Se non fosse stato per Anna Faris, probabilmente nessuno di noi si sarebbe ricordato che Scary Movie compie vent’anni: il film uscì il 7 luglio 2000 nelle sale americane, generando un franchise che conta ben cinque capitoli. Fu prodotto con un budget di 19 milioni di dollari, e ne incassò 278 in tutto il mondo.
20 years ago I had no idea the killer was in the house. Happy anniversary Scary Movie! pic.twitter.com/nllBWCc55u
— Anna Faris (@AnnaKFaris) July 7, 2020
Non è certo il classico film di cui si celebra l’anniversario, eppure Scary Movie occupa un posto significativo nella cultura pop degli anni Duemila. In quanto parodia “ufficiale” di Scream (è stato prodotto dalla stessa Dimension, studio che ha segnato nel bene e nel male il cinema horror degli anni Novanta), la commedia di Keenen Ivory Wayans ha permesso agli spettatori di dissacrare la saga horror più iconica di quegli anni, agevolando un processo di elaborazione che è fondamentale per il pubblico.
Da un lato, Scary Movie parodia Scream con precisione ossessiva, quasi inquadratura per inquadratura, dando voce alla goliardia conviviale che spesso accompagna questi horror: vedere Scary Movie equivale a guardare il cult di Wes Craven con un gruppo di amici sfacciati e chiassosi, esperienza tipicamente connessa agli slasher; non a caso, nello stesso Scream c’è proprio una scena in cui Randy e altri amici guardano Halloween tutti insieme, con birre, pop-corn e commenti lascivi su Jamie Lee Curtis. La fruizione collettiva diviene globale.
Dall’altro lato, Keenen Ivory Wayans e i suoi sceneggiatori – tra cui i fratelli Shawn e Marlon – ci frullano dentro tutto il ciarpame mediatico dell’epoca, al punto che rivedere il film oggi equivale a salire su una macchina del tempo. In quanti ricordano che tra il 1999 e il 2000 ci divertivamo come cretini a dire “Whassuuuuup?”, imitando la campagna della birra Budweiser? O che Dawson’s Creek era il riferimento esistenziale di molti adolescenti? Scary Movie condivide lo stesso immaginario del suo pubblico, lo rielabora e ne celebra il culto, dimostrando quanto la televisione – e non ancora internet – governasse le nostre coscienze prima della rivoluzione social. Di fatto, si creavano dei meme ante litteram, diffusi a voce piuttosto che in rete.
Sul piano strettamente cinematografico, Scary Movie rilancia quel tipo di parodia demenziale che era andata scemando dopo il terzo capitolo di Una pallottola spuntata, resa celebre dai vari Jerry Zucker, David Zucker e Jim Abrahams (non è un caso che, nel terzo e quarto capitolo, sia stato proprio David a prendere le redini della saga). Di quel retaggio, i fratelli Wayans recuperano la commistione di riferimenti cinematografici – o micro parodie – innestati in una trama principale, o macro parodia. In tal caso la macro parodia è Scream, ma dentro c’è un po’ di tutto: da So cosa hai fatto a Matrix, da Il sesto senso a The Blair Witch Project, da Shining a I soliti sospetti.
Cambia però l’identità etnico-culturale degli autori, ed è qui che Scary Movie si fa innovativo: i fratelli Wayans, di fatto, si prendono gioco del cinema dei bianchi che domina il box office. In quanto afroamericani, possono permettersi sferzate comiche che ai bianchi (oggi) non sono concesse, come il trailer di Amistad II o certi riferimenti linguistico-culturali nei personaggi di Shorty, Brenda e Ray. Ne deriva un film che, nell’industria hollywoodiana, precorre i tempi di quasi vent’anni: diventa infatti il più grande incasso diretto da un regista afroamericano, superato solo nel 2005 da I Fantastici 4 di Tim Story.
Tutto questo senza mai autocensurarsi, sparando a zero su tutto e tutti, in barba al politicamente corretto. A tratti può infastidire, talvolta persino disgustare, ma si ride di gusto: e allora, buon compleanno.