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Euphoria: lo speciale dedicato a Rue è un racconto struggente e reale

Pubblicato il 09 dicembre 2020 di Luigi Toto

Euphoria non è mai stato un tipico teen drama, l’abbiamo capito fin dal pilot. I teen drama di oggi cercano di mantenere un ritmo serrato, andando incontro alla richiesta di un pubblico sempre più affamato di twist e di colpi di scena. L’attenzione degli spettatori diminuisce di anno in anno, per questo le serie tv (specialmente i teen drama) tendono a non prendersi più dei momenti di respiro, dei momenti di pausa, dei momenti in cui i personaggi si fermano, riflettono e parlano di ciò che sta succedendo. Euphoria, invece, si prende tutto il tempo di cui ha bisogno.

La prima parte dello speciale è stata realizzata in piena pandemia ed è dedicata a Rue, il personaggio interpretato da Zendaya. Dove eravamo rimasti? Nel finale della prima stagione, Rue e Jules avevano deciso di lasciare la città insieme, ma Rue si era tirata indietro all’ultimo momento, ricadendo nel tunnel della droga. La stagione terminava con una sequenza musicale che lasciava in bilico il destino di Rue.

Euphoria è un racconto che fa molto affidamento sulle parti visive e musicali. I colori, la musica, i toni e le sequenze ci dicono tanto sui personaggi, sulla storia, senza che ci sia bisogno di parole. Lo speciale inizia con una scena quasi idilliaca: Rue e Jules, insieme su un letto. Sono nel loro appartamento, i loro sogni si sono realizzati. Ma anche in questa realtà idilliaca, in questo “sogno” o fantasia, Rue ha le stesse tendenze autodistruttive. Come se quella fantasia volesse dirci che per Rue non c’è speranza, che non ne uscirà mai veramente. Come se il suo “E vissero felici e contente…” fosse comunque un finale amaro.

Ed è qui che affrontiamo la realtà. Lo scenario cambia totalmente. Siamo in una tavola calda, inizia quello che sarà un confronto struggente, reale e sincero. Un confronto in cui Zendaya e Colman Domingo ci regalano una performance straordinaria. Rue e il suo sponsor Ali iniziano a parlare. È ironico che uno dei momenti più sinceri di Rue inizi con una bugia. Rue afferma di stare benissimo, ma Ali sa che non è la realtà. “Sei fatta” le dice.

La vulnerabilità di Rue

Rue ammette che la sobrietà la rende vulnerabile. Quando è sobria i suoi pensieri diventano orribili. La ragazza non nasconde neanche una grossa difficoltà nei rapporti con le altre persone, con il mondo, con la vita. Se Jules era stata un faro di speranza per lei nella prima stagione, in questo momento sembra che Rue sia tornata nel buio.

E a proposito di Jules. In che rapporti sono lei e Rue? Ali sottolinea un qualcosa di molto interessante. Come direbbe Jenna Hamilton, le due non hanno mai veramente “DTR” (Defined the relationship, chiarito il tipo di relazione). Stavano insieme?

La dipendenza è una malattia e Rue non riesce a vedere una via d’uscita. Forse non vuole neanche vederla. Il personaggio di Ali serve per Rue e serve a noi: è una sorta di appiglio alla speranza.

Il confronto porta Rue a dover essere onesta con se stessa. Non crede in Dio, non crede in un futuro, non ha niente a cui aggrapparsi. Un resoconto molto tetro, ma che trova conferma nella realtà dei fatti? Rue probabilmente ha ancora molto per cui combattere, ma non se ne rende conto.

L’episodio non risolve veramente il cliffhanger della prima stagione, perché non ci porta alla diretta conseguenza. È un vero ponte tra due stagioni, è ciò che uno speciale dovrebbe essere. Serve a conoscere meglio Rue, ad avere quell’attimo di respiro che ci permette di capire ciò che sta pensando, ciò che vuole, ciò che le sta succedendo. Euphoria è una serie estremamente character driven, si poggia sui personaggi e non sui colpi di scena. Assistiamo a quaranta minuti di un’intensa conversazione, senza mai distrarci.

La semplicità del setting, il realismo della lunga conversazione e l’onestà dei personaggi conferma l’unicità di Euphoria. È uno show che sulla carta ha un target, ma che parla a tutti. È un teen drama, ma non gioca secondo le regole dei teen drama. E Zendaya si conferma il cuore pulsante di una serie che, nell’era della peak tv, riesce a farsi strada come una delle cose più interessanti da vedere in questo momento.