Anna: tutto quello che c’è di sbagliato nel nuovo film di Luc Besson

Anna: tutto quello che c’è di sbagliato nel nuovo film di Luc Besson

Di Marco Triolo

Anna, il (relativamente) nuovo film di Luc Besson, è approdato ad Amazon Prime Video. Il film è un chiaro tentativo di ritorno alle origini da parte del regista, che, dopo l’ingiusto flop di Valerian, ha pensato bene di rifare uno dei suoi titoli più celebri, Nikita, in versione moderna. Più o meno.

Più o meno perché Anna – dal cui titolo emerge già tutta l’enorme voglia di fare il film da parte di Besson – in realtà è ambientato all’epoca di Nikita, il 1990, e dovrebbe dunque caratterizzarsi come film d’epoca. Una spy story sulla tarda guerra fredda (l’URSS si sarebbe sciolta nel 1991), in cui Sasha Luss (che abbiamo visto in Valerian nei panni di un’aliena) interpreta una ex tossicodipendente che viene addestrata dal KGB per diventare l’assassina perfetta. Abilissima con ogni tipo di arma, estremamente intelligente e, ovviamente, bellissima. Tutte qualità che le permettono di infiltrarsi nel mondo della moda parigina per… qualche ragione.

Seriamente, non si capisce bene per quale motivo sia stato scelto proprio il mondo della moda, che non viene assolutamente sfruttato se non come scusa (e non mi addentrerò nelle accuse contro Besson, ma è impossibile non pensarci) per piazzare in due inquadrature su tre delle belle ragazze poco vestite. La scusa sarebbe “avvicinare ricchi e loschi uomini d’affari per eliminarli” (e anche qui la logica sfugge: perché il KGB prende di mira loschi uomini d’affari in esclusiva?), ma, considerando che in molte occasioni Anna è costretta a fingersi una prostituta d’alto bordo o una modella ben disposta verso i ricconi, per quale ragione non farla passare direttamente per una escort? I misteri del cinema.

Per il resto, Anna è purtroppo una versione iper-generica del cinema di Luc Besson, che sarebbe anche iper-prevedibile se non si sbracciasse con enorme foga per mischiare le carte, abbarbicandosi su una struttura fatta di continui salti avanti e indietro nel tempo che, almeno inizialmente, è l’unico punto di interesse del film. Fino a che anche lo spettatore meno scafato di questo mondo non capisce il trucchetto: Anna fa qualcosa di eclatante, tipo ammazza un personaggio che dovrebbe essere suo alleato, e Besson tira indietro le lancette a, che ne so, “Tre anni prima, “Sei mesi prima”, “Un anno prima”, per spiegare per filo e per segno cosa ci sia dietro a quella strana svolta. Dopo un po’ il giochetto diventa estenuante e si fatica a tenere il conto di dove siamo cronologicamente. Parafrasando Nolan, meglio lasciarsi trasportare e non farsi troppe domande.

Anna è anche costellato di momenti involontariamente comici, come l’esilarante flashback che illustra le tragiche origini della protagonista: l’incidente d’auto che l’ha privata di una famiglia.

Dovrebbe essere scioccante e invece io per poco non ho sputato il caffè sullo schermo. Luc Besson: il migliore nel farti sentire un verme.

Ma veniamo al sodo

C’è però una cosa in particolare che mi ha colpito del film, ed è una cosa di cui penso che si stia parlando anche troppo poco. Perché davvero è una delle robe più inspiegabili che io abbia mai visto in un film, specialmente uno fatto da un veterano come Besson. Ma prima un paio di dati anagrafici: Luc Paul Maurice Besson nasce a Parigi il 18 marzo 1959. Nel 1990, quando esce Nikita, ha 31 anni. La sua data di nascita lo pone inequivocabilmente nella generazione dei “Baby Boomers”. Luc Besson è un boomer. Quando era giovane lui, qui era tutta campagna. Quando era giovane lui, mica andavano tutti in giro con la faccia incollata al telefonino. Anzi, nessuno aveva il telefonino. E di certo non passavamo le giornate attaccati a un computer a cercare porno in rete, perché pochissimi avevano il PC e la rete non esisteva. Ah, bei tempi!

Besson ha vissuto tutto questo, l’arrivo del digitale e la conseguente rivoluzione della rete, e infine dei social, di persona. Ha visto le cose cambiare intorno a sé. Non è un regista ventenne che magari può sbagliarsi e mettere un Nokia 3310 nel 1990 perché non c’era e non ha approfondito l’ordine degli eventi. LUC BESSON ERA LETTERALMENTE LÌ. Luc Besson avrà magari comprato il cellulare prima di tuo zio, ma sicuro era un catafalco con un’antenna più lunga della Smart che guidi oggi. E sicuro prima del suo primo cellulare aveva il cicalino come un Martin Riggs o un Gordon Gekko qualsiasi.

Quanti cicalini ci sono in Anna? Uno, verso la fine. Quanti cellulari? Moltissimi, praticamente ce l’hanno tutti in quel meraviglioso 1990 alternativo in cui si svolge il film. Quanti di questi cellulari hanno antenne lunghe quanto una Smart? Zero.

