Dopo la conclusione dell’accordo fra Disney e 20th Century Fox, uno degli scenari più interessanti che si sono aperti per il futuro del Marvel Cinematic Universe è sicuramente quello che riguarda l’inserimento degli X-Men nell’universo unito dei Marvel Studios.
Il mondo mutante Fox, con i suoi alti (come X-Men e X-Men 2 o Logan – The Wolverine) e bassi (basti citare X-Men: Apocalypse o l’ultimo X-Men: Dark Phoenix) ha accompagnato i fan degli X-Men per ben 20 anni e 12 pellicole (se si includono anche i due film con protagonista Deadpool), ma nel prossimo futuro è ormai certo il totale reboot di tutti i personaggi coinvolti ed il loro inserimento in pianta stabile nel nuovo corso del MCU.
Probabilmente, sarà necessario attendere una Fase 5 (e considerando che la Fase 4 deve ancora iniziare, l’attesa potrebbe essere tutt’altro che breve), ma X-Men (e Fantastici 4, ma questa è un’altra storia) sono fra le novità più attese del futuro dei cinecomic.
Da una parte l’introduzione del rooster dei “buoni” potrebbe contare un quasi incalcolabile numero di variabili: i Marvel Studios insisteranno sugli stessi personaggi principali, come Wolverine o Jean Grey?
Oppure vedremo dei personaggi che non hanno ancora mai avuto una trasposizione adeguata al loro peso sul grande schermo (fra cui i nomi più altisonanti sono Emma Frost, Northstar, Dazzler, Polaris)?
O, come più probabile, un insieme delle due cose?
D’altro canto, è più difficile immaginare la genesi degli X-Men con una nemesi diversa da Magneto: nonostante i vari Apocalisse, Fenice Nera o Sinistro (in realtà solo accennato nei film Fox e mai sceso in campo apertamente), il mutante capace di controllare i campi magnetici (e quindi in maniera totale qualsiasi metallo) è un’icona di carisma, fascino e complessa caratterizzazione che è impossibile non considerare in riferimento all’universo degli X-Men.
Magneto è il principale portatore, seppure introdotto in veste di villain (ma non a caso, sia la versione interpretata da Ian McKellen che quella interpretata da Michael Fassbender sul grande schermo finiscono per assurgere ad un ruolo di sostanziale antieroe), del vero cuore del messaggio degli X-Men, che da sempre, prima nei fumetti e poi anche sul grande schermo, sono stati visti come l’emblema della diversità, dei reietti, dei perseguitati, degli oppressi.
Sopravvissuto da bambino ai campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, Magneto incarna l’archetipo del villain praticamente “vittima” dagli eventi: non un pazzo criminale come Joker, un dio malvagio come Loki o un gangster come Kingpin, ma un uomo sopraffatto da esperienze terribili che, incapace di perdonare o dimenticare, ha scelto di percorrere il cammino distruttivo della vendetta, consumato probabilmente da quella fragilità che, un tempo, lo contraddistingueva.
Non vogliamo ovviamente giustificare le scelte di Magneto, poiché in effetti di scelte si tratta: nella storia degli X-Men, sono infatti moltissimi i mutanti vittime di razzismo, abusi e violenza, e sono esemplari le storie di quei personaggi riusciti a lasciarsi alle spalle un passato il più delle volte terribilmente doloroso proprio in aperto contrasto con Magneto.
Ciò su cui vogliamo focalizzarci è invece la complessità di un villain figlio della malvagità dei suoi simili, un personaggio che veicola un messaggio che non ha mai smesso, nell’intera durata della vita editoriale del personaggio (Magneto nasce sulle pagine di X-Men 1 nel 1963), di essere tremendamente attuale. La storia di Magneto viene ricalcata storicamente in epoche diverse: la rileggiamo nella segregazione razziale (incredibilmente ancora legge in alcuni luoghi), nella discriminazione verso gli omosessuali e in generale verso le persone LGBT+, in alcuni tipi di integralismo religioso, fino alle derive di un sessismo che ancora oggi anche nei paesi più civilizzati vede le donne in una posizione subordinata agli uomini.
Si sono fatti strada nel web negli ultimi tempi alcuni rumor che vedrebbero inserito un eventuale Erik Lehnsherr, alias del futuro Magneto, nel Marvel Cinematic Universe in una versione diversa da quella “canonica”: pare infatti che per il Magneto del MCU abbia serie possibilità di essere scritturato un attore di colore.
