Intervistato da Repubblica, Piero Villaggio, figlio del compianto Paolo Villaggio, ha parlato di SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano, la prima docu-serie italiana realizzata da Netflix, da qualche giorno disponibile sulla piattaforma di streaming.
Una serie che sta facendo molto discutere e da cui la comunità di San Patrignano ha preso ufficialmente le distanze.
A soli 22 anni Piero Villaggio, che all’epoca era eroinomane da 7, fu affidato alla comunità di Vincenzo Muccioli dalla famiglia.
Era l’84. Io, un tossico. Mi hanno messo davanti a quel gigante col vocione e per stanchezza gli ho detto: facciamo come dici tu. In realtà pensavo che sarei scappato, per andare a drogarmi. È finita che sono rimasto fino all’87.
Secondo Piero Villaggio, il ritratto offerto dalla serie è abbastanza veritiero, sebbene si soffermi soprattutto sul lato più oscuro della comunità.
Hanno scelto di raccontare soprattutto la cupezza. Forse perché il pubblico è morboso: preferisce la violenza, alle storie belle. Però San Patrignano era pure sorrisi, giornate di sole. Fiori. […] Difficile spiegare San Patrignano se non l’hai vissuto. La ragione non sta solo da una parte: può essere bianca, nera o grigia, dipende dalla prospettiva. Glielo avevo detto, a quelli di Netflix. Mi avevano contattato, perchè raccontassi tutto: va bene, ma prima spiegatemi esattamente cosa ne volete fare. Non li ho più sentiti. […] Volete sapere se ci sono state violenze, ingiustizie, bugie, dolore? Sì, molte. Ma non solo.
Per quanto riguarda Vincenzo Muccioli.
Era un bestione di un metro e 90 per un quintale, un leone: faceva paura. Tirava certi schiaffoni. Ma aveva anche un carisma, una sensibilità, un’empatia incredibili: gli passavi accanto, e lui aveva già capito cosa ti girava nella testa. Quando sono entrato c’erano 180 ospiti, 3 anni dopo eravamo 600: gestiva tutto da solo. Ha commesso tanti errori, spesso ha esagerato: ma aveva ragione, credetemi.
SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano racconta l’origine della comunità di recupero per tossicodipendenti fondata, nel 1978, da Vincenzo Muccioli, uomo carismatico che creò quello che era destinato a diventare il più grande centro di riabilitazione per tossicodipendenti in Europa. Le testimonianze, che si alternano nella docu-serie a materiale d’archivio, ripercorrono le vicende che hanno caratterizzato la storia della comunità e del suo fondatore. Uomo amato per i valori che rappresentava, come la lotta contro l’emarginazione, la speranza di un recupero, di un reintegro nella società e di una vita migliore per migliaia di ragazzi e ragazze che negli anni hanno affollato la comunità di San Patrignano, ma anche contestato per i metodi utilizzati per tenere i tossicodipendenti lontani dalle droghe, come ad esempio l’uso delle catene.
La regia della serie è di Cosima Spender (Palio, Premio Miglior Montaggio al Tribeca Film Festival 2015). Una Produzione 42. Sviluppato, scritto e prodotto da Gianluca Neri. Prodotto da Nicola Allieta, Andrea Romeo, Christine Reinhold. Oltre a Gianluca Neri gli autori sono Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli. La supervisione al montaggio è di Valerio Bonelli (Philomena, Palio, Darkest Hour).