Gli 85 anni di Woody Allen

Gli 85 anni di Woody Allen

Di Filippo Magnifico

Per me fare film è terapeutico. Anche se nessuno viene a vederli, io ho comunque il beneficio di vivere in un altro mondo per un anno, senza dover vivere nel mondo reale.

Con queste parole, pronunciate durante un’intervista per il Sole 24 Ore, Woody Allen (nome d’arte di Allan Stewart Königsberg) è riuscito a riassumere alla perfezione la sua lunga carriera nel mondo della Settima Arte. Una carriera a dir poco titanica, scandita da una media di quasi un film all’anno.

Sin dal suo esordio, Woody Allen ha sempre considerato il set cinematografico come lo studio di un terapista molto particolare, assumendo dosi massicce di un antidepressivo che corrisponde all’obiettivo della telecamera. Una terapia che ha funzionato per lui ma anche per il pubblico e che rappresenta una componente essenziale della sua opera omnia.

La psicoanalisi è uno dei temi portanti del suo cinema e unisce gran parte dei suoi personaggi, seduti di fronte ad uno “strizzacervelli” o intenti ad esprimere i loro dubbi più profondi, le loro perplessità sulla vita, sul mondo, sulle persone, come dimostrano queste clip:

MANHATTAN (1979)

NEW YORK STORIES (1989)

Non sappiamo se oltre 50 anni di carriera siano serviti a risolvere alcuni dubbi esistenziali, molto probabilmente no ma si tratta pur sempre di una buona notizia, perché è proprio di questo che si nutre il cinema di Woody Allen, dell’insensatezza della vita, plasmata ad arte per diventare ideale, talvolta ingiusta ma sempre interessante. È anche (ma non solo) questa la magia del Cinema, come confermato dallo stesso regista:

In un film, puoi controllare tutto quel che succede e puoi indulgere nelle fantasie e nei sentimenti più romantici evadendo dalla realtà. Puoi fare tutto quello che vuoi. Ecco perché è molto seducente e piacevole guadagnarsi da vivere col cinema. […] Non vivi la tua vita, ma crei qualcosa che va ben oltre questa dimensione. Qualcosa di bello, ma non di vero. Situazioni divertenti, realizzabili soltanto nella finzione.

Il Cinema come cura perfetta, come fuga dalla realtà, come materializzazione dei nostri sogni e delle nostre fantasie. Un concetto che Woody Allen ha riassunto alla perfezione in questo momento di Io e Annie:

Attraverso i suoi film, i suoi personaggi, Woody Allen ha raccontato come nessun altro le nevrosi della società contemporanea, esorcizzandole per certi versi e aiutandoci ad accettare lati della nostra personalità e del mondo particolarmente complessi. Perché la vita è ingiusta, talvolta, ma allo stesso tempo meravigliosa, proprio come quella “Ruota delle Meraviglie” che si trova a Coney Island e che fa da scenario ad una delle sule ultime opere.

Woody Allen oggi compie 85 anni e l’ultimo periodo per lui non è stato una passeggiata, lo sappiamo.
Il regista ha lottato duramente per fare arrivare nelle sale Un Giorno di Pioggia a New York, trovando in molti casi le porte chiuse.
Gran parte dell’America gli ha praticamente voltato le spalle ma è lo stesso riuscito a girare un nuovo film, Rifkin’s Festival, in Spagna.

Poi è arrivata l’emergenza Coronavirus, che ha portato alla chiusura delle sale in gran parte del mondo. Un colpo duro per l’intera industria cinematografica, che potrebbe avere serie ripercussioni anche sul futuro professionale del regista.
Parlando con il Financial Times, Woody Allen ha detto:

Tutto questo potrebbe avere un effetto negativo su di me. I cinema sono chiusi e non è ancora chiaro se molti di questi riapriranno. La gente ha iniziato a pensare che in fondo non è poi così male stare a casa. Possono cenare e poi vedere un film sulla televisione, in alta definizione con il suono surround. Ma io non voglio fare film per la televisione, quindi potrei smettere di farne.

Noi, ovviamente, speriamo di no. Come lui attendiamo che questo momento finisca.
L’insensatezza della vita, del resto, trova espressione anche in cose del genere. Che talvolta, come abbiamo già detto, sono ingiuste.

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