The Walt Disney Company, sotto la direzione del nuovo CEO Bob Chapek, ha appena annunciato una svolta piuttosto importante: una riorganizzazione generale della sua struttura che punta tutto sulle piattaforme streaming, a partire da Disney+.
Il nuovo assetto prevede la creazione di tre divisioni che si occuperanno dei contenuti, e di una che invece si occuperà della distribuzione e della pubblicità, e coordinerà lo streaming. Le tre divisioni dei contenuti saranno: Studios, guidata da Alan Horn e Alan Bergman. General Entertainment, guidata da Peter Rice. E infine Sports, guidata da Jimmy Pitaro. La sezione Studios include Walt Disney Studios, Walt Disney Animation Studios, Pixar Animation Studios, Marvel Studios, Lucasfilm, 20th Century Studios e Searchlight Pictures. Horn e Bergman si occuperanno di sviluppare contenuti anche per il cinema e la televisione tradizionale, ma il focus sarà lo streaming, da Disney+ (che ha già superato i 60 milioni di abbonati) a Hulu.
La quarta divisione, quella della distribuzione e pubblicità, è stata battezzata Media and Entertainment Distribution, e sarà diretta da Kareem Daniel. Il gruppo MED supervisionerà le operazioni delle piattaforme streaming della compagnia. Le azioni Disney sono salite del 5% in seguito all’annuncio, dopo un 2020 davvero drammatico per il colosso, che ha visto la chiusura dei suoi parchi a tema e il rinvio dei suoi film. Disney ha inoltre programmato per il 10 dicembre una riunione degli investitori in cui verranno rivelati nuovi dettagli sulla rinnovata struttura e i piani per il 2021 e oltre.
Indubbiamente, il Covid-19 ha avuto il suo impatto su queste decisioni. La compagnia è stata costretta a spostare su Disney+ diversi contenuti importanti, dagli ultimi film Pixar (Onward negli Stati Uniti, Soul anche in Italia, dal 25 dicembre) a Mulan, presentato con un sovrapprezzo prima della distribuzione generale a tutti gli iscritti. Intervistato da CNBC dopo l’annuncio, però, Chapek ci ha tenuto a specificare che la riorganizzazione non è stata un responso diretto alla pandemia. Il coronavirus, insomma, ha solamente “accelerato” la transizione. “Ma avremmo fatto questa transizione comunque”.
Fonte: Deadline