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Raya e l’Ultimo Drago – La Recensione del più fantasy fra i Classici Disney

Pubblicato il 01 marzo 2021 di Andrea Suatoni

Il mondo è lacerato: non puoi fidarti di nessuno.

O forse, il mondo è lacerato perché non vi fidate di nessuno?

La fiducia è il tema del nuovo, visivamente spettacolare Raya e l’Ultimo Drago, un’avventura che si rifà al folklore orientale portando in scena il viaggio di una ragazza alla salvezza del mondo, ma anche, inconsapevolmente, alla ricerca di nuovi valori. Valori che, alla fine, saranno più importanti di qualsiasi altra cosa.

DOPPIA PROSPETTIVA

Lo scettro della principessa preferita dalle piccole fan dei Classici Disney ha serie possibilità di passare dalle mani di Elsa a quelle di un altro personaggio. In Raya e l’Ultimo Drago troviamo non una, ma ben due principesse guerriere che, nonostante siano messe una contro l’altra e tendano a rappresentare il lato positivo e quello negativo della storia, possiedono caratteristiche e sfaccettature molto più profonde: lo spettatore riesce infatti, andando avanti con il film, a provare empatia non solo verso la protagonista Raya, ma anche verso l’antagonista Namaari.

Namaari ha inganna e tradisce Raya, le dà la caccia, l’affronta più volte in duelli quasi mortali: ma cosa spinge questa “villain”? Quali sono le sue ragioni? E cosa accadrebbe se quelle ragioni finissero per dimostrarsi valide? Il ribaltamento della prospettiva in Raya e l’Ultimo Drago è un altro dei temi fondamentali della pellicola: contraddicendosi un po’ rispetto alla sua storia (ma si tratta appunto di storia, di dinamiche che, come nel caso di una regina crudele decisa ad uccidere una ragazza solamente perché più bella di lei, al tempo potevano efficacemente funzionare), Disney ci spiega che dietro ogni azione può nascondersi una motivazione importante, condivisibile, difendibile. Chi ha ragione e chi ha torto?
Il drago Sisu si pone al centro di tale inconciliabile conflitto, ma se da una parte offre la possibilità di una soluzione, dall’altra, a ben guardare, esprime una verità tanto cinica quanto inesorabile: solo un aiuto “magico” sarebbe in grado di far felici entrambe le parti di un conflitto. Un aiuto che, se è la regola nei film Disney, nella realtà purtroppo non ha alcun corrispettivo.

DOPPIA LETTURA

Siamo ormai abituati, tanto nei film Disney o Pixar quanto ormai nell’animazione cinematografica in generale, ad attenderci una doppia lettura nelle pellicole di tal genere, ovvero ad osservare, sullo sfondo di una storia semplice e alla portata di spettatori di ogni età, l’esplorazione di temi e dinamiche destinate ad un pubblico più elevato e a riflessioni più profonde.
In Raya e l’Ultimo Drago però, l’escamotage della doppia lettura sembra ribaltarsi completamente, aprendo la strada ad un futuro dell’animazione sul quale occorre riflettere attentamente.

Raya e l’Ultimo Drago racconta una storia adulta e a tratti poco comprensibile dai più piccoli, ma lo fa con una semplicità che mira ad eliminare il più possibile la confusione che con tutta probabilità genererà nei piccoli spettatori. Qui e là, proprio a loro uso e consumo, sono inserite scene d’umorismo infantile (come ad esempio un corridoio pieno di insetti i cui peti producono esplosioni) perfette per catalizzare l’attenzione del pubblico più giovane, che verrà rapito molto più dall’umorismo, dalla spettacolarità dei colori o delle movenze dei draghi, o dalle acrobazie della piccola Noi, che dalla storia in sé.

ANIMAZIONE IN EVOLUZIONE

Raya e l’Ultimo Drago è visivamente stupendo: l’animazione possiede una fluidità perfetta (sfruttata ed esalta al massimo dalle acrobazie aeree e dai poteri dei draghi), le luci e i colori sono usati al meglio (un esempio per tutti: la capitale del regno di Artiglio, uno spettacolo per gli occhi). Ma ormai, chi si aspetta di meno da Disney?

Negli ultimi anni, il futuro dell’animazione è stato definito principalmente dal film del 2018 Spider-Man: Un Nuovo Universo di Sony, che fa un uso del media completamente rinnovato e a tratti, se possibile, anche originale: Raya e l’Ultimo Drago prova a seguire il “nuovo corso” con alcune incursioni sperimentali che nella pellicola spezzano il ritmo con dei piccoli “corti” realizzati con differenti e molto più freschi stili visivi. Il risultato è perfetto: Disney si è mostrata aperta alla novità (e pienamente consapevole dei mezzi a sua disposizione) senza tradire assolutamente nulla della sua storia e del suo stile.

LA FIDUCIA

La “squadra” degli eroi impegnati a salvare il mondo da una terribile minaccia è formata, oltre che da Raya e dal drago Sisu, anche da una serie di particolari e buffi personaggi che decidono di accompagnare le due nel loro viaggio. E’ emblematica la scelta di inserire nel gruppo un membro di ognuno dei 5 regni in conflitto perenne nel mondo di Kumandra, dove la storia è ambientata: la storia inizia in un passato lontano con i 5 regni, ovvero Cuore, Dorso, Artiglio, Coda e Zanna che iniziano una guerra che durerà per secoli. La rottura di questo “equilibrio” arriverà a causa di un tradimento: la fiducia che Raya accorda a Namaari risveglia infatti un male antico e allo stesso tempo porterà Raya, in futuro, a non fidarsi mai più di nessuno.

Grazie all’intervento di Sisu però, un rappresentante di ognuno dei regni si unirà al gruppo, ricostruendo simbolicamente quella fiducia che fra Cuore, Dorso, Artiglio, Coda e Zanna si era rotta da tempo: solo così unita l’umanità potrà avere una possibilità contro il vero nemico finale (che, in quanto alla sua reale natura, nasconde anch’esso un significato poetico che si lega al tema principale).

L’esaltazione del concetto di fiducia, come causa di risoluzione dei conflitti, come atto di coraggio o anche come candida “way of life” è chiara fin dal principio. Peccato però che il messaggio risulti in definitiva davvero molto poco credibile: un cortocircuito che, nonostante le buone intenzioni, rimane insoluto fino al termine del film, e viene anzi involontariamente esaltato nei (molti) momenti in cui Sisu, il cui buon cuore la porta a fidarsi di chiunque, riesce a salvare la pelle solamente grazie all’aiuto della sempre diffidente Raya. Gli intenti positivi sono evidenti ed apprezzabili, ma stranamente rivolti all’ingenuità di quella parte del target cui la storia, più adulta del solito, invece non si rivolge; questo l’unico difetto di Raya e l’Ultimo Drago, che pur se non destinato ad entrare nelle posizioni più alte dei migliori film Disney di sempre rimane un prodotto ottimo e da non lasciarsi assolutamente sfuggire.

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