E’ disponibile su Netflix dal 24 Novembre scorso il film drammatico Il Quaderno di Tomy (El Cuaderno de Tomy in originale), pellicola tratta dall’omonimo libro autobiografico di María Vázquez. Il film racconta la storia dell’autrice, che all’età di 40 anni scopre di avere un male incurabile che la porterà alla morte senza permetterle di crescere suo figlio, di appena 3 anni.
Nel 2014, María Vázquez, una donna argentina di Buenos Aires, scoprì di essere affetta da un cancro ovarico molto aggressivo, che aveva già sviluppato metastasi in altri organi del suo corpo senza che lei si accorgesse di nulla: la diagnosi dei dottori fu fin dall’inizio molto pessimistica, ma María decise di lottare con tutta sé stessa e di tentare comunque una sfiancante terapia.
Allo stesso tempo però, conscia di non avere grandi speranze di sopravvivere alla malattia, decise di lasciare in eredità a suo figlio Nippur, nato 3 anni prima dal felice rapporto con suo marito Sebastián, un quaderno nel quale iniziò ad appuntare giornalmente le sue sensazioni e le sue emozioni.
Nel quaderno, María racconta, spesso anche con una buona dose di ironia, le varie fasi della malattia e le cure ricevute, alternando brevi racconti a frasi estemporanee e a sequenza disegnate a fumetti: la sua speranza è che il bambino, anche quando lei non ci sarà più, possa sentire accanto a lui la presenza di sua madre e dei suoi valori, e magari imparare a conoscerla meglio. In esso affronta inoltre anche un viaggio nel suo passato e in quello della sua famiglia.
Molto seguita sui social da prima della malattia grazie ad un apprezzato blog aperto nel 2009, María decise anche di mostrare al mondo la sua storia e la sua forza: sempre carica di ironia (ma anche di un po’ di sarcasmo e di un umorismo bonariamente cinico), riunì migliaia di followers intorno alla sua lotta, postando parole, pensieri, fotografie senza alcun filtro (nel vero e proprio senso della parola), decidendo di mostrarsi sempre in maniera semplice e realistica (si è ad esempio sempre rifiutata di indossare una parrucca) anche nelle ultime fasi della malattia. I social diventano così un posto dove María, che nel decorso della malattia arriva ad un momento in cui non riesce più a spostarsi autonomamente, una forma di evasione, una valvola di sfogo per dare voce al dolore, ma anche (e soprattutto) alla rabbia, che prova.
Infine, nell’Aprile del 2015, María scrive su Twitter uno dei suoi ultimi post:
La situazione è peggiorata, ora non c’è molto altro da fare se non aspettare. Si tratta di giorni.
Pochi giorni dopo infatti, María veniva a mancare, lasciando la sua famiglia (ed anche i suoi followers) ma lasciando il suo famoso quaderno (del quale fotografava e postava saltuariamente alcuni estratti sui social) in eredità non solo a suo figlio, ma al mondo intero.
La storia di María ottenne moltissima risonanza mediatica, e dopo la sua morte suo marito decise di pubblicare il famoso quaderno: El Cuaderno de Nippur diventa un caso editoriale in Argentina. La prefazione del libro viene scritta da Robin Wood, fumettista paraguayano autore del fumetto Nippur de Lagash, di cui María era fan al punto da aver usato il nome del protagonista per suo figlio.
Dal libro al film il passo è stato breve: la storia di María è arrivata su Netflix grazie al regista Carlos Sorin (del quale ricordiamo il pluripremiato film Piccole Storie, in originale Historias Mínimas, del 2002); la protagonista María è invece interpretata da Valeria Bertuccelli, attrice argentina conosciuta grazie a pellicole come XXY – Uomini, donne o tutti e due? o La reina del miedo.
Nella versione romanzata della storia di María vengono effettuati alcuni cambiamenti (Nippur, il figlio di María, è ad esempio qui chiamato Tomy), ma il cuore della storia rimane assolutamente intatto: il film trasmette moltissime emozioni, e i fazzoletti alla mano sono obbligatori durante la visione.
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