La Berlinale aveva già rinominato il premio Alfred Bauer, che, dall’edizione 2021, si chiamerà “Orso d’Argento Premio della Giuria”. Il motivo si sapeva: c’erano sospetti fondati che Bauer, storico direttore che aveva guidato il Festival di Berlino dalla prima edizione del 1951 al 1976, avesse ricoperto posizioni di rilievo al servizio del ministro della propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels.
Lo scandalo, fatto esplodere dal quotidiano Die Zeit, aveva spinto il festival ad aprire un’indagine su Bauer. Dell’inchiesta si è occupato l’Institut für Zeitgeschichte München – Berlin, l’Istituto di storia contemporanea di Monaco fondato nel 1949 allo scopo di fare ricerca accademica sugli anni della dittatura nazista. Lo scorso agosto, quando la Berlinale aveva annunciato i nuovi premi della prossima edizione, tra cui i premi unificati degli attori, era stato detto che i risultati dell’indagine sarebbero stati comunicati a breve.
Ed eccoli qua: è confermato che Alfred Bauer ebbe un ruolo decisivo nel mondo del cinema nazista e, dopo la guerra, tentò di nascondere il suo vero rapporto con il regime. Mariette Rissenbeek, co-direttrice del festival, ha così commentato:
Le rivelazioni sulle responsabilità di Bauer nella sovrintendenza cinematografica del Reich e il suo comportamento nel periodo di denazificazione sono sconvolgenti.
In un comunicato, la Berlinale ha detto che Bauer “con la sua funzione ha contribuito alla stabilità e alla legittimazione” del regime. Lo storico Tobias Hof, dell’Istituto di storia contemporanea di Monaco, ha detto che tra il 1942 e il 1945 Bauer fu figura di spicco nella sovrintendenza creata da Goebbels, centrale nella guida della produzione cinematografica del Reich. Già a partire dal 1933, però, il giurista Bauer aveva tentato di associarsi alle organizzazioni naziste, entrando nel partito nel 1937. Dopo la guerra, Bauer si costruì una falsa immagine da oppositore del regime, rilasciando dichiarazioni false e mezze verità.
Rivelazioni che gettano un’ombra fitta su una figura molto importante per la Berlinale, ma da cui ora il festival non potrà che prendere definitivamente le distanze.
Fonte: Ansa