà c’è anche il rapporto di Roberto con suo padre, interpretato da Andrea Pennacchi. In effetti, Ludovica Rampoldi sottolinea l’importanza di questa relazione nell’economia del film:
Il rapporto tra padre e figlio ci sembrava la chiave giusta per approcciare il film. Roberto da quando aveva 3 anni voleva vincere il mondiale, e noi abbiamo legato questo suo sogno al rapporto con il padre. E quando tale rapporto giunge al nodo, è uno dei momenti più belli del film.
Per quanto riguarda il ruolo del padre, uomo che si impegna a trattare i suoi otto figli in modo paritario, Pennacchi aggiunge:
Da vecchio rugbista posso dire che tutto [in questo film] è stato una scoperta. È un ruolo molto ben scritto, ci ho visto proprio un padre, per certi aspetti ci ho visto anche il mio. È stato molto emozionante. Ci sono momenti in cui mi sono emozionato durante la preparazione, e non mi succede spesso. Credo sia giusto raccontare anche questo aspetto, la relazione del campione con la sua famiglia.
Lo stesso Baggio spera che il rapporto con il padre nel film trasmetta un insegnamento agli spettatori più giovani:
Nel film c’è molto del rapporto con mio padre, che era un uomo rigido… però è stato la base per non arrendermi mai, e gli sono molto grato. L’insegnamento che spero possa arrivare è questo: a volte non capiamo il desiderio che hanno i nostri genitori di aiutarci, ma ci arriviamo più avanti. Quando non ci sono più, uno ci pensa.
Vittorio Petrone, manager del fuoriclasse, ricorda che il padre di Baggio è mancato di recente:
Il padre di Roberto era ancora vivo quando abbiamo cominciato a girare. Inizialmente la motivazione [dietro il film] è stata, il tuo insegnamento ai giovani ha un grande significato: senza sacrificio, determinazione e coraggio è difficile ottenere risultati. Dovete sempre pensare che c’è un futuro, e siete voi a costruirlo, attraverso l’impegno quotidiano.
A tal proposito, Arcangeli ricorda di aver tratto un grande insegnamento proprio da una frase, mentre faceva ricerche per il ruolo.
Ho letto e visto tutto quello che ho trovato, a volte mi sono addormentato con la sua voce nelle orecchie. A un certo punto c’è stata una frase che era esattamente quello di cui avevo bisogno per sapere come interpretarlo: “L’importante, alla fine, è sapere di aver fatto tutto quello che potevi fare”. Questo è l’obiettivo. All’inizio magari pensi che l’obiettivo sia vincere il mondiale, o nel mio caso fare una grande interpretazione… poi però ho letto quella frase e mi sono reso conto che il mio obiettivo era fare tutto quello che potevo fare. In questo sono tranquillo. Tutto quello che potevo fare l’ho fatto, e ora sono a posto con me stesso.
Basandosi sulle sue esperienze, Baggio ha effettivamente capito che il percorso conta più del risultato (e Il Divin Codino lo esprime in modo chiaro).
A volte uno guarda solo il lato finale, ma se a un certo punto della sua vita riesce a riflettere e sentire di aver fatto tutto quello che poteva, è appagante, al di là del fatto di essere arrivati primi o terzi. Credo che Andrea abbia fatto questo percorso con grande passione, e io sono infinitamente grato a lui e a tutti gli altri per il loro lavoro incredibile, che mi rende veramente felice.
In effetti, la sua pur prestigiosa carriera è stata funestata da infortuni… e da un famigerato rigore tirato alto, nella finale di Pasadena contro il Brasile ai mondiali del 1994.
Il discorso del rigore non sarà mai archiviato, me lo porterò dentro per sempre. [Vincere il mondiale] era il sogno della mia vita calcistica, e per com’è finita non lo posso mettere da parte. Ognuno la vive alla sua maniera, io l’ho vissuta malissimo perché è una cosa che mi accompagna da sempre. Ho sognato di vincerlo in tutti i modi… ma la realtà si è rivelata essere qualcosa a cui non avrei mai pensato.
Anche gli infortuni non l’hanno aiutato: ogni volta che si avvicinava un momento importante (il debutto in A con la Fiorentina, la finale dei mondiali del ’94, le convocazioni per quelli del 2002), un problema fisico rovinava i suoi piani.
Ogni volta che mi avvicinavo al risultato finale, l’ultima parte del percorso diventava difficile. È un po’ il mio karma, mi ritrovavo a combattere ogni volta che mi avvicinavo a qualcosa che desideravo. La pratica del buddismo mi ha aperto un altro mondo. La missione della mia vita è combattere per qualcosa che desidero. È sempre stato così. Una volta mi pesava molto di più, oggi so che fa parte di una cosa che ho dentro e che devo combattere.
Letizia Lamartire, non a caso, sottolinea che il lato emotivo è centrale nel film:
Abbiamo sviscerato le parti più dolorose della carriera di Roberto. Eravamo convinti che la parte più emotiva fosse racchiusa in quei momenti dolorosi.
Quasi tutto ciò che è stato girato è finito nel montaggio definitivo:
Non c’era molto altro rispetto a quello che è presente nel film, perché ho amato molto la sceneggiatura e la rispettavo.
La regista parla inoltre della ricostruzione storica e del momento più difficile della lavorazione:
Abbiamo cercato delle ambientazioni che rispecchiassero quei momenti, è stato divertente pensare a come costruire i costumi sui personaggi per richiamare il periodo storico, ma senza essere invadenti. Il momento più complesso è stato il rigore del ’94, anche perché è stato quello più emotivo. È stato il passaggio più delicato.
Il Divin Codino prende il titolo dalla celebre capigliatura di Baggio, che lo ha reso iconico anche nello stile. Il campione ne racconta le origini:
Il codino è nato per gioco. È successo durante i mondiali [del ’94], nell’hotel c’era una cameriera Nera con delle treccine meravigliose, che mi disse “perché non te li fai anche te?”. Poco dopo, era lì che mi faceva le treccine. Poi ho continuato a tenere la coda per evitare che i capelli mi andassero in faccia. Non mi aspettavo che diventasse così famosa. Mi è piaciuta con il tempo e mi ha accompagnato per qualche anno.
Questo dettaglio non viene raccontato nel film, che però si concentra su altri lati inediti di Roberto Baggio: “La parte oscura della Luna” come dice Ludovica Rampoldi. Ovvero, quello che c’è dietro il fuoriclasse. Fra pochi giorni, il pubblico di Netflix potrà scoprirlo.
GUARDA ANCHE:
– Il teaser de Il Divin Codino
– Il teaser de Il Divin Codino
Il Divin Codino ripercorre i ventidue anni di carriera di Roberto Baggio soffermandosi tanto sulla storia del campione quanto su quella dell’uomo. Raccontando l’ascesa sul campo, i conflitti con gli allenatori, gli imprevisti e una capacità di reagire che ha dello straordinario, dipinge il ritratto di un’icona destinata a diventare negli anni un punto di riferimento per il calcio italiano nel mondo.
Oltre ad Andrea Arcangeli, nel cast de Il Divin Codino figura Valentina Bellè nel ruolo della moglie Andreina Fabbi.