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L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: la vera storia dietro il film Netflix di Sydney Sibilia

Pubblicato il 09 dicembre 2020 di Andrea Suatoni

In streaming da oggi 9 Dicembre su Netflix, L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose è il nuovo film di Sydney Sibilia, autore della trilogia della saga Smetto Quando Voglio, che pesca stavolta a piene mani da un particolare fatto di cronaca ambientato temporalmente sul finire degli anni ’60. Nel cast del film spiccano Elio Germano, Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti, che contribuiscono nel raccontare efficacemente la storia vera della sedicente Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose.

LA REPUBBLICA ESPERANTISTA DELL’ISOLA DELLE ROSE

Nella realtà, tutto iniziò con l’idea di un uomo: Giorgio Rosa, ingegnere bolognese, individuò un punto al largo della costa di Rimini (circa 12 km dalla terraferma), fuori dalle acque territoriali italiane, dove pensò di creare una struttura sulla quale intavolare un autoproclamato Stato Indipendente.

Nel 1958 iniziarono i primi sopralluoghi di Rosa, che costituì insieme una moglie una società apposita atta alla creazione della struttura (che sarebbe stata realizzata in cemento); i lavori andarono avanti fra alti e bassi per 10 anni, mentre la capitaneria di porto di Rimini e la polizia  cercavano di vedere chiaro in ciò che stava accadendo.
Infine, l’isola prese forma: un’area di 400 metri quadrati poggiata su alcuni piloni di cemento, con un apposita area per lo sbarco. Il 1° Maggio del 1968, Giorgio Rosa si dichiarò unilateralmente “Presidente” della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. La foto seguente è originale dell’epoca.

UNA NUOVA MICRONAZIONE

Nonostante volesse essere considerata uno Stato, la legge attribuisce dignità di Stato Indipendente solamente a seguito di riconoscimento internazionale da parte dei governi delle maggiori organizzazioni internazionali: all’Isola delle Rose ci si riferiva quindi come ad una micronazione, termine nato per definire le numerose entità autodichiarate che in effetti in quegli anni iniziavano a diventare quasi una moda. In effetti, a livello legale, anche in seguito alle azioni che intraprese l’Italia contro l’Isola delle Rose, quest’ultima non aveva alcuna legittimità o sovranità sotto qualsiasi aspetto.

L’Isola delle Rose si era dotata di un governo, formato da una Presidenza del Consiglio dei Dipartimenti e da cinque dipartimenti, suddivisi in divisioni e uffici: Dipartimento Finanze, Dipartimento Affari Interni, Dipartimento dell’Industria e del Commercio, Dipartimento delle Relazioni infine il Dipartimento degli Affari Esteri, ognuno con a capo una persona designata da Rosa. Lo stemma adottato fu quello di uno scudo sannitico a sfondo bianco su cui erano poggiate 3 rose rosse con gambo verde fogliato. La bandiera dell’Isola era di colore arancione, con lo stemma al centro.

Adottò anche una sua lingua ufficiale, l’esperanto, ed una propria valuta i Mill, per sancire la propria indipendenza dalla Repubblica Italiana; di fatto però, non vennero mai coniate o stampate monete o banconote. Emise però un piccolo numero di francobolli, ogi oggetto di ricerca da parte degli appassionati.

LA DISTRUZIONE DELL’ISOLA DELLE ROSE

Lo Stato italiano fin da subito non vide di buon occhio la trovata di Giorgio Rosa: nonostante la paventata buona fede del “Presidente”, che pare volesse solamente, in pieno spirito sessantottino, vivere in un luogo in estrema libertà lontano dal bigottismo italiano di quei tempi, l’Italia vedeva dietro la dichiarazione d’indipendenza delle mosse meramente fiscali.

Sull’isola in effetti venivano organizzate feste ed eventi, che attiravano moltissimi curiosi paganti, ed i cui proventi non volevano sottostare alle tassazioni dello Stato italiano. L’Italia si mosse quindi imponendo un blocco navale verso l’Isola della Rose, di modo che nessuno potesse recarvisi; il 25 Giugno 1968, appena 55 giorni la dichiarazione d’indipendenza della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose, le forze dell’ordine italiane in una massiccia operazione coordinata prendevano pacificamente (o meglio: senza violenta resistenza, almeno fisica) possesso dell’Isola costruita dalla società di Rosa.

L’evento ebbe risonanza internazionale, ed iniziò ad interessare la cronaca su base quotidiana. Rosa non si arrese e tentò ogni tipo di ricorso, sia legale che politico, contro la coattività dell’Italia; a Rosa fu notificato che, se non avesse provveduto a demolire spontaneamente la costruzione, questa sarebbe stata smantellata d’ufficio.
Giorgio Rosa era diventato nel frattempo una personalità politica corteggiata da alcuni e temuta da altri: pare che l’Albania fosse interessatissima alla questione dell’Isola delle Rose o che alcuni funzionari di Malta fossero intervenuti nella questione (ma che poi desistettero per non incappare in pubblicità mediatica negativa), mentre per il governo italiano la cancellazione della vicenda fin nel senso più fisico del termine fosse ormai diventata una questione di principio.

Ed infine l’Isola delle Rose venne infatti fatta esplodere, il 22 Gennaio 1969, dalla Marina Militare. L’affondamento e lo smantellamento durarono circa una quarantina di giorni, mentre a Rimini furono affissi dei manifesti a lutto, che riportavano:

Nel momento della distruzione di Isola delle Rose, gli Operatori Economici della Costa Romagnola si associano allo sdegno dei marittimi, degli albergatori e dei lavoratori tutti della Riviera Adriatica condannando l’atto di quanti, incapaci di valide soluzioni dei problemi di fondo, hanno cercato di distrarre l’attenzione del Popolo Italiano con la rovina di una solida utile ed indovinata opera turistica. Gli abitanti della Costa Romagnola.

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