Forse è davvero Time to Die

Forse è davvero Time to Die

Di Roberto Recchioni

Nella giornata di ieri è stato messo online il video musicale di Billie Eilish per accompagnare il suo pezzo No Time to Die, Bond Song del film omonimo. Il singolo era stato rilasciato nel febbraio di quest’anno, quando l’uscita del prossimo 007 sembrava ormai prossima.

Poi il film è stato rimandato causa Covid e la canzone della giovane e talentuosa cantante è rimasta, in termini social, a fare la polvere. L’uscita del video ha in qualche modo rassicurato la moltitudine dei bondmaniaci sparsi per il pianeta sul prossimo arrivo in sala del venticinquesimo film dell’agente con licenza di uccidere, previsto per il mese di novembre.

In serata però, è arrivata la doccia fredda: No Time to Die viene rimandato di altri sei mesi, uscirà ad aprile 2021. Forse.

E va bene, è solo un altro rinvio.

È già accaduto per tanti altri film e per altri accadrà ancora (a cominciare, probabilmente da Dune e Wonder Woman 1984). Ma allora perché alcuni osservatori del cinema, stanno accogliendo la notizia come un segno inequivocabile della futura morte dell’esperienza cinematografica per come l’abbiamo sempre conosciuta? Perché 007 sembra avere un ruolo così importante per interpretare il futuro?

Per il semplice fatto che, a differenza di ogni altro titolo che verrà, una pellicola di James Bond non è solamente “un altro film” ma è il fulcro di un sistema economico che parte dal cinema ma che tocca gli investimenti di tantissimi altri settori.

Sintetizziamo

Avete presente il product placement, cioè quella forma di comunicazione commerciale (pubblicità) che consiste nell’inserire o nel fare riferimento a un prodotto commerciale (a un servizio o a un marchio) all’interno di un’opera narrativa precedentemente costituita?

Ecco, se non se lo sono inventati con James Bond, quasi. E gli analisti ci dicono che è nei film di James Bond che la pratica trova il suo maggior frutto. In sostanza, se un prodotto appare in un film di Bond, anche non in maniera così esplicita, quel prodotto ha uno straordinario balzo di vendite. E questo vale per l’orologio Omega (che appare nei film in maniera manifesta) come per i maglioni della N.Peal o i guanti marchiati Dents (la cui presenza è molto più discreta).

È per questa ragione che dietro a ogni film di Bond esiste una vera e propria guerra di sponsorizzazioni e che uno come Tom Ford ha ricoperto i Broccoli di soldi per poter scalzare Brioni e vestire l’agente segreto al servizio di sua maestà. E che, a sua volta, Ford è stato scalzato da Barton Perreira che, grazie a un investimento straordinario, ha soffiato allo stilista la fornitura di occhiali da sole. E via dicendo.

Ogni oggetto (e quando dico “ogni oggetto” intendo anche i più insospettabili) che appare in una pellicola di Bond è figlio di una sponsorizzazione. Sono soldi, tanti, pagati in anticipo.

E non è solo questo.

Un prodotto pensato per essere presentato nel film deve essere prima progettato, poi messo in produzione per fare in modo che sia disponibile nella finestra di lancio della pellicola e, infine, promosso sfruttando l’associazione con la figura del nostro agente segreto preferito.

Vi faccio un esempio

La Omega è intenzionata a rinnovare la sua linea Seamaster, riposizionandola ancora più in alto nel prezzo. La Omega collabora con Universal e Broccoli dal 1995 e Goldeneye, dopo aver scacciato a suon di milioni la Rolex, la Tag Hauer e la Seiko. Il palcoscenico del prossimo Bond sembra ideale per lanciare il suo nuovo modello nel mondo, specie alla luce dello straordinario risultato ottenuto con il precedente Seamaster, abbinato a Spectre.

Quindi, fa un grosso investimento e sviluppa e produce un modello dedicato (prezzo di vendita: 8000 euro). Poi compra gli spazi pubblicitari nelle capitali del lusso mondiale (stiamo parlando di facciate di palazzi, non di qualche cartellone) e sulle riviste di moda.
È tutto concertato per aver un lancio coordinato con l’uscita del film che porterà uno come me, bondmaniaco e appassionato di orologi, a fare carte false pur di comprare il loro nuovo prodotto. Gli orologi sono prodotti e arrivano nei negozi, gli spazi pubblicitari comprati, i soldi già anticipati a quelli del cinema. Ma la testa d’ariete di tutta la macchina, non si presenta: il film è rimandato.

Non è difficile immaginare il danno per la maison svizzera. E l’Omega ha le spalle larghe. Ma già altri marchi, magari molto apprezzati ma decisamente più di nicchia, vacillano. La Perreira ha fatto un investimento abnorme per mettere tre modelli dei suoi occhiali da sole in No Time to Die e ora è scoperta, per dire.

Quindi, cosa significa tutto questo?

Che spostare l’uscita di, per dire, Black Widow è una cosa difficile e complicata, spostare l’uscita di un film di James Bond lo è molto, molto, di più.

Se decidi di farlo, devi avere delle ragioni fortissime.

Questo rinvio di ulteriori sei mesi non significa solamente che dovremmo aspettare ancora per vedere un film importante, ma che la situazione in cui si trova in questo momento il cinema è oltremodo critica perché 007 è il corrispettivo del canarino che i minatori si portavano nelle miniere: se muore lui, siamo fottuti tutti.

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