Anna è tutto così. È stracolmo da cima a fondo di incongruenze e anacronismi talmente evidenti, che è quasi impossibile credere che Besson non lo abbia fatto apposta. Ma partiamo dall’assunto che NON lo abbia fatto apposta e che questi anacronismi siano solo il frutto della poca voglia di farlo, questo film. Di una pigrizia e un’incuria che lo hanno spinto, magari, a riadattare un copione ambientato oggi, perché ci voleva piazzare i sovietici dentro, senza però modificarne gli snodi chiave. Partiamo da questo assunto e andiamo ad analizzare, una per una, le incredibili incongruenze del film.

ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI SPOILER COME NON CI FOSSE DOMANI!

La magia del wireless

Nel primo flashback, quello che ci illustra la vita di Anna a Mosca prima del suo arruolamento nel KGB, vediamo la protagonista vessata da un compagno violento che la tiene legata a sé fornendole la droga. Anna sogna di andarsene da lì e, in una scena, tenta di mandare una richiesta per arruolarsi in marina. Mi sento di puntualizzare che questo è un flashback: si svolge tre anni prima degli eventi del film, quindi pressappoco nel 1987. Nel 1987, una tossica che vive nell’appartamento di un piccolo criminale a Mosca ha un laptop, che usa per compilare un form sul sito della marina russa. Ora, anche ammesso che tutto questo sia possibile, vale la pena notare che detto laptop NON è collegato ad alcunché. Il che fa di Anna la prima tossica che vive nell’appartamento di un piccolo criminale a Mosca nel 1987 a possedere un laptop e l’abbonamento alla fibra di Fastweb. Sono primati!

Quella è una chiavetta USB?

La risposta è sì. E quello accanto è un cavetto collegato a una porta USB. Qui siamo ancora nel 1990, massimo massimo 1991 a essere generosi. Mi sono documentato, a scanso di equivoci: la USB 1.0 è entrata in commercio nel 1996. Prima di quello che pensavo! Ma comunque oltre un lustro dopo che Anna l’ha usata per rubare documenti DA UN LAPTOP nella sede del KGB.

Il Nokia che non ti aspetti

Qui c’è per forza lo zampino di Marty McFly o Doc Brown. Nella foto vediamo Sasha Luss conversare amabilmente al cellulare (da Parigi a Mosca). Non lo so se quello è un 3310 ma gli somiglia molto, e anche se è il modello prima comunque nel 1990 non dovrebbe esistere. Il 3310 è uscito nel 2000. Il 3210 nel 1999. Il 5110, mio primo cellulare “di famiglia”, quanti ricordi, nel 1998. Torniamo un po’ indietro? Nel 1990 c’era il Nokia Cityman 100, che aveva questo aspetto qui.

Che se lo tiravi addosso a un mafioso russo secondo me valeva come arma. Da notare che l’unico cicalino che si vede, verso la fine, appartiene all’agente CIA di Cillian Murphy.

Non so se Besson, ancora, lo abbia fatto apposta per affermare quanto la CIA fosse indietro rispetto ai colleghi russi, o roba del genere.

Un comodo hard disk

In una scena, Anna deve recuperare dei filmati di sicurezza che potrebbero incriminarla. Dopo aver fatto irruzione nell’ufficio dei sorveglianti di un hotel, si avvicina a una console ed estrae un comodo hard disk. Talmente comodo da puzzare di troppo comodo: siamo sicuri che nel 1990 ci sarebbe stato un hard disk a collezionare i dati delle telecamere di sicurezza di un hotel di Parigi? Non è più probabile che fosse tutto registrato su nastro? Facendo una rapida ricerca, sembra che i primi hard disk per l’archiviazione di immagini siano arrivati nel 1999.

La scarsa attenzione ai dettagli

Un altro sintomo dell’incuria con cui è stato realizzato Anna è la scarsissima attenzione ai dettagli. In un’inquadratura, durante una festa a Parigi all’inizio del film, sullo sfondo vediamo quello che sembra un enorme schermo LCD ultrapiatto. Il fatto che non sia un’immagine proiettata è evidente, perché davanti ci sono due tizi che dovrebbero essere nel fascio del proiettore.

In un’altra scena girata a Milano, sullo sfondo si vede distintamente un tizio che passeggia mentre guarda lo smartphone. In un’altra, mentre Anna telefona in una cabina d’epoca, alle sue spalle transita un treno modernissimo.

Questa è proprio incuria. È scarsa voglia di impegnarsi per girare un film coerente o che almeno ci provi a esserlo.

Le e-mail. Video. Su un laptop. Nel 1990.

Questa le batte tutte, è la summa di tutto quello che c’è di sbagliato in Anna. Verso la fine, quando Anna è riuscita a liberarsi di CIA e KGB, manda un messaggio a Olga (Helen Mirren), la sua ex responsabile, per dirle che la sta ricattando e capirai bene, devo farlo per la mia sicurezza ma ho imparato tutto da te bacioni. Come lo manda questo messaggio? Con una e-mail. E ok, parliamo di super-spie e KGB, una mail o due potevano anche riuscire a mandarsele. La cosa esilarante e totalmente gratuita è che, quando Olga apre il messaggio (sul suo portatile. Ve l’ho detto che si vedono un sacco di portatili in questo film?), questo si rivela essere un video-messaggio, che si apre a tutto schermo in qualità HD. Questo accade poco dopo che Anna ha restituito al KGB la chiavetta USB con cui aveva rubato importanti dati DA UN LAPTOP. Vostro Onore, non ho altre domande.

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