Pedro Almodóvar è sbarcato al Lido di Venezia per presentare alla Mostra il suo nuovo corto, The Human Voice, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla carriera alla sua protagonista Tilda Swinton. Il regista spagnolo ha parlato del lockdown e di come restare “prigionieri” della propria casa possa essere un’abitudine pericolosa.
Almodóvar ha riconosciuto che “le piattaforme hanno avuto un ruolo essenziale” nell’aiutarci a superare la clausura, sottolineando però un aspetto “negativo e preoccupante” del lockdown. Ovvero che “ci ha mostrato come le nostre case possano in un certo senso renderci prigionieri. Perché lì possiamo trovare l’amore della nostra vita, il lavoro, possiamo ordinare il cibo e non abbiamo bisogno di spostarci per fare tutto questo. Credo sia molto pericoloso”.
L’antidoto, dunque, è “il cinema, che è l’opposto di tutto questo”:
Prima di venire qui pensavo che il Covid ci ha costretti a stare tutti a casa, che abbiamo visto a un certo punto come una prigione. Quanta fiction abbiamo visto per riempire il tempo e quanto la fiction è necessaria e ci ha aiutato? Per questo io propongo il cinema. Uscire di casa per andare al cinema e condividere l’avventura di un film in una sala, emozionandosi insieme a degli sconosciuti.
Parole che contrastano in parte con quanto detto da Tilda Swinton durante la sua masterclass, secondo cui sarebbe meglio che la gente acquistasse un box di “David Attenborough o Hayao Miyazaki” e stesse “al sicuro” a casa.
Il regista ha annunciato di avere già due nuovi progetti all’orizzonte, un film di 45 minuti e un corto di 15-20, uno dei quali è un “western diverso”. E ha esortato ancora la gente ad andare al cinema:
Il mese prossimo inizierò il mio prossimo film perché, nonostante l’incertezza, devo andare avanti, ho bisogno di continuare a fare film. Perciò dovete dire alla gente di andare al cinema e a teatro, perché alcune cose si possono scoprire solamente al buio con persone che non conosciamo.