Parte dei fan ha gridato allo scandalo, asserendo che cambiando le origini di Magneto, si andrebbe a snaturare l’essenza stessa del personaggio, che nell’olocausto fonda quasi totalmente le proprie radici. Ma è davvero così?
Come abbiamo sopra osservato, il messaggio di Magneto prescinde in realtà da razza, sesso, religione o nazionalità. Erik Lehnsherr è il simbolo degli oppressi (o meglio, di quegli oppressi che hanno scelto di reagire in maniera violenta), ed è quello il cuore che va preservato nell’ideare una qualsiasi versione del personaggio.
La verità è che in un Marvel Cinematic Universe che canonicamente risulta in pratica ambientato ai giorni nostri (Avengers: Endgame ha operato un salto in avanti di 5 anni, ma a breve le nuove pellicole ambientate nel “presente” saranno capaci di “recuperare” lo scarto) un Magneto vissuto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale (praticamente quasi centenario!) non sarebbe affatto credibile, a meno di funzionali viaggi nel tempo, di poteri aggiuntivi (come ad esempio un invecchiamento rallentato) o di un qualsiasi altro tipo di artificio posticciamente aggiunto.
Proprio per salvaguardare il background di Magneto, sarebbe forse più opportuno ripensare la nascita del personaggio (ed adattarne quindi il nome di battesimo, la razza e la nazionalità ad un nuovo contesto), spostandola di alcune decadi in avanti. La storia, tristemente, spesso si ripete, e ricalcare le origini di Magneto su esperienze diverse e più recenti che mettono in luce la crudeltà degli esseri umani sui loro simili non sarebbe affatto difficile.
Il MCU potrebbe vedere l’esordio, ad esempio, di un Magneto di colore di origini africane cresciuto fra gli orrori dell’apartheid, che ebbe luogo in Sudafrica fra il 1948 ed il 1991. La segregazione razziale non ha sicuramente lo stesso impatto dell’olocausto, ma fornisce un ottimo spunto per l’introduzione di un personaggio attuale e arrabbiato con un mondo che, come dimostrano i terribili eventi delle ultime settimane, sembra quasi incapace di imparare dai propri errori.
Più vicina all’esperienza antisemita è invece la vicenda del genocidio cambogiano, sotto la dittatura di Pol Pot.
Fra il 1975 ed il 1979 in Cambogia venne compiuta una vera e propria epurazione, alla ricerca di una “purificazione della popolazione” secondo il dittatore e i suoi seguaci troppo influenzata dalla cultura occidentale: Pol Pot voleva un ritorno al “passato mitico” (a suo dire) della Cambogia e farne come un tempo un paese fondato su una ancestrale società agraria.
Nel genocidio cambogiano persero la vita un numero di persone che si aggira intorno ai 3 milioni: una tremenda pagina di storia che si adatta perfettamente al racconto delle origini di un Magneto asiatico totalmente in linea con quelle della sua storia editoriale.
Entrambi gli esempi sopra trattati sono esemplificativi del semplice concetto per il quale una sostanziale differenza di razza, nazionalità, religione o addirittura anche di sesso o preferenze sessuali non snaturerebbe affatto il personaggio di Magneto, così come lamenterebbe parte dei fan, ma anzi contribuirebbe a rafforzarne le basi e ad intavolarne una attualizzazione in verità non solo opportuna, ma forse doverosa.
Va da sé che, essendo Magneto da sempre contrapposto al leader degli X-Men, il Professor Xavier (altra immancabile figura se si pensa alla futura introduzione dei mutanti nel MCU), quest’ultimo possa essere validamente uniformato al “nuovo” Magneto, mostrando, come sopra accennavamo, che individui dalle esperienze simili (riprendendo i nostri esempi, un Magneto e uno Xavier entrambi di origini africane o cambogiane) possano scegliere sentieri diametralmente opposti.
Dulcis in fundo: fra gli attori che potrebbero essere in trattative per i ruoli di Magneto e Xavier, sono stati fatti due nomi significativi: quelli di Denzel Washington e di Giancarlo Esposito. Si tratta però ancora una volta di rumor affatto confermati.
In conclusione, l’idea di un Magneto e di uno Xavier di colore (tornando ai “famosi” rumor tanto contestati) non solo non sarebbe da scartare, ma potrebbe essere invece auspicabile. Non in virtù di un paventato politically correct, come erroneamente osservato dai detrattori di questa possibilità narrativa, ma proprio invece in funzione di un profondo rispetto dei personaggi in gioco e delle loro motivazioni, del loro messaggio e delle tematiche che da sempre gravitano attorno al mondo degli X-Men.