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Ghost in The Shell – Alcune curiosità per il 25° anniversario

Pubblicato il 19 novembre 2020 di Marlen Vazzoler

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Il 18 novembre 1995 esce nelle sale giapponesi il lungometraggio animato di Ghost in the Shell, diretto da Mamoru Oshii, e basato sull’omonimo manga di Masamune Shirow. Il film diventa ben presto un cult, nel 2004 Oshii realizza un secondo capitolo cinematografico e nel 2008 propone una versione aggiornata della pellicola originale intitolata Ghost in the Shell 2.0.

In occasione del 25° anniversario, ecco alcune curiosità sulla sua realizzazione:

Il produttore Shigeru Watanabe ha comprato il manga di Shirow, quando è uscito, alla libreria Honda, nella città di Nihonmatsu nella prefettura di Fukushima (Ha chiuso in tempi recenti). Quando sua nonna l’ha visto gli ha raccomandato di farne un film. Sua nonna è morta durante la produzione della pellicola.

Nel 1993, durante la conferenza di Ultraman The Ultimate Hero, Yoshimasa Mizuo della casa editrice Kodansha ha detto:

“Voglio fare una versione animata di Ghost in the Shell, ma nessuno è interessato. Watanabe, che senso avrebbe?”

Il progetto di Ghost in the Shell di Mamoru Oshii è iniziato il 22 dicembre 1993. Ci troviamo al secondo piano di un ristorante di sushi lungo il fiume Sumida, il regista sta decidendo il suo prossimo lavoro giocando alla morra cinese (Janken). Sono presenti Shin Unozawa della Bandai e Watanabe.

Oshii ha intenzione di realizzare Kerberos Panzer, Unozawa ha tra tra le mani un progetto che può essere trasformato in un gioco, ovvero Ghost in the Shell. Watanabe rivela che prima di andare al ristorante con Unozawa aveva cercato di dare una spinta a Ghost, dicendo a Oshii che questo sarebbe stato il miglior film basato su un’opera di Shirow, per molto tempo.

Con la sconfitta di Oshii viene deciso che la sua prossima opera sarà Ghost in the Shell. Dopo essersi consultato con il presidente Mitsuhisa Ishikawa della Production I.G, durante una vacanza sciistica, ha cominciato a lavorare alla pellicola.

Il 16 gennaio 1994, assieme allo sceneggiatore Kazunori Itō e al supervisore delle armi da fuoco Kikuo Notomi, Watanabe si trovava a casa di Oshii, ad Atami. Qui il produttore ha scelto come procedere: hanno parlato di mettere al centro della storia il ‘Marionettista’ e di creare un’opera cibernetica e serrata, da 80 minuti.

Inizialmente il progetto era nato come un lungo OAV (Original Anime Video), fare incasso al cinema non era il loro scopo principale. Oshii inizialmente propose una lunghezza di 60/70 minuti. Senza la sequenza iniziale e i titoli di coda, il film ha una durata di 70 minuti.

La regia di Oshii, la sceneggiatura di Ito e la musica di Kawai si uniscono per creare una pellicola, che sebbene abbandoni gli elementi più commerciali dell’opera originale di Masamune Shirow, esercita un’incredibile influenza in occidente tanto da diventare un cult.

È stato fonte di ispirazione per Matrix delle sorelle Wachowski e per Avatar di James Cameron.

La costruzione del mondo di Ghost in the Shell, dei suoi paesaggi, non sarebbe stata possibile senza il contributo del fotografo Haruhiko Higami che aveva già lavorato con Oshii ai due film di Patlabor, provvedendo fotografie delle vedute delle città sia per gli storyboard che per gli sfondi dei film.

Durante le ricerche per il film, Oshii e la sua squadra hanno attraversato Tokyo in barca (una volta era un’antica città lagunare con molti canali che circondavano il palazzo imperiale), attraverso i vecchi canali, per trovare delle nuove e insolite prospettive, e dei punti di vista nascosti.

Le foto alla base dell’architettura del film oltre a Tokyo hanno immortalato Hong Kong e la città murata di Kowloon, un tempo un forte giapponese. È stata una delle aree più densamente popolate al mondo, lo scout del film Higami Haruhiku ha meticolosamente fotografato l’area prima che venisse demolita.

Il film è ambientato parzialmente nella Hong Kong degli anni novanta che rappresenta il passato e parzialmente in una città fittizia chiamata ‘nuova città’ che rappresenta il futuro.

La ‘vecchia città’ è basata sulle foto di Higami. Sono state fatte in bianco e nero perché devono mostrare l’architettura per queste scene.

Basandosi su queste foto il layout designer ha creato i disegni che sono stato usati come modelli per le illustrazioni colorate usate per gli sfondi. Ogura ha scattato delle foto a colori per creare la palette di colori degli sfondi.

Per la “nuova città” non c’erano dei luoghi reali da cui partire. Il lavoro del layout e del concept designer, soprattutto quello di Takashi Watabe, era quello d’inventare e costruire quell’ambiente urbano. Watabe è l’architetto del set. Ha progettato la maggior parte degli edifici e delle scene che non potevano essere fotografate.

Prove per la Key Art del character designer Hiroyuki Okiura, alla fine è stata selezionata la C.

Fonti 032c, Watanabe