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SanPa – il commento di Piero Villaggio: “Hanno scelto di raccontare la cupezza, ma San Patrignano era anche sorrisi”

Pubblicato il 04 gennaio 2021 di Filippo Magnifico

Intervistato da Repubblica, Piero Villaggio, figlio del compianto Paolo Villaggio, ha parlato di SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano, la prima docu-serie italiana realizzata da Netflix, da qualche giorno disponibile sulla piattaforma di streaming.
Una serie che sta facendo molto discutere e da cui la comunità di San Patrignano ha preso ufficialmente le distanze.

Un ritratto veritieri, che si sofferma sulla cupezza

A soli 22 anni Piero Villaggio, che all’epoca era eroinomane da 7, fu affidato alla comunità di Vincenzo Muccioli dalla famiglia.

Era l’84. Io, un tossico. Mi hanno messo davanti a quel gigante col vocione e per stanchezza gli ho detto: facciamo come dici tu. In realtà pensavo che sarei scappato, per andare a drogarmi. È finita che sono rimasto fino all’87.

Secondo Piero Villaggio, il ritratto offerto dalla serie è abbastanza veritiero, sebbene si soffermi soprattutto sul lato più oscuro della comunità.

Hanno scelto di raccontare soprattutto la cupezza. Forse perché il pubblico è morboso: preferisce la violenza, alle storie belle. Però San Patrignano era pure sorrisi, giornate di sole. Fiori. […] Difficile spiegare San Patrignano se non l’hai vissuto. La ragione non sta solo da una parte: può essere bianca, nera o grigia, dipende dalla prospettiva. Glielo avevo detto, a quelli di Netflix. Mi avevano contattato, perchè raccontassi tutto: va bene, ma prima spiegatemi esattamente cosa ne volete fare. Non li ho più sentiti. […] Volete sapere se ci sono state violenze, ingiustizie, bugie, dolore? Sì, molte. Ma non solo.

Per quanto riguarda Vincenzo Muccioli.

Era un bestione di un metro e 90 per un quintale, un leone: faceva paura. Tirava certi schiaffoni. Ma aveva anche un carisma, una sensibilità, un’empatia incredibili: gli passavi accanto, e lui aveva già capito cosa ti girava nella testa. Quando sono entrato c’erano 180 ospiti, 3 anni dopo eravamo 600: gestiva tutto da solo. Ha commesso tanti errori, spesso ha esagerato: ma aveva ragione, credetemi.

La sinossi della serie

SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano racconta l’origine della comunità di recupero per tossicodipendenti fondata, nel 1978, da Vincenzo Muccioli, uomo carismatico che creò quello che era destinato a diventare il più grande centro di riabilitazione per tossicodipendenti in Europa. Le testimonianze, che si alternano nella docu-serie a materiale d’archivio, ripercorrono le vicende che hanno caratterizzato la storia della comunità e del suo fondatore. Uomo amato per i valori che rappresentava, come la lotta contro l’emarginazione, la speranza di un recupero, di un reintegro nella società e di una vita migliore per migliaia di ragazzi e ragazze che negli anni hanno affollato la comunità di San Patrignano, ma anche contestato per i metodi utilizzati per tenere i tossicodipendenti lontani dalle droghe, come ad esempio l’uso delle catene.

La produzione

La regia della serie è di Cosima Spender (Palio, Premio Miglior Montaggio al Tribeca Film Festival 2015). Una Produzione 42. Sviluppato, scritto e prodotto da Gianluca Neri. Prodotto da Nicola Allieta, Andrea Romeo, Christine Reinhold. Oltre a Gianluca Neri gli autori sono Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli. La supervisione al montaggio è di Valerio Bonelli (Philomena, Palio, Darkest Hour).