Il 9 settembre scorso è uscito su Netflix The Social Dilemma, documentario di Jeff Orlowski che esamina, senza tanto girarci intorno, l’impatto negativo che i social network avrebbero avuto sulla società e i modi in cui questi manipolerebbero gli utenti determinandone i gusti e persino le scelte politiche. Ora, in un comunicato ufficiale, Facebook ha risposto duramente alle accuse, chiamando in causa anche una certa ipocrisia di Netflix.
The Social Dilemma include una serie di interviste a ex sviluppatori di piattaforme come Facebook, Google e Twitter, evidentemente disillusi dalle loro esperienze. Ma, nonostante queste esperienze di prima mano, per Facebook si tratta di una distorsione della realtà:
Piuttosto che offrire un’analisi della tecnologia piena di sfumature, [The Social Dilemma] dà una visione distorta di come le piattaforme social lavorano, per creare un comodo capro espiatorio per quelli che sono difficili e complessi problemi sociali.
Una delle accuse fatte è che i social funzionino come il tabacco e che le compagnie creino appositamente prodotti che generano dipendenza. Facebook risponde così:
I nostri team dei News Feed non sono incentivati a creare funzioni che aumentino il tempo speso sui nostri prodotti. Al contrario, vogliamo assicurarci di offrire valore alla gente, non solo dati. Ad esempio, nel 2018 abbiamo cambiato la classificazione del News Feed per dare priorità alle interazioni sociali significative e toglierla a cose come i video virali. Il cambiamento ha portato a una diminuzione del tempo speso su Facebook di 50 milioni di ore al giorno.
Circa il problema della privacy, centrale dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, la compagnia afferma:
Abbiamo riconosciuto di aver fatto errori nel 2016. Eppure il film omette ciò che abbiamo fatto sin dal 2016 per costruire forti difese e impedire alla gente di usare Facebook per interferire nelle elezioni. Abbiamo migliorato la nostra sicurezza e ora abbiamo alcuni dei più sofisticati team e sistemi al mondo per prevenire gli attacchi. Abbiamo rimosso più di 100 network nel mondo, impegnati in comportamenti non autentici coordinati, negli ultimi due anni, anche in previsione di altre grandi elezioni globali sin dal 2016.
Facebook rifiuta categoricamente di prendersi la colpa per il populismo:
La verità è che la polarizzazione e il populismo sono esistiti da ben prima che Facebook e altre piattaforme online fossero create, e prendiamo consapevolmente misure all’interno del prodotto per gestire e minimizzare la diffusione di questo tipo di contenuti.
Infine, il comunicato ribalta la frittata, rivolgendo un attacco a Netflix:
Facebook usa algoritmi per migliorare l’esperienza delle persone che utilizzano le nostre app, come anche ogni app di dating, Amazon, Uber e innumerevoli altre app con cui la gente interagisce ogni giorno. Questo include anche Netflix, che usa un algoritmo per determinare chi pensa che dovrebbe guardare The Social Dilemma, e poi glielo raccomanda. Questo avviene con ogni contenuto disponibile sul servizio.
Qui potete leggere il comunicato per intero (in inglese).
Fonte: Next TV