The Expanse 5 da oggi su Amazon: la recensione dei primi episodi

The Expanse 5 da oggi su Amazon: la recensione dei primi episodi

Di Marco Triolo

La quarta stagione di The Expanse è stata quasi una deviazione rispetto al resto della serie. L’ambientazione su Ilus, l’afflato insolitamente ottimista, pur con tutti i limiti del caso, ci hanno fatto dimenticare per un attimo che il vero cuore della serie risiede fermamente nel nostro sistema solare e che non basta un portale verso nuovi mondi ad abbattere i muri che gli esseri umani si costruiscono da sempre intorno. Muri fatti di sospetti, diffidenza, rancore, ignoranza e odio.

La quinta stagione arriva su Amazon Prime Video in piena pandemia, nei mesi seguenti la sconfitta elettorale (ma non politica) di Trump, nell’anno del trionfo mainstream delle teorie di complotto, a ricordarci proprio questo. Certo, The Expanse ha sempre un filo di ottimismo che la guida, e in genere i buoni riescono a fermare le crisi in tempo (anche se all’ultimo secondo), i conflitti vengono superati (con delle tregue, sia chiaro) e in qualche modo si tira avanti. Ma la creatura di Daniel Abraham e Ty Franck, il duo di scrittori noti come James S.A. Corey, e di Mark Fergus, Hawk Ostby e Naren Shankar, autori della serie TV, da sempre fa del realismo la sua arma vincente. Non importa che The Expanse sia ambientata in un futuro in cui l’umanità ha colonizzato il sistema solare: i conflitti che i protagonisti sono costretti ad affrontare sono sempre gli stessi di oggi. Questa, d’altro canto, è la prerogativa della fantascienza: raccontare il futuro per parlare del presente.

Il nuovo villain

In questo, la nuova stagione non si smentisce. Anzi, alza la posta in gioco in maniera radicale, rispetto a quanto visto finora. Il nuovo villain, il terrorista cinturiano Marco Inaros (Keon Alexander), è davvero disposto a tutto pur di far prevalere i pianeti esterni nel conflitto contro la Terra e Marte. Alla fine della quarta stagione abbiamo avuto un assaggio del piano di Inaros e, senza fare spoiler, basti dire che è la minaccia più concreta che i pianeti interni abbiano mai affrontato finora.

I primi episodi (Amazon ne ha caricati tre per ora, il che fa supporre che gli altri arriveranno a cadenza settimanale) si muovono a rotta di collo e non lasciano un attimo di fiato. Siamo tornati stabilmente nel sistema solare e, per ora, l’Anello e tutte le sue promesse sono sullo sfondo, ma non per questo meno importanti. L’Anello è anzi il motore stesso delle vicende, la risorsa da controllare per assicurare un futuro al genere umano.

I nostri eroi divisi

Al centro ci sono, come sempre, i membri dell’equipaggio della Rocinante, James Holden (Steven Strait), Naomi Nagata (Dominique Tipper), Amos Burton (Wes Chatham) e Alex Kamal (Cas Anvar). Una vera e propria famiglia che celebra la diversità (due terrestri, un marziano e una cinturiana) in un mondo diviso e in lotta. Quella stessa famiglia è stavolta divisa: approfittando di un momento di quiete, tutti, a parte Holden, partono per occuparsi di faccende personali, e ovviamente verranno travolti dagli eventi e dovranno cavarsela da soli. Naomi, questa volta, ha un legame molto più personale con le vicende, essendo l’ex di Inaros e la madre di suo figlio Filip (coinvolto nei piani paterni).

Si procede dunque su due piani: l’immenso (le azioni di Inaros e le sue conseguenze su scala interplanetaria) e l’intimo. Ciascuno dei protagonisti affronta dilemmi personali, piccole storie che si intrecciano con i massimi sistemi. The Expanse si è presa il suo tempo per tratteggiare bene i personaggi e ora gli autori sanno come sfruttarne tutti i punti di forza e quelli deboli. Anche i personaggi di contorno, da Camina Drummer a Fred Johnson, per non parlare di Chrisjen Avasarala, sono stati sviscerati talmente bene che ormai non serve spiegare più nulla. Sappiamo chi sono, che cosa vogliono e qual è il loro posto nella scacchiera delle forze in gioco. E temiamo per la loro sorte perché ci siamo affezionati.

L’ombra del terrorismo

La quinta stagione di The Expanse è anche, come c’era da aspettarsi, una riflessione sul terrorismo internazionale e il ruolo che si è ricavato nelle nostre vite. Molte scene evocano fatti reali che abbiamo vissuto e, per quanto qui si tratti di fantascienza, dimostrano come non ci sia niente di più spaventoso della realtà. La tensione che ne deriva è palpabile e fa da metronomo a tutti i primi episodi. Siamo completamente immersi in quello che vediamo perché è plausibilissimo.

Gli effetti visivi sono sempre di buon livello, e sono decisamente migliorati rispetto agli anni di Syfy, anche se non si sono scrollati di dosso la loro impronta televisiva. Non siamo, insomma, ai livelli di The Mandalorian e, per quanto sia la storia il vero fulcro di The Expanse, è innegabile che le ambizioni vengono a volte minate da una messa in scena che ha, purtroppo, dei limiti. Ma è probabile che già così The Expanse sia uno sforzo produttivo notevole: ci sono tantissimi set, tutti enormemente dettagliati, e con l’aggiunta di effetti visivi cinematografici non sarebbe proprio sostenibile.

Se non si fosse capito, insomma, The Expanse è tornata a livelli molto alti, e preannuncia una serie di sviluppi scioccanti che apriranno la strada alla sesta e ultima stagione. Holden e compagni salveranno ancora una volta il sistema, ne siamo certi. Ma il prezzo da pagare stavolta sarà molto alto.

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