Fantastic 4 – I Fantastici Quattro è stato uno dei film più chiacchierati del 2015.
Un vero e proprio disastro le cui colpe si possono distribuire in uguale misura tra la 20th Century Fox (quando ancora non era di proprietà della Disney) e il regista Josh Trank.
In una lunga intervista pubblicata da Polygon, Trank ha ricordato quella che è stata una delle esperienze più traumatiche della sua carriera, rivelando alcuni retroscena finora rimasti segreti che confermano l’idea che bene o male ci eravamo fatti in questi anni: quella di un film che, nel corso della sua lavorazione, è sfuggito al controllo di tutti, regista e produttori compresi.
Cerchiamo, quindi, di riassumere quanto trapelato nell’intervista.
Il progetto parte con Josh Trank che chiede subito alla Fox il completo controllo creativo sull’opera (anche se, lo sappiamo, non sarà così).
La prima mossa del regista è coinvolgere Jeremy Slater come sceneggiatore, in modo tale da avere un possibile alleato.
Il tutto senza trattative, a quanto pare, con Trank che si limita a comunicare la cosa alla produzione, che in cui certo senso si trova costretta ad accettare.
È il 2012 ma già durante la fase di pre-produzione emergono i primi problemi. Jeremy Slater e Josh Trank hanno le idee diametralmente opposte. Il primo ha preso come punto di riferimento Avengers, il cinecomic dell’anno, mentre Trank vuole fare un film distante da Avengers e dalle altre pellicole simili. Senza contare che la sua conoscenza dell’universo dei Fantastici 4 è limitata e non sembrava intenzionato ad approfondire.
Ha una precisa idea in testa, che va oltre la dimensione fumettistica.
E Slater scrive, senza mai fermarsi. Quasi 18 bozze, oltre 2000 pagine.
Solo due bozze vengono però presentate alla Fox, con Trank che dimostra già di subire la pressione che comporta lavorare ad un grande film.
Il regista vieta categoricamente a Slater di comunicare con la Fox senza che lui sia presente, continua a fare da intermediario tra le due parti. Come risultato, sia la Fox che Slater continuano a ricevere informazioni parziali.
Passati sei mesi, Slater decide semplicemente di abbandonare il progetto. La Fox, preoccupata, coinvolge un gruppo di sceneggiatori, con Simon Kinberg a capo del team. Una persona di fiducia, presa per controllare che tutto proceda per il verso giusto.
Nell’estate del 2014 l’inizio delle riprese.
Anche se Trank nell’intervista dice di aver lavorato sul set senza troppi intoppi, smentendo tra l’altro alcuni rumor che si erano sparsi nel web, è impossibile non notare nelle sue dichiarazioni quanto sia stato pesante per lui dover reggere un film così grosso.
Sul set è circondato da persone che hanno più esperienza di lui. Il suo rapporto con l’allora Presidente della Fox Emma Watts viene descritto come quello tra due stati perennemente sull’orlo di un conflitto armato.
Dopo il coinvolgimento di Michael B. Jordan come Johnny Storm/Torcia Umana, arrivano – addirittura – minacce di morte da parte dei fan, cosa che lo spinge ad avere una pistola sempre “pronta all’uso” sul comodino di casa.
Durante le riprese di quel film ero diventato dannatamente paranoico. Se qualcuno fosse entrato nella mia casa lo avrei ucciso.
La prima versione di Fantastic 4 – I Fantastici Quattro coglie letteralmente di sorpresa i vertici della Fox. Secondo loro il film non è “vendibile”.
Non è un’opera destinata ai fan, il suo tono cupo potrebbe mettere o a disagio il pubblico. Questo, del resto, è proprio l’intento del regista ma non è di certo quello che si aspetta la produzione.
Servono assolutamente delle riprese aggiuntive. La Fox ha bocciato gran parte del girato e il film praticamente non ha un finale. Questo implica, ovviamente, il dover coinvolgere di nuovo gli attori, impegnati ormai con altri progetti.
Si gira nel fine settimana, ricorrendo all’uso di parrucche (riconoscibilissime nel caso di Kate Mara). È praticamente impossibile mettere insieme un terzo atto decente in un contesto del genere.
La maggior parte di quello che è successo resta vincolato all’accordo di non divulgazione, ma è facile intuire come siano precipitate le cose.
Da un lato la Fox che assume altri sceneggiatori e cerca di scrivere un ultimo atto mentre lo sta girando, dall’altro Trank che viene progressivamente messo da parte nel momento in cui viene coinvolto il montatore Stephen Rivkin (Avatar), che assembla il film secondo il suo gusto, diventando – per stessa ammissione di Trank – l’effettivo regista.
Ti trovi lì e fondamentalmente stai guardando i produttori che cambiano le carte in tavola cinque minuti prima del tuo arrivo, affidando la decisione a dei montatori. E poi si voltano e ti dicono in modo gentile: “Beh non ti sembra una buona idea?”
E Trank, stremato, alla fine dice sì a tutto, presentandosi al Comic-Con, reggendo il gioco fina all’uscita, per poi sprofondare in un profondo stato di depressione.
Finché non arriva un altro progetto, Capone con Tom Hardy, che per certi versi rappresenta il suo riscatto. Ma sarà sul serio così?
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