Da oggi è disponibile su Netflix la docuserie L’era dei Samurai (Age of Samurai: Battle for Japan). Sei episodi prodotti dalla compagnia canadese Cream Productions che intervallano gli interventi di alcuni storici (tra cui Stephen Turnbull, David Spafford, Tomoko Kitagawa) con la ricostruzione dei sanguinosi eventi del periodo degli stati belligeranti.
Ambientata nel Giappone del sedicesimo secolo, la docuserie racconta uno dei periodi più affascinanti della storia giapponese: il periodo sengoku che è stato fonte d’ispirazione di film come I sette samurai, Kagemusha e Ran del regista giapponese Akira Kurosawa. O di fumetti come Inuyasha, Tenjo Tenge, Sengoku Basara, Brave 10, Keiji il magnifico…
Iniziato con la guerra di Onin nel 1467, è caratterizzato dalle battaglie tra i signori della guerra e i clan dei samurai per il controllo del Giappone. Nella serie seguiamo le azioni di Oda Nobunaga, Tokugawa Ieyasu e Toyotomi Hideyoshi conosciuti come i tre unificatori. Questo periodo belligerante ha fine con la vittoria di Ieyasu nella battaglia di Sekigahara nel 1600, dove persero la vita quasi quarantamila samurai.
A quest’ultimo venne “concessa” la carica di Shogun dall’imperatore Go-Yōzei nel 1603 dando così vita allo shogunato Tokugawa. Nel 1603 si conclude il periodo Sengoku e iniziò il periodo Edo. Qualche anno dopo, nel 1615 la guerra si concluse definitivamente con l’assedio di Osaka, che decretò la distruzione del clan Toyotomi ad opera dei Tokugawa.
La serie inizia dal 1551 con la morte di Oda Nobuhide, a capo del clan degli Oda. Il primo episodio posta l’attenzione sul figlio di Nobuhide, l’imprevedibile, brillante e spietato Oda Nobunaga.
Simon George (Origins: The Journey of Humankind di Nat Geo, e Barbarians Rising di History) e Matthew Booi (Fear Thy Neighbor) sono gli showrunner e i produttori esecutivi assieme a David Brady, CEO di Cream e al presidente Kate Harrison Karman. Alla regia Stephen Scott.
Harrison Karman ha spiegato che raccontare l’intera storia degli stati belligeranti era impossibile:
“Così abbiamo deciso di concentrarci su quella che ritenevamo fosse una delle sue parti più interessanti. Abbiamo esplorato l’incredibile storia di come tre uomini, provenienti da ambienti completamente diversi, hanno cercato di porre fine a una brutale guerra civile e finalmente riunire la nazione. Questo approccio ci ha permesso di affrontare davvero il problema da un livello personale e di raccontare una storia sull’onore, l’amicizia, il dovere e il tradimento invece di fare affidamento esclusivamente sulla politica e sulla strategia